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La strada del formaggio Santorso - Gustolocale

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vista strettamente chimico, può esservi il sospetto che lo stato <strong>del</strong>la superficie <strong>del</strong> materiale <strong>del</strong>le casseruole<br />

intervenga più <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong> metallo in sé: è indubbio che un rame poroso sarebbe indubbiamente un disastro.<br />

Rimane comunque il fatto che il rame è bello, soprattutto quando è lucido. Caro, anche: lo si può sostituire benissimo<br />

con un altro metallo conduttore, come l’alluminio, ma in questo caso bisogna assolutamente ricordare di acquistare<br />

recipienti di un certo spessore, piuttosto pesanti, al fine di evitare i “colpi di fuoco”.<br />

Non si può parlare di rame e di alluminio senza fare un cenno sui mestoli più adatti per questi metalli, ottimi conduttori<br />

di calore. Questi mestoli sono i cucchiai di legno, presenti in tutte le cucine, nonché oggetto di bollenti diatribe fra<br />

igienisti e tradizionalisti. Benedetti da coloro che fanno <strong>del</strong> “naturale” una ragione di vita, si impongono comunque in<br />

cucina rispetto a simili utensili metallici, perché non conducono calore (anche se, spesso, portano i “luttuosi” segni<br />

<strong>del</strong>la fiamma troppo alta, figlia <strong>del</strong>l’incuria, ma anche <strong>del</strong>la frenesia <strong>del</strong> servizio). <strong>La</strong>sciati all’interno <strong>del</strong>le preparazioni<br />

che stanno cuocendo, si possono prendere in mano in qualsiasi momento, senza correre i rischio di bruciature. Certo,<br />

se usati per preparazioni diverse, devono essere di volta in volta lavati e sciacquati con cura, magari dividendo<br />

fisicamente quelli utilizzati per preparazioni salate e dolci e, all’interno di quelle salate, i cucchiai usati generalmente<br />

per il pesce. Quale benedizione questi modesti utensili il cui materiale, il naturale e mite legno, non riga lo stagno che<br />

riveste l’interno <strong>del</strong>le casseruole di rame,<br />

ma, con le sue “rotondità” arriva anche al<br />

bordo <strong>del</strong> fondo dei recipienti d’alluminio,<br />

senza in alcun modo “ferirli”. E poi, non<br />

esiste da che mondo è mondo, una<br />

polenta cotta rigorosamente nel caliéro<br />

di rame, che, una volta “sfarinata”, non<br />

venga rimescolata ritmicamente per 40<br />

minuti con la mescola, naturalmente di<br />

legno, magari di “cornolaro”. Una volta<br />

girata d’un solo colpo sul panàro, sempre<br />

di legno, questo “sole” scalda la casa e la<br />

famiglia anche grazie a questo naturale<br />

materiale che, in cucina, sembra essere<br />

in molti casi la continuazione <strong>del</strong>le mani<br />

che lo impugnano, trasferendo alle<br />

stesse, quasi per magia, quelle<br />

sensazioni tattili che distinguono un<br />

cuoco da un gourmet.<br />

Amedeo Sandri<br />

Il rame in cucina: lusso o esigenza?

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