Avis giornale - copertina ottobre 2008 - Avis Ragusa
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anche l’autorità, senza sostituirlo<br />
– come era nei voti, con<br />
l’autorevolezza, quella dell’80<br />
e le altre a seguire, sino ai<br />
giorni nostri, nell’ansia di<br />
“recuperare” la lamentata<br />
egemonia culturale di quegli<br />
anni (formidabili per alcuni,<br />
terribili per altri) insieme con<br />
le ideologie hanno travolto gli<br />
ideali e perfino le idee.<br />
Sono stati gli anni dell’elogio<br />
dell’egoismo e dell’individualismo;<br />
si è persa traccia di quei<br />
valori alti della solidarietà, del<br />
rispetto di se stessi e degli<br />
altri, dell’amicizia, dell’attenzione,<br />
dell’ascolto dei bisogni<br />
degli altri – della libertà e della<br />
stima per il proprio simile.<br />
Non è chi non veda come la<br />
smania autocompiaciuta di filmare<br />
violenze e diffonderne le<br />
riprese in rete è figlia della<br />
spettacolarizzazione della società<br />
degli adulti; che l’intolleranza<br />
e la paura della diversità<br />
affondano in simmetriche<br />
propagande del mondo dei<br />
grandi; che la ricerca di ciò<br />
che piace, di ciò che paga, di<br />
ciò che conferisce potere è<br />
speculare del sentire dei<br />
padri.<br />
Il più recente rapporto Iard<br />
sulla condizione giovanile in<br />
Italia descrive i nostri figli rannicchiati<br />
sul se, ripiegati sulla<br />
loro egoità, poco sporgenti a<br />
guardare oltre la cerchia della<br />
stretta socialità (gruppo familiare<br />
ed amicale) al cui interno<br />
restano confinati i pur apprezzati<br />
valori plurali della libertà,<br />
della solidarietà, della giustizia,<br />
della pace.<br />
Da lì all’implosione dell’ego<br />
il passo è breve.<br />
Se manca il senso, lo scopo<br />
e la direzione è inevitabile che<br />
i concetti di individuo, libertà<br />
identità, salvezza, verità,<br />
etica, politica, religione e sto-<br />
ria vengano corrosi dal nichilismo,<br />
l’ospite inquietante di<br />
cui parla Umberto Galimberti.<br />
E del nulla, dell’abisso del<br />
nulla le tracce sono evidenti<br />
anche nei graffiti dei muri<br />
delle nostre città: “i vostri etilometri<br />
non fermeranno la<br />
nostra sete” e “vaffanculo a<br />
tutto il mondo di merda”<br />
per citarne solo due letti di<br />
recente.<br />
Dietro la conclamata provocazione,<br />
la ostentata arroganza,<br />
la graffiante sfida, l’aggressività<br />
comunicativa, lo<br />
sconcertante nichilismo, con<br />
cui si rivolgono agli adulti ci<br />
sono la tensione dolorosa e la<br />
fragilità emotiva che caratterizzano<br />
il vissuto dei giovani; il<br />
messaggio affidato al graffito<br />
partecipa un drammatico bisogno<br />
di risposte, una inconfessata<br />
ma accorata richiesta di<br />
senso, di orientamento, di<br />
contenimento, di attenzione,<br />
di identità, di autorevolezza, di<br />
autenticità, di credibilità, di<br />
appartenenza.<br />
Ed è sull’identità e sull’appartenenza<br />
che voglio soffermarmi.<br />
Qualche anno fa un giovane,<br />
che con lessico tecnico -ma<br />
stigmatizzante- si definisce<br />
“deviante”, rivolgendosi ad un<br />
operatore sociale che lo<br />
aveva intercettato disse: “Io<br />
sono di nessuno, io sono<br />
nessuno”.<br />
Aveva sedici anni; due anni<br />
IBLEA<br />
IBLEA IBLEA<br />
IBLEA<br />
dopo lo trovarono impiccato.<br />
Non aveva trovato nessuno<br />
che se ne curasse.<br />
Non aveva trovato se stesso,<br />
non aveva sciolto il grumo<br />
di sofferenza che lo soffocava,<br />
nonostante avesse urlato la<br />
sua domanda di vita.<br />
Ed allora ha preferito far<br />
scendere il silenzio nella sua<br />
vita.<br />
“Ha premuto il tasto non<br />
….per abbassare il volume<br />
della vita….” come scrive<br />
Hosseini nel suo “Il cacciatore<br />
di aquiloni”, “…….ma per spegnerla<br />
del tutto”.<br />
COSA FARE<br />
Cosa fare allora? Ne indichiamo<br />
alcune -tra le altresenza<br />
pretesa di tassatività e<br />
completezza.<br />
• Dare spazio, visibilità alle<br />
tante e silenziose testimonianze<br />
di generosità, di consapevolezza,<br />
di impegno<br />
rincuoranti di tanti giovani,<br />
sulle quali semmai investire<br />
per testimoniare che si può<br />
sognare ancora.<br />
• Far diventare i giovani protagonisti<br />
del loro futuro,<br />
senza soffocarne creatività,<br />
slancio e capacità progettuale.<br />
Appena un cenno (ma la<br />
materia meriterebbe una<br />
riflessione dedicata) sugli<br />
aspetti di severità che l’opera<br />
educativa dovrà includere.<br />
Non appaiono convincenti i<br />
teoremi della “tolleranza<br />
zero”, tanto di moda (rassicuranti<br />
solo per chi affronta problematiche<br />
così delicate e<br />
complesse di pancia) quanto<br />
inefficaci, specie quando si<br />
tratta di prevenire ed antagonizzare<br />
la devianza giovanile.<br />
Stigmatizzare e censurare<br />
con severità comportamenti e<br />
condotte anomiche e devianti<br />
Anno XXIV<br />
N. 2/3 - Ottobre <strong>2008</strong> 3