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Vite parallele - Mario Moncada di Monforte

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La storia più recente non è che una prosecuzione delle conseguenze<br />

determinate dalla contrad<strong>di</strong>zione occidentale <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> coprire<br />

con l’ostentazione <strong>di</strong> valori democratici i più materiali interessi economici.<br />

Fra guerre con i cur<strong>di</strong>, nazionalizzazioni e colpi <strong>di</strong> stato appoggiati<br />

dagli americani che avevano portato al potere Saddam Hussein,<br />

certamente un autocrate criminale ma costruito dalla CIA. Siamo<br />

arrivati, così, alla guerra dell’Iraq all’Iran, che gli Stati Uniti hanno stimolato<br />

e armato per tentare <strong>di</strong> recuperare il controllo dei pozzi petroliferi<br />

che l’Iran <strong>di</strong> Mossadeq aveva nazionalizzato. Nella successiva<br />

guerra al Kuwait, invece, gli americani si sono schierati contro l’Iraq<br />

perché i pozzi petroliferi kuwaitiani sono già sotto il controllo loro e<br />

degli inglesi.<br />

Oggi, è chiaro a tutto il mondo non prono che l’attuale occupazione<br />

statunitense, come tutti gli altri movimenti <strong>di</strong>plomatici e militari<br />

nell’area me<strong>di</strong>orientale, è determinata dalla necessità dell’economia<br />

occidentale <strong>di</strong> accedere con regolare sicurezza alle fonti <strong>di</strong> petrolio:<br />

ogni altro argomento morale, democratico-liberale e religioso-culturale<br />

è soltanto un’ipocrita mistificazione.<br />

Consapevoli <strong>di</strong> essere nella bufera per l’interesse degli americani<br />

per il loro petrolio, gli iracheni esprimono il più brutale degli o<strong>di</strong> antioccidentali<br />

e non si placheranno fino a quando non saranno liberi <strong>di</strong><br />

decidere come mettersi d’accordo a casa loro nel rispetto delle loro tra<strong>di</strong>zioni<br />

culturali, politiche e sociali, che si possono anche non con<strong>di</strong>videre<br />

ma che devono essere rispettate.<br />

Nella gravità <strong>di</strong> quanto accade in Iraq, molti occidentali richiamano<br />

con insistenza l’attenzione sulla brutalità della “resistenza” antiamericana<br />

irachena, che viene chiamata “terrorismo”, e ne addebitano le efferatezze<br />

alla “barbarie” <strong>di</strong> quella cultura e all’estremismo del fondamentalismo<br />

islamico. Come sempre, la storia tenta <strong>di</strong> scriverla chi crede<br />

<strong>di</strong> aver vinto: forse, ricordando gli ecci<strong>di</strong> e i crimini commessi in tutta<br />

Europa negli anni quaranta del secolo scorso dalla “resistenza” antitedesca<br />

anche contro connazionali che collaboravano con il nemico, la<br />

situazione irachena potrebbe essere guardata con maggiore <strong>di</strong>stacco.<br />

In questo senso, per ricordare qualcosa, potrebbe essere utile leggere<br />

Il sangue dei vinti <strong>di</strong> Gianpaolo Pansa nel quale sono descritti decine<br />

<strong>di</strong> ecci<strong>di</strong> e centinaia <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>, stupri, torture e violenze compiuti<br />

durante la resistenza e nel dopoguerra dai “partigiani” (se fossero<br />

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