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Vite parallele - Mario Moncada di Monforte

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Nella consapevolezza degli errori commessi dall’Europa, gli Stati<br />

Uniti hanno tentato meto<strong>di</strong> più raffinati e moralmente più scorretti per<br />

mantenere il controllo dei paesi nei quali erano subentrati alle potenze<br />

europee. È superfluo entrare nell’analisi <strong>di</strong> questi meto<strong>di</strong> che sono stati<br />

ampiamente descritti nelle critiche al “neocolonialismo”. Ma alcuni<br />

aspetti sfacciati delle politiche statunitensi – il sostegno a <strong>di</strong>ttature anticomuniste,<br />

il sostegno incon<strong>di</strong>zionato ad Israele, i colpi <strong>di</strong> stato or<strong>di</strong>ti<br />

dalla CIA nel Centro Sud dell’America e in altre parti del mondo, la<br />

protezione anche militare delle iniziative delle multinazionali e il sostegno<br />

alle esportazioni statunitensi con la <strong>di</strong>ttatoriale gestione del<br />

Fondo Monetario Internazionale – hanno trasformato l’ostilità antieuropea<br />

in un antiamericanismo <strong>di</strong>retto e viscerale che compromette gli<br />

aspetti positivi della globalizzazione e che è <strong>di</strong>ventato il fondamento<br />

traslato dell’o<strong>di</strong>o verso l’Occidente.<br />

La complessità della situazione che si è venuta a creare dovrebbe<br />

suggerire che non è più possibile limitarsi ad affermare che le responsabilità<br />

sono dell’estremismo implicito nell’ostilità antioccidentale che<br />

è stata sempre espressa dal fondamentalismo islamico.<br />

Questa tesi è comoda, ma non è produttiva perché storicamente non<br />

è così. Alle pagine 208 e 209 del suo Il secolo breve, Eric Hobsbawm<br />

descrive i movimenti anticoloniali dei paesi arabi nei primi decenni del<br />

ventesimo secolo e ne documenta gli stimoli dovuti ad influenze o liberali<br />

o comuniste <strong>di</strong> derivazione europea. E, mentre per i Fratelli musulmani<br />

egiziani (1928) il riferimento islamico è ricordato soltanto in<br />

chiave nazionalistica antisionistica, per il movimento algerino degli<br />

anni cinquanta viene riportata l’affermazione dei suoi capi che “la loro<br />

non era una guerra <strong>di</strong> religione ma la lotta per <strong>di</strong>struggere un colonialismo<br />

anacronistico”. Anche in Siria, in Iraq, in Iran fino a tutti<br />

gli anni sessanta “non era attivo alcun motivo religioso e solo più tar<strong>di</strong><br />

le voci laiche e modernizzatici della classe politica furono soffocate<br />

e spente dalla rinascita <strong>di</strong> massa del fondamentalismo”.<br />

Hobsbawm, alle pagine 528-531 della sua storia del mondo, chiarisce<br />

ancora come il recupero <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>evale fondamentalismo islamico<br />

sia stato la conseguenza della rivoluzione contro lo Scià la cui autocrazia<br />

era stata imposta dalla CIA statunitense all’Iran nel 1953,<br />

soffocando brutalmente ogni opposizione nazionale, liberale e marxista<br />

(cacciata <strong>di</strong> Mossadeq). È soltanto nel 1979 che l’ayatollah sciita<br />

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