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Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

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Marco Arcis, scultore, nato in Tolosa ricevuto nell’Accademia Reale, lì 26 agosto 1684.<br />

Manoscritto.<br />

Marco Bandinelli bolognese, detto Marchino di Guido Reni al quale servì di modello, di<br />

servitore, di cuoco e di maestro di casa per lo spazio di 30 anni, dipinse qualche cosa da sé e<br />

ritrovossi presente alla morte del maestro. Malvasia, parte <strong>IV</strong>, a 58. Masini, a 59 e 634.<br />

Marco Basaiti del Friuli dipinse con stile più dolce degli altri antichi e diede una certa purità<br />

d’arie alle imagini dei Santi, che muove alla devozione. In Padova, [p. 1790 – <strong>IV</strong> – C_010V] in<br />

Venezia e ne’ suoi contorni sono in essere opere sue, massimamente quella di Giesù Cristo al<br />

lido del mare di Tiberiade, che chiama Pietro e Andrea, collocata nella Certosa di Venezia, che<br />

tira tutta l’ammirazione a contemplarla. Di questa tavola ne fanno menzione particolare, il<br />

Vasari, parte II, a 518 e 522 nella Vita di Vittore Sebastiano Scarpaccia, dove scrive Marco<br />

Basarini. Il Ridolfi, parte I, a 24. E nella Rinnovazione del Boschini del 1733, a 17. Florent Le<br />

Comte, libro I, a 250, dove dà notizia di due quadri di questo artefice intagliati da Quintino Boel,<br />

nel libro intitolato Il forestiero illuminato ecc., impresso in Venezia nel 1740, trovansi registrate<br />

alcune sue opere nelle seguenti chiese, cioè in San Giobbe, a 174, e nella Certosa dove operò nel<br />

1510, a 290.<br />

Marco Benefial, romano, pittore e cavaliere, ha imparato il disegno e il dipingere da Ventura<br />

Lamberti. Si è avanzato così benne nell’arte che dalla Santità di nostro signore Papa Clemente XI<br />

è stato eletto per uno di quei professori che hanno dipinto li 12 profeti tra i pilastri della nave<br />

maggiore nella basilica di San Giovanni Laterano. Ed egli ha colorito a olio il profeta Giona.<br />

Questo è giovane spiritoso di circa 30 anni e di buona aspettazione per la pittura nel 1719. Vive<br />

questo virtuoso in Roma nel 1739 e occupa uno dei primi posti di quella scuola specialmente nel<br />

dipignere a olio. Una sua tavola nella chiesa delle Stimate in Roma vien celebrata dai professori<br />

per un’opera singolarissima. I suoi dotti e corretti contorni dimostrano una somma e profonda<br />

intelligenza e il suo colorito lo fa conoscere per grande amatore e imitatore di Guido Reni.<br />

Marco Cardisco pittor calabrese, il quale fiorì nel 1535. Nella chiesa di Sant’Agostino di Napoli<br />

tutte le opere dell’altar maggiore furono da lui dipinte coi disegni di Polidoro, di cui si può<br />

credere che fusse scolare, allora quando fu in Messina e nei contorni della Calabria. Operò costui<br />

più d’ogn’altro pittore, perché fu spedito e spiritoso. Il suo dipignere a olio e a fresco, fu di buon<br />

colorito moderno e confacente al buon gusto. Morì in Napoli d’anni 56. Dal Vasari è chiamato<br />

Marco Calabrese, parte III, a 228, nella sua Vita aggiungendo che le sue opere furono dal 1508 al<br />

1542. Sarnelli, a 215 e 219.<br />

Marco Desjardins scultore, nato a Breda in Olanda, in giovanile età fu guidato dal genio a Parigi<br />

e dopo un grande studio si perfezionò nell’arte, e fatto acquisto di molta reputazione lavorò per<br />

la maestà del re, come può giudicarsi dalle stampe di Simone Tommasini, nella raccolta delle<br />

figure del castello e parco di Versaglies, non meno che dal gruppo in cui sta effigiata la statua<br />

pedestre di Luigi X<strong>IV</strong> il grande, accompagnato dalla [p. 1791 – <strong>IV</strong> – C_011R] Vittoria, col<br />

piedestallo, ornato con quattro schiavi il tutto di bronzo dorato che il signor duca della Fogliada<br />

fece poi inalzare, ove ora resta esposto in Parigi, morì rettore dell’Accademia Reale lì 2 maggio<br />

1694 d’anni 54 nell’alloggio assegnatoli dal re nel Louvre, ove pure teneva scuola. Cornelio de<br />

Bie nel suo Gabinetto Aureo della pittura, a 377, fa vedere che il padre maestro Orlandi nella Vita di<br />

questo artefice ha preso due sbagli considerabili mentre sbaglia nel nome e nella patria, dovendo<br />

dire Carlo e non Marco, di Amsterdam e non di Breda.<br />

Marco da Faenza, da alcuni detto dei Marchetti da altri detto dei Marcucci, scolare putativo di<br />

Giovanni da Udine. Nei grotteschi, nei rabeschi e nei fregi di stanze fu mirabile. Nelle logge e<br />

nelle sale vaticane dipinse gran tratto di muro con bizzarri capricci. Istudiò ancora con<br />

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