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ella attitudine una molto spiritosa e proporzionata figura, facendone la prova nello stesso<br />
ritratto del re, il quale ne restò maravigliato e contento. Morì nel 1619, d’anni 52, il dì 18 di<br />
giugno. De Piles, a 460. Baldinucci, decennale II, della parte III, del secolo <strong>IV</strong>, a 229. Monsù de<br />
Piles nel Compendio delle vite dei pittori, edizione II, libro VII, a 449. Monsù l’abbé Guilbert nella<br />
sua Descrizione istorica di Fonatanablò, tomo I, a 58. Filibien, libro III, a 244, nella sua Vita. In<br />
questa Vita attacca male a proposito la scuola fiorentina, dicendo che Martino Freminet faceva<br />
tutti i suoi quadri pieni di attitudini ricercate e studiate alla maniera fiorentina, non già facili e<br />
naturali. Imperocchè se si riguardano i pittori antichi, tanto sono ricercati e di attitudini sforzate<br />
e non naturali i pittori fiorentini che degli altri paesi. Se poi si passa a considerare le opere dei<br />
pittori moderni, i pittori fiorentini hanno avuto un merito eguale ai pittori lombardi e romani,<br />
avendo lasciato al pari d’ogn’altro la maniera secca, cruda e tagliente e dipinto sul buono stile. Di<br />
questo artefice ne parla Florent Le Comte, nel suo libro intitolato Gabinetto di quadri, statue e<br />
stampe ecc., libro I, a 27, dove scrive che fu molto amato da Carlo IX, re di Francia. E lo stesso<br />
nell’Idea di una bella biblioteca di stampe ecc., nel medesimo libro I, a 181.<br />
Martino Rezzi, scultore, oriundo di Lugano, si accasò in Genova, ivi le sue statue fecero bella e<br />
gradita comparsa in pubblico. Simone suo figliuolo si portò bene non meno del padre, ma morì<br />
giovane, poco dopo lo seguitò il genitore in età virile. Soprani, a 321.<br />
Martino Rota, copiò due volte il Giudizio famoso del Buonarroti e in grande lo diede alle<br />
stampe, intagliato a bulino, come pure intagliò alcune opere di Raffaello e di Federigo Zuccheri.<br />
Baldinucci, nell’Arte dell’intagliare, a 5. Florent Le Comte nell’Idea di una bella biblioteca di stampe<br />
ecc., libro I, a 179.<br />
Martino tedesco, nel chiaroscuro mostrò un gran possesso in Venezia. Condusse con tanta<br />
fierezza le battaglie che non si può far di più. Bastava non lasciarli mancare il vino perché quanto<br />
più era cotto e riscaldato, tanto più lavorava con bravura. Vasari, parte III, libro II, a 39. Questo<br />
è lo stesso che lavorò in Roma col Salviati, Batista Franco e altri l’anno 1536, nel grande e<br />
sontuoso apparato per la venuta di Carlo V, parte II, a 584, nella Vita di Batista Franco.<br />
[p. 1803 – <strong>IV</strong> – C_017R] Marzio di Colantonio, romano, nato di padre pittore di grottesche, dal<br />
quale imparò il maneggio dei colori a fresco. Diedesi poi in ultimo a far battaglie in piccolo e<br />
furono così gradite che il cardinale di Savoia seco lo condusse in Piemonte, dove dopo lunga<br />
dimora morì in fresca età, nel pontificato di papa Paolo V. Baglioni, a 165. Pinarolo, tomo I, a<br />
168.<br />
Masaccio, di San Giovanni di Valdarno (castello nello stato fiorentino nel Valdarno di sopra e<br />
patria altresì del famoso Giovanni Mannozzi, detto Giovanni da San Giovanni)nacque l’anno<br />
1417. Fu scolare di Masolino da Panicale, luogo nella Valdelsa, che anch’esso è nello stato<br />
fiorentino. E tanto l’imitò che morto il maestro, riassunse le opere imperfette, terminandole con<br />
tutta perfezione. Fu il primo che facesse posare le figure, le quali per l’avanti stavano in punta di<br />
piedi, levò il tritume delle pieghe facendole quadre, facili e naturali. Poco curossi della pulizzia,<br />
vestiva dimesso e però lo chiamavano Masaccio, in cambio di Tommaso. Stimolato dall’amore<br />
dell’arte, dal desiderio d’imparare e di superare gli altri artefici andò a Roma. Quivi acquistata<br />
fama grandissima, fece molte tavole per varie chiese di quella città, le quali per i travagli di Roma<br />
e per la lunghezza del tempo, si sono tutte o perse o smarrite. Dalle sue pitture nel Carmine di<br />
Firenze hanno imparato molti pittori e piacevano assai il Buonarroti. Nel fiorire dei 26 anni morì<br />
non senza sospetto di veleno e fu sepolto nel Carmine, l’anno 1443. Vasari, nel proemio della<br />
parte II, a 247 e 248, dove dice che fu il primo a migliorare il disegno nella pittura, e nella stessa<br />
parte II, a 295, nella sua Vita. Lomazzo, libro VI, a 337, dice che questo artefice allumava e<br />
ombrava le sue figure senza contorni. Baldinucci, decennale III, della parte I, del secolo V, a 70.<br />
Tommaso, detto Masaccio per il suo modo di vestire che fu a caso, fu figliuolo di ser Giovanni<br />
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