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Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

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hanno seguitati. Sarebbe desiderabile che in questa carta vi fosse la sopraddetta marca ma molti<br />

casi possono essere occorsi, che non si possono penetrare e oltre di che ciò non altera la<br />

sostanza. Piacemi di riportare in questo luogo, ciò che scrive il senatore Filippo Buonarroti nel<br />

suo libro dei medaglioni del cardinal Carpegna, nel proemio, a 17, son queste le sue parole:<br />

venendo poscia a bronzi, merita particolare osservazione una lamina di metallo, giallo, che ha<br />

servito per patera intagliata rozzamente come a bulino, la quale ci farebbe maravigliare che agli<br />

antichi non venisse trovata la stampa in rame, se non si sapesse che ordinariamente queste cose<br />

si trovano a caso da’ meccanici nell’esercitare i loro mestieri, siccome a fortuna a Maso<br />

Finiguerra dall’intaglio che faceva per il niello toccò la sorte di esserne l’inventore ecc., bene è<br />

vero che in questo luogo egli ha seguitato il Vasari, dove tratta della pittura, a 33.<br />

[<strong>IV</strong> – C_024V] [bianca]<br />

[p. 1806.8 – <strong>IV</strong> – C_025R] Mi servo della mano dell’abbate Mery per facilitare a Vostra Signoria<br />

la lettura delle mie osservazioni sopra l’annesso scritto.<br />

Demanque.<br />

Altro è intagliare al niello, altro di fare intagliare per stampare. Delli lavori in niello si trovano<br />

fino al quinto secolo dopo Cristo, come ciò si vede nelle cose trovate nel sepolcro di Childerico,<br />

parte viste da me in Vienna, parte in Francia. Si trovano di questo lavoro, da quel tempo in qua,<br />

indubitate prove che di questi lavori di niello in seguito del tempo fecero nascere il primo<br />

pensiero di intagliare in rame, il che è cosa facile, ma è altretanto difficile di fissare il tempo<br />

preciso. Secondo le stampe che si trovano, si deve giudicare che l’arte di far stampe di legno<br />

precede parecchi anni a quella delli rami, poiché lo Speculum humanae [p. 1806.9 – <strong>IV</strong> – C_025V]<br />

salvationis, uscito alla luce circa l’anno 1440 (non si entra nella questione se sia del Fust o del<br />

Costa) è intagliato tutto, tanto le figure che i caratteri, in un sol pezzo per ogni pagina e fu dopo<br />

seguitato da altre figure di legno in fronte in altri libri.<br />

Le prime stampe che esistono in rame son molto posteriori, poiché si trovano nel Dante col<br />

commento di Cristoforo Landino, impresso in Firenze per Niccolò della Magna nel 1481, e sono<br />

due sole stampe credute di Maso di Filiguerra, cioè quella avanti il primo canto e quella avanti del<br />

secondo, [p. 1806.10 – <strong>IV</strong> – C_026R] non avendone quell’autore fatte altre. E così quel Maso<br />

Filiguerra, che lavorò nel 1481, non può esser quello che fece le stampe in niello nella chiesa di<br />

San Giovanni. E dopo qualche anno deve essere stata fatta la stampa Septem misericordiae opera<br />

(rimodernata da cavalier Gualdo da Rimini l’anno 1632), poiché si sa dal Waddingo che frate<br />

Marco da Monte Santa Maria in Gallo, celebre predicatore di quei tempi, morì l’anno 1496, come<br />

ciò si prova dal suddetto Waddingo, tomo XV, Annales minorum, pagina 124. [p. 1806.11 – <strong>IV</strong> –<br />

C_026V] Frate Marco de Monte Santa Maria della Marca d’Ancona fu quello che fondò li Monti<br />

della Pietà in molte città d’Italia in forza delle sue prediche sopra la carità. E però è da vedersi la<br />

fondazione del Monte di Pietà di Firenze. Morì detto frate nel monastero di San Biagio presso<br />

alla città di Vicenza in gran concetto di santità facendo pure molti miracoli per sua intercessione.<br />

[p. 1807 – <strong>IV</strong> – C_027R] Maso Boscoli da Fiesole, scultore e scolare di Andrea da Fiesole.<br />

L’anno 1522 lavorò in Firenze con Silvio Cosini in un sepolcro di Antonio Strozzi. Andò poi a<br />

Roma e nei lavori di marmo fu assai adoprato. Vasari, parte III, libro I, a 109, nella Vita di<br />

Andrea da Fiesole. Maso da Bologna, pittore eccellente, negli anni 1404 dipinse la cupola vecchia<br />

della cattedrale di San Pietro, che poi l’anno 1570 fu fatta gettare a terra dal cardinale Gabbriello<br />

Paleotti, vescovo di Bologna, e rifatta di strutture e di pitture più moderne di mano di Cesare<br />

Aretusi sul disegno di Giovan Batista Fiorini. Masini, a 108 e 633.<br />

Maso Finiguerra vantò nome glorioso in Firenze nel lavorare di bulino e fare di niello, né mai si<br />

vede chi in piccoli spazzi introducesse tanto numero di figure quanto fece egli, come si vede da<br />

certe Paci in San Giovanni istoriate in argento colla Passione di Giesù Cristo. Fu competitore di<br />

Antonio Pollaiuolo. Vasari, parte II, a 371. E nel proemio della pittura, capitolo XXXIII, a 64. Il<br />

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