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Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

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ettore di quella nel 1664 in età di anni 61. Veggonsi opere sue nella chiesa dei padri Giesuiti<br />

nella strada di S. Antonio e in più altri luoghi sono suoi dipinti. Coi disegni di lui furono eseguiti<br />

molti arazzi. Filibien, parte II, a 143, libro III, a 311, nella Vita di Simone Vouet. E libro <strong>IV</strong>, a<br />

169, nella sua Vita. Florent Le Comte, libro I, edizione II, [a] 235.<br />

Michele Cortellini; vedi Girolamo Cortellini.<br />

Michele Cusino o Cukisien, come scrive Vincenzio Carducci nel Dialogo VIII, a 155 tergo. Don<br />

Giovanni de Butron, a 120 tergo. Monsù de Piles nel Compendio delle vite dei pittori, edizione II,<br />

libro VI, a 345, scrivendo la sua Vita, dice Michele Coxis di Malines, il quale fu scolare di<br />

Bernardo Van Orlay. Passò in Italia e fu nella scuola di Raffaello da Urbino. Non fu grande<br />

inventore, ma copiò le opere di Raffaello. Tornato alla patria, morì in Anversa di 95 anni nel<br />

1592. Fu imitatore di Andrea del Sarto; dipinse nella cappella dell’Escuriale di Spagna. Mazzolari,<br />

a 237, il quale vuole che fosse grande imitatore della maniera di Andrea del Sarto.<br />

Michele da Castello o da Città di Castello, come vuole l’abate Titi. Vedi Francesco da Castello,<br />

suo padre.<br />

Michele de la Perdrix, scultore, nato a Parigi dove morì. Fa menzione di questo artefice monsù<br />

Piganiol de la Force nella sua Nuova descrizione di Versaglies, di Trianon e di Marly, edizione V, tomo<br />

II, a 43 e 290.<br />

Michele Dorigny da San Quintino in Piccardia, genero e discepolo di Simone Vouet, dipinse<br />

negli appartamenti del castello di Vincenne e ha molto intagliato dai quadri del suo suocero.<br />

Esercitò la carica di professore nell’Accademia Reale e morì di 48 anni e mesi sei nel 1665.<br />

Filibien, parte <strong>IV</strong>, a 143. Monsù de Piles nel Compendio delle vite dei pittori, edizione II, libro VII, a<br />

483. Filibien, libro III, a 311, nella Vita di Simone Vouet, libro <strong>IV</strong>, a 169, nella sua Vita.<br />

[p. 1849 – <strong>IV</strong> – C_048R] Michele Heer, norimbergese, con profonda invenzione diede sempre<br />

saggio del suo alto sapere nelle storie da lui dipinte. Sandrart, parte II, libro III, capitolo XXIII, a<br />

336.<br />

Michele di Matteo da Bologna, dal Malvasia, parte I, a 32, creduto lo stesso che Michele<br />

Lambertini, citato dal Masini a 634, fu scolare di Lippo Dalmasio. Sopra la porta del refettorio<br />

dei padri Carmelitani di San Martino di Bologna conservasi una tavola dipinta in vari partimenti<br />

segnata col nome Michael Mattei P. anno 1469. Questa servì all’altare dei signori Arringhieri sino<br />

all’anno 1660, nel quale tempo fu levata e postavi la tavola di S. Maria Maddalena de’ Pazzi<br />

dipinta da Cesare Gennari, nipote del Guercino. Di questo antico pittore ne fa menzione ancora<br />

il Baldinucci nella Vita di Lippo Dalmasi, decennale I, della parte I, del secolo III, a 33. Lo stesso<br />

Malvasia nel sopraddetto luogo cita una pittura di questo artefice in Sant’Isaia col suo nome e<br />

millesimo, cioè del 1448. Cita l’Albani e il Sirani facendo dir loro che le figure di questo Matteo<br />

erano più tenere di quelle dipinte dal Francia. Dalle pitture che ancora esistono si potrebbe<br />

riconoscere facilmente se sia vero ciò che scrive il Malvasia.<br />

Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, fiorentino, così detto perché di lui scolare, aiutò il maestro, il<br />

Vasari e altri pittori. Da sé portavasi molto bene ed imitò così bene la maniera di Ridolfo che<br />

finalmente in tutte le opere si condussero a fare a metà del guadagno. Onorò sempre ed amò<br />

come padre il suo maestro e da esso all’incontro fu amato di tal maniera che lo reputava come<br />

cosa sua propria, onde perciò non fu conosciuto mai per altro nome che per quello di Michele di<br />

Ridolfo. Era uomo divoto, affabile e amorevole coi suoi scolari. Nelle esequie di Michelagnolo<br />

dipinse e figurò il non mai abbastanza lodato Giudizio universale. Molestato dalla podagra, morì<br />

d’anni 75, sepolto in Santa Maria Novella. Vasari, parte III, a 571, nella Vita di Ridolfo<br />

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