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Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

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diverse chiese di Venezia, cioè in San Bartolommeo, a 73. In San Giovanni e Paolo, a 138. In<br />

San Buonaventura, a 172. In San Geremia, a 178. In Santa Lucia, a 181. Nel Corpus Domini, a<br />

182. Nella Scuola dei Tintori, a 189. In San Aponale, a 200. In San Stin, a 203. In Santa Chiara, a<br />

231 e 243. In San Vio, a 251. Nello Spirito Santo, a 259. Negli Incurabili, a 261. E nelle<br />

Convertite, a 267.<br />

Matteo Lappoli, aretino, scolare di don Bartolommeo, abate di San Clemente, miniatore e pittore<br />

e padre di Giovanni Antonio. Poche chiese sono in Arezzo entro le quali non vi sia qualche<br />

memoria dei suoi pennelli, come narra il Vasari, parte III, a 381, nella Vita di Giovanni Antonio<br />

Lappoli e parte II, a 451.<br />

Matteo Meriani o Mercaen, come scrive Cornelio de Bie, a 485. Nato di padre senatore in<br />

Barberia l’anno 1593, educato nelle belle lettere, imparò il disegno da Teodoro Mayr.<br />

Nell’intagliar rami ebbe una mano tanto spedita e un ingegno tanto elevato, che vedonsi libri<br />

interi da lui effigiati, oltre tanti altri per diversi intagliatori disegnati, che però meritamente fu<br />

dichiarato il lume degli artefici germani. Visse 58 anni e fu sepolto nel cimitero di San Pietro in<br />

Francfort. Matteo Meriani il Giovane fu suo figliuolo, nacque in Francfort l’anno 1621, fu<br />

educato nelle lettere e nel disegno dal padre, sortì i progressi della pittura sotto Giovacchino<br />

Sandrart e variando diverse città con buona fortuna e onori singolari, per tutto comparve un<br />

gran pittore. Sandrart, parte II, libro III, capitolo XXI, a 320 e 321, parla di Matteo nato in<br />

Francfort e parte III, libro II, capitolo XX<strong>IV</strong>, a 358, parla di Matteo nato in Basilea del casato<br />

Merian, non Meriani, senatore in Basilea, non già in Barberia, come scrive il padre maestro<br />

Orlandi. Ma è molto probabile che sia errore di stampa. Segnava le sue stampe colla seguente<br />

marca M. [monogramma]. Merian, come scrive Florent Le Comte nel suo libro intitolato<br />

Gabinetto di quadri, statue e stampe ecc., libro I, a 148.<br />

Matteo Perez d’Alissio, originario di Roma. Nelle Spagne fu gran disegnatore, intagliatore e<br />

pittore. Egli [p. 1815 – <strong>IV</strong> – C_031R] fu in Roma e seguì la maniera di Michelagnolo Buonarroti.<br />

Lavorò in San Cristofano di Siviglia un’opera a fresco più grande che mai si sia veduta, basta il<br />

dire che la polpa delle gambe delle figure è due palmi di larghezza. Butron, a 121. Morì nel 1600,<br />

come scrive il Palomino, Museo Pittorico, tomo III, a 266.<br />

Matteo Piccioni, intagliatore in rame, marchigiano, è scritto al catalogo degli accademici di Roma<br />

l’anno 1655. Intagliò i bassirilievi antichi che sono nell’arco di Costantino all’acquaforte in 21<br />

mezzi fogli reali, come è notato nell’Indice del Rossi del 1724, a 17.<br />

Matteo Ponzoni ovvero Ponzone, veneziano, scolare di Santo Peranda, vantò dalla natura<br />

nobilissimi tratti e sublimi talenti nella pittura, come [si vede] dalle sue opere nella chiesa dei<br />

padri Crociferi e in Santa Maria Maggiore di Venezia. Ridolfi, parte II, a 281. Girupeno, a 100.<br />

Le sue pitture che sono in diverse chiese di Venezia si trovano registrate nel libro intitolato Il<br />

forestiero illuminato ecc. impresso in Venezia nel 1740 e sono le appresso. In San Giovanni dei<br />

Furlani, a 122. In Santa Giustina, a 130. Nello Spedaletto, a 149. In San Canziano, a 156. Nella<br />

Scuola della Misericordia, a 168. Nella chiesa delle Eremite, osservanti la regola di S. Agostino, a<br />

186. Nella Scuola della Santissima Trinità, a 257. Nella Croce della Zuecca, a 272. In San Giorgio<br />

Maggiore, a 279, e nella cappella dei morti di detto luogo. E in Sant’Antonio di Torcello, [a] 317.<br />

Matteo Rosselli, nato in Firenze l’anno 1578, imparò il disegno da Gregorio Pagani, poi andò col<br />

Passignano a Roma, ove studiò le opere di Raffaello e di Polidoro. Ritornato alla patria, finì<br />

molte opere rimaste imperfette per la morte del Pagani. Sebbene non diede un certo<br />

scioglimento e risoluzione bizzarra alle sue figure, ebbe però una maniera vaga, belle arie di teste,<br />

buona invenzione, accordo singolare, esatto disegno, ottimo modo nell’insegnare accompagnato<br />

dall’amore e dalla carità verso i suoi scolari; qualità tutte che lo fecero comparire a fresco e a olio<br />

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