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Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

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Bologna, mia patria, dove l’Accademia Clementina dei pittori, scultori e architetti stabilita per<br />

ordine di nostro signore papa Clemente XI, ottenne dall’eccelso senato tale privilegio e favore.<br />

Non era però da tacersi dal padre maestro Orlandi, che l’Accademia fiorentina del Disegno, la<br />

più antica di quelle citate dal detto padre maestro, come quella che riconosce la propria origine e<br />

cominciamento sino dai tempi di Giotto. Fu poi arricchita di privilegi e di grazie da Cosimo<br />

primo granduca di Toscana, che ne volle esser capo e principal protettore e direttore. Egli fu che,<br />

separandola dalle altre arti più vili, e dichiarandola arte nobile e liberale, volle che si reggesse da<br />

se medesima, colle proprie leggi e statuti particolari. Formò un magistrato che ancora<br />

presentemente si conserva nel suo primo lustro e vigore, composto dal luogo tenente, il quale è<br />

sempre un cavaliere di merito, che rappresenta la persona stessa del principe e che ha tutta<br />

l’ingerenza, autorità e direzione dell’Accademia, e di tre consoli che vengono estratti ogni quattro<br />

mesi da tre borse diverse che si conservano nel Magistrato della Mercanzia. La prima borsa<br />

contiene tutti i nobili dilettanti dalla quale se ne estrae il primo Console, che risiede nel<br />

magistrato dopo il Luogotenente immediatamente. La seconda borsa contiene tutti i soli pittori<br />

della città e da questa viene estratto il secondo console, e la terza borsa contiene<br />

promiscuamente tutti gli scultori e architetti dalla quale ne viene estratto il terzo console, e questi<br />

(come si è detto) compongono il magistrato. Ordinò che nessuna causa civile, concernente le<br />

dette tre arti, si potesse discutere fuori del magistrato suddetto, sotto rigorosissime pene,<br />

sottoponendo all’Accademia medesima tutti i doratori, i mesticatori, gl’intagliatori di legno e<br />

formatori di gesso, non considerati però come membri di essa, ma solamente come semplici<br />

sottoposti. Gli Statuti di questa Accademia sono così belli e sì ben regolati, che son serviti di<br />

norma e di regola a molte delle accademie moderne. Lo studio del nudo è stato mantenuto<br />

sin’ora dalla Reale munificenza della Casa Reale di Toscana, e questo si frequenta tutto l’anno<br />

indispensabilmente ogni giorno, sotto la direzione di 12 maestri, i quali vi assistono a vicenda<br />

uno per settimana, secondo il turno a cui tocca. Tutti i forastieri possono andare liberamente in<br />

detta stanza del nudo, per quivi studiare senza avere pensier alcuno di chiederne licenza a veruno<br />

e senza la minima spesa, avendo S.A.R. [p. 1800 – <strong>IV</strong> – C_015V] conceduto questo privilegio<br />

unicamente ai forestieri mentre i giovani fiorentini e dello stato sono obbligati a dimandarne<br />

licenza al Luogotenente con loro memoriale e portarne gli attestati della loro sufficienza e abilità,<br />

sottoscritto dai loro respettivi maestri, i quali debbono riconoscere e esaminare i loro disegni<br />

prima di essere ammessi, venendo poi registrato il detto loro memoriale così sottoscritto e dato<br />

in custodia al provveditore dell’Accademia. In oltre per comodità maggiore e utile della gioventù,<br />

vi è il maestro pagato dalla prefata real casa, per le mattematiche, per la prospettiva e per<br />

l’architettura civile e militare, talmente che con regolamento sì bello può chicchessia, purché sia<br />

stato lodato da Dio di natural talento, divenir valentuomo senza spesa veruna. E tanto basti per<br />

far vedere che vi sono altre accademie, oltre a quelle citate dal padre maestro Orlandi, il quale<br />

finse di non sapere che l’Accademia fiorentina del Disegno fusse mai stata in questo mondo. Di<br />

Martino di Charmois ne scrive la Vita monsù de Piles, nel Compendio delle vite dei pittori, edizione<br />

II, libro VII, a 475. Il signor Nemeitz, nel Soggiorno di Parigi, tomo II, a 349, parla ancor esso con<br />

lode di questo degno soggetto, come pure monsù Filibien, libro <strong>IV</strong>, a 145, Florent Le Comte,<br />

libro I, a 38.<br />

Martino di Clef o Clivese, fratello di Enrico e di Guglielmo di Anversa, scolare di Francesco<br />

Floris, dipinse favole, finzioni, istorie in grande e in piccolo. Le opere sue furono molto stimate<br />

dagli altri pittori. Egidio Giorgio Niccolao e Martino, che andò nell’Indie, furono tutti suoi<br />

figliuoli e bravi pittori. Sandrart, parte II, libro III, capitolo IX, a 248.<br />

Martino da Messina, scultore, fu scolare di fra’ Giovanni Angelo Montorsoli in Firenze, dove<br />

morì e fu sepolto circa il 1560. Vasari, parte III, libro II, a 15.<br />

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