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Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

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affrontato un cavaliere di giustizia, fu posto in prigione, ma di nottetempo, scalati i muri, andò in<br />

Sicilia, poi a Napoli dove fu inseguito dall’offeso avversario, fu sì malamente ferito e segnato nel<br />

viso che, disperando la vendetta, supplicò il cardinal Gonzaga a impetrargli la grazia da papa<br />

Paolo V per ritornarsene a Roma. Imbarcatosi dunque, arrivato alle spiagge romane, fu per<br />

errore carcerato; dopo due giorni, posto in libertà, non ritrovando più la filuga né i suoi arnesi, si<br />

diede infuriato e come disperato ad un violento cammino sulla costa del mare sotto la sferza del<br />

sole in Leone, per lo che, assalito da febbre maligna, in pochi giorni malamente morì in sulla<br />

spiaggia vicino a Port’Ercole in età d’anni 40 nel 1609.<br />

Dolse [p. 1845 – <strong>IV</strong> – C_046R] infinitamente la sua morte al cavalier Marino comecché stato<br />

fosse suo grande amico, onde non lasciò di rendere più memorabile la virtù di lui con poetici<br />

componimenti. Baglioni, a 136. Baldinucci, parte III, del secolo <strong>IV</strong>, a 274. Sandrart, parte II,<br />

libro II, capitolo XIX, a 180 e 181, il quale lo chiama Merigi. Gaspero Celio, a 18. Pinarolo,<br />

tomo I, a 137 e 138. Vincenzio Carducci, Dialogo VI, a 89. Don Giovanni de Butron, a 121.<br />

Torre, a 370. Monsù de Piles nel Compendio delle vite dei pittori, edizione II, libro V, a 328, nella sua<br />

Vita e 331 ove fa le riflessioni sopra le di lui opere. Monsù Piganiol de la Force nella sua Nuova<br />

descrizione di Versaglies, di Trianon e di Marly, edizione V, tomo I, a 193 e tomo II, a 288, nel qual<br />

luogo piglia equivoco circa alla morte dicendo che morì a Roma perché morì nella spiaggia del<br />

mare. Niccolò Possino non poteva soffrire in conto alcuno le pitture del Caravaggio e diceva che<br />

questo pittore era venuto al mondo per la distruzione della pittura. Tanto vien riferito da monsù<br />

Filibien nel libro III, a 152 e 225 nella sua Vita. Florent Le Comte nell’Idea di una bella biblioteca di<br />

stampe ecc., libro I, a 179.<br />

Michelagnolo Ovasse, parigino, figliuolo di René, direttore dell’Accademia Reale di Francia in<br />

Roma; ivi fu con suo padre e al ritorno fu ricevuto nell’Accademia di Parigi e, scelto dal re di<br />

Spagna per essere suo primario pittore, passò a Madrid dove dimorava nel 1719.<br />

Michelagnolo Ricciolini, romano, ha dipinto la volta della cappella dei Capizucchi in Santa Maria<br />

in Campitelli; in San Lorenzo in Piscibus di Roma vi sono tre opere di sua mano riferite<br />

dall’abate Titi, a 21.<br />

Michelagnolo senese, scultore, consumati gli anni migliori di sua gioventù in Schiavonia con altri<br />

eccellenti maestri, si ridusse a Roma e da Baldassarre Peruzzi con suo disegno fu posto in opera<br />

l’anno 1524 a fabbricare il sepolcro di papa Adriano VI ad istanza del cardinale Hinghforth in<br />

Vaticano, dopo il quale lavoro morì circa agli anni 50. Vasari, parte III, a 141, nella Vita di<br />

Baldassarre Peruzzi e parte III, libro I, a 171, nel qual luogo dice ancor esso che consumò gli<br />

anni migliori nella Schiavonia. Il Baldinucci, decennale <strong>IV</strong> del secolo <strong>IV</strong>, a 307, dice che questo<br />

artefice nacque nelle parti della Schiavonia e non dice nulla che fusse senese. L’Ugurgieri, parte<br />

II, titolo 33, a 353.<br />

Michele Alberti da Borgo San Sepolcro, scolare di Daniello Ricciarelli da Volterra, dipinse nella<br />

chiesa della Santissima Trinità dei Monti di Roma la Strage degli [p. 1846 – <strong>IV</strong> – C_046V]<br />

innocenti dai cartoni del maestro. Abate Titi, a 343. Vasari, parte III, a 681, nella Vita di detto<br />

Ricciarelli, dice che fu fiorentino e non del Borgo San Sepolcro.<br />

Michele Anguier, scultore, detto il Giovane, nacque l’anno 1614 nella città di Eus nella Piccardia.<br />

Nell’età di 15 anni si portò a Parigi sotto Simone Guillain, passò indi a Roma e fu assiduo nella<br />

scuola di Alessandro Algardi per lo spazio di molti anni e fece molte opere, tralle quali un<br />

bassorilievo di stucco per San Giovanni Laterano e un altro per San Pietro. Ritornato a Parigi si<br />

unì con Francesco, suo fratello, e fecero molte belle operazioni; quelle che fece particolarmente<br />

furono per monsieur Fochet nei suoi luoghi di delizia e per la regina Anna d’Austria nella chiesa<br />

di Val di Grazia. Per tali opere acquistò molto onore e fu dichiarato rettore dell’Accademia.<br />

Compose quattordici differenti discorsi sopra la scultura per le conferenze accademiche. Finì<br />

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