07.06.2013 Views

Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

Volume IV - Grand Tour — Grand Tour

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

dove riporta una copia del famoso Bacco che è nella Galleria di Toscana, fatta in Firenze da<br />

Giovan Batista Foggini fiorentino e collocata nel giardino di Marly, scolpita in marmo bianco di<br />

Carrara. E a 273 e 287 Giampiero Zannotti nella sua Storia dell’Accademia Clementina, in più luoghi<br />

del libro I, parla di Mchelagnolo con quegli encomi che giustamente merita quel divino maestro.<br />

Monsù Filibien, libro I, a 76, parlando di Michelangelo e di Raffaello, dice che era necessario che<br />

ambidue questi grand’uomini venissero al mondo acciò per mezzo loro tornassero a ristabilirsi le<br />

belle arti - pittura, scultura e architettura – le quali sino allora erano in uno stato deplorabile e<br />

come una larva. Merita di essere considerato ciò che il medesimo scrive nello stesso libro I, a<br />

192, perché viene a opporsi a quanto scrisse monsù de Fresnoy. Dice egli adunque che<br />

Michelagnolo è stato il più perfetto e il più dotto disegnatore che sia mai stato. E benché egli<br />

preferisca il gusto di disegnare di Raffaello a quello di Michelagnolo, confessa però che nel<br />

disegno di Michelagnolo vi è una bella grandiosità e una gran correzione e intelligenza, e in<br />

genere di figure nude dice che ha disegnato meglio di Raffaello. Vedi ancora la Vita di<br />

Michelagnolo scritta dal medesimo Filibien nel libro II, da 196 a 225. Florent Le Comte, libro I,<br />

nel suo libro intitolato Gabinetto di quadri, statue e stampe ecc., a 24. E nell’Idea di una bella biblioteca<br />

di stampe ecc., libro I, a 179. Lo stesso parimente nel detto libro, a 247, scrive che il Ratto di<br />

Ganimede di Michelagnolo fu intagliato da Quintino Boel e il Sogno, pure dello stesso, si trova<br />

intagliato da Van Soen. Odoardo Wright nei suoi Viaggi, libro I, a 155, fa menzione di una<br />

Crocifissione di mano di Michelagnolo che è in una camera della Certosa di Napoli. Parimente a<br />

232 registra il maestoso sepolcro di Giulio II colla stupendissima statua di Mosè e altri ornati, il<br />

tutto di mano di Michelagnolo nella chiesa di San Pietro in Vincola in Roma. E a 235 enuncia un<br />

busto di marmo di sua mano che è in detta città nella chiesa di Sant’Agnese. Come pure a 257 fa<br />

menzione della statua del Salvatore che è nella Minerva. Lo stesso, a 260, parla del celebratissimo<br />

Giudizio [p. 1842 – <strong>IV</strong> – C_044V] Universale che è nella Cappella Sistina in Vaticano. In questo<br />

luogo, volendo dire il suo parere sopra quest’opera, segue troppo alla cieca il parere di monsù di<br />

Fresnoy. Dice inoltre che i nudi di detta Cappella furono fatti ricoprire per ordine di un papa da<br />

Daniello da Volterra, il che non è vero perché furono coperti di panneggiamenti da un tal pittore<br />

che per una tale temerità si acquistò il nome di Brachettone. Seguita poi coll’enunciare le pitture<br />

che sono nella Cappella Paolina, che sono la crocifissione di San Pietro e la Conversione di San<br />

Paolo. Nelle Delizie d’Italia, tomo I, a 268, si parla dell’altare di San Domenico di Bologna dove è<br />

una piccola testa di Michelagnolo. Nello stesso tomo I, a 252, parlando l’autore della Reale<br />

Galleria di Toscana, dice che in essa si vede una statua antica di un Bacco insieme con una copia<br />

di Michelagnolo che non è punto inferiore all’originale. In questo luogo prende uno sbaglio<br />

notabilissimo perché il Bacco di Michelagnolo non è copia, ma originale veramente divino. Sono,<br />

è vero, diverse statuette di Bacco antiche, le quali si vedono nella stanza detta la Tribuna, ma<br />

queste non hanno che fare col Bacco di Michelagnolo che è figura grande al naturale. Vi è pure<br />

un altro Bacco più piccolo parimente di marmo, bellissimo, di mano di Jacopo Sansovino, ma<br />

questo ancora è totalmente diverso. Parimente nello stesso tomo I, a 266, l’autore delle Delizie<br />

d’Italia sbaglia dalla cappella grande ricca di marmi preziosi, architettura del principe don Pietro<br />

de’ Medici o piuttosto di Matteo Nigetti, alla cappella più piccola, ma più bella, dove sono i corpi<br />

di tutti i principi di Toscana, la quale è architettura di Michelagnolo di una bellezza veramente<br />

maravigliosa. Bastiano de’ Rossi, detto l’Inferrigno, nella sua Lettera contro Torquato Tasso in difesa<br />

della città di Firenze, dove fu impressa nel 1585, a 56, dove, parlando di Michelagnolo, dice che a<br />

porne il semplice nome si dice più che se quasi l’opera di tutti gli altri artefici si recitino ad una<br />

ad una. [p. 1844 – <strong>IV</strong> – C_045V] Merita di esser qui registrato il sonetto del Lasca in morte di<br />

Michelagnolo Buonarroti, il quale si trova nella parte I delle Rime del medesimo Lasca, impresse<br />

in Firenze nel 1741, a 31:<br />

Io veggio l’i[m]mortale alma natura,<br />

Michelagnolo assunto all’altra vita,<br />

allegra disse e con gioia infinita<br />

Or son’io franca e per sempre sicura.<br />

Lui che danno mi fea, non sol paura,<br />

46

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!