DISTRETTO - Carpidiem

che ammorberà l’aria per ore dopo il mio passaggio.
Via libera anche agli orecchini lampadario, più sono
pendenti e tempestati di cristalli, meglio è: l’orecchino
è la nuova frontiera del gioiello da regalare, non
impegnativo quanto un anello, né banale come un
braccialetto. Fondamentale, accertarsi dell’assenza
di eventuali allergie onde evitare l’effetto lobo dei
Masai e TASSATIVO EVITARE l’etnico da bancarella
che fa troppo fricchettone (le freak c’est chic
mia nonna in carriola:
le freak fa schif e
basta).
Grande rispolvero
delle pellicce, in qualsiasi
foggia purchè di
animale rarissimo,
in via di estinzione e
vietato dalla legge: si
può sempre dire di
averla ereditata dalla
prozia che l’aveva fatta
confezionare quarant’anni
fa, quando
ancora andare a
caccia faceva nobile
e ricco. E poi, che
momento di gloria
prendere in faccia dal
combat animalista un
barile di vernice rossa!!!
Per contro, quasi a
compensare l’ondata
di pelo (dal colbacco ai doposci pelosoni) che invaderà
fino ad aprile avanzato i nostri portici, assolutamente
out non farsi la ceretta inguinale brasiliana.
Deve per forza esserci un rapporto biunivoco tra
l’aumento di colli, inserti, giacche, stivaloni di pelliccia
e la moda crudele e maschilista della ceretta
integrale proprio “lì”; sta di fatto che senza almeno
un collo di volpe non vai da nessuna parte, e senza
la ceretta totale non ti si piglia nessuno: valutate voi
cosa preferite sacrificare, se la vita sessuale o la vita
sociale.
Se Shakespeare fosse vissuto di questi tempi, credo
che non avrebbe scelto di mettere in mano ad Amleto
un teschio (tormento interiore, pazzia, dubbi,
omicidi non sono credibili se affrontati con in mano
un teschio griffato Alexander McQueen): personalmente,
il mio gusto per questo genere di gadget si
era spinto fino al Rosario di Dolce e Gabbana, pur
sempre con un certo timore reverenziale: mi spiace,
ma il teschio non mi va giù, forse perché ovunque
mi giri ne vedo, banchi dei cinesi compresi. Ma alla
fine, se, come credo, Shakespeare era il Carlo Vanzina
dei tempi, lo avrebbe usato lo stesso, magari
tempestato di diamanti.
Vorrei dedicare un discorso a parte alle vere, grandi
protagoniste di queste ultime stagioni, che hanno
spiazzato dal podio scarpe e borse: le unghie.
La portata del fenomeno unghie si può facilmente
percepire entrando in una qualsiasi profumeria
chiedendo uno
smalto naturale:
la commessa trascolorerà,balbettando
frasi incomprensibili
(le più
audaci potrebbero
urlare: “esci da
questo corpo!”
brandendo a mo’
di aspersorio una
boccetta di acetone
alla mandorla):
nonostante l’improponibile
greige
da colore dell’anno
sia regredito
a “color cosce di
pollo”, è doveroso
sfoggiare manicure
dai colori
sgargianti, vistosi
e strani. Pantone
alla mano, non c’è
mise che tenga: con le unghie rosinopallidino si è
innegabilmente out. Un colore troppo neutro, del
resto, non si confà alle unghie a punta che le dive
del red carpet stanno lanciando su scala mondiale:
le gambe delle donne sono “compassi che misurano
il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il
suo equilibrio e la sua armonia”? Parimenti, le loro
unghie sono lo strumento per incutere fascino, timore
e terrore. E più sono a punta, più il messaggio
è chiaro.
Attenzione però: con le unghie a punta è fortemente
sconsigliato mettersi o togliersi le lenti a contatto (a
meno che non torni di moda la benda da pirata),
maneggiare bambini al di sotto dei due anni di età,
provarsi maglioni garzati (ma potrebbero tornare
utili in caso di maglie scappate), e soprattutto anche
solo pensare di fare QUA LSIASI COSA con un assorbente
interno. Donne avvisate…
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oTToBRe 2011 | CARPI DISTRETTO MODA | 15