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ROMA - CAULONIA E’ GEMELLAGGIO<br />
E’ stato siglato venerdì 1 Apr<strong>il</strong>e un importantissimo accordo che lega in un gemellaggio le città di<br />
Roma e di Caulonia. Il gemellaggio promuoverà lo sv<strong>il</strong>uppo culturale e turistico delle due realtà<br />
municipali e favorirà le relazioni tra cittadini per sv<strong>il</strong>uppare la reciproca conoscenza e stringere<br />
legami di collaborazione. A fare da tramite <strong>il</strong> musicista romano Valerio F<strong>il</strong>ippi, organizzatore del<br />
Roma Tarantella Festival, manifestazione che gli è valsa la cittadinanza onoraria di Caulonia<br />
dionale” (Springer-Verlag, 1991).<br />
Il convegno, articolato in due giornate si svolgerà all’ex Convento dei Minimi<br />
di Roccella, su iniziativa dell’Università della Calabria (Dipartimento<br />
Scienze della Terra), dell’Università di Parma, della Società Geologica italiana,<br />
dell’Ordine dei Geologi della Calabria e del Comune di Roccella Ionica.<br />
Per l’occasione, <strong>il</strong> sindaco di Roccella Jonica, prof. Giuseppe Certomà,<br />
consegnerà un targa riconoscimento all’<strong>il</strong>lustre studioso tedesco.<br />
L’evento roccellese, oltre ad omaggiare <strong>il</strong> prof. Ibbeken, sarà anche l’occasione<br />
per fare <strong>il</strong> punto sull’assetto fisico del territorio e sul dissesto idrogeologico<br />
nella Calabria ionica meridionale.<br />
I lavori del convegno si apriranno mercoledì 21 apr<strong>il</strong>e alle ore 9.30 registreranno<br />
gli interventi di Renzo Valloni dell’Università di Parma sul tema “Lo<br />
studio geologico della Freie Universität Berlin sulla Calabria ionica meridionale:<br />
uno straordinario contributo all’avanzamento delle conoscenze”; di H<strong>il</strong>lert<br />
Ibbeken, “I miei venti anni di ricerche geologiche nella Calabria ionica<br />
meridionale (con proiezione del f<strong>il</strong>mato “<strong>La</strong> costa di Bianco, processi e prodotti<br />
di un equ<strong>il</strong>ibrio dinamico nel trasporto dei sedimenti”); di Salvatore Critelli<br />
dell’ Università della Calabria che <strong>il</strong>lustrerà “Gli effetti della litologia, trasporto<br />
e deposizione sulla generazione, dispersione e composizione dei sedimenti<br />
clastici: esempi dalla California e Calabria Ionica”.<br />
<strong>La</strong> sessione pomeridiana si aprirà alle 14,30 con la relazione del presidente<br />
dell’Ordine dei Geologi della Calabria, Arcangelo Francesco Violo dedicata<br />
all’argomento: “L’erosione costiera nella Calabria jonica meridionale”.<br />
Seguiranno i contributi di tre geologi del <strong>La</strong>boratorio di Erosione Costiera<br />
dell’Ordine dei Geologi della Calabria: Fabio Procopio che farà <strong>il</strong> punto<br />
sul tema “<strong>La</strong>boratorio erosione costiera dell’Ordine Geologi della Calabria:<br />
un contributo al PAI Calabria”; Angelo A. Stam<strong>il</strong>e che affronterà l’aspetto<br />
“Clima ondoso, erosione ed impatto delle mareggiate nel tratto di costa compreso<br />
tra Stignano e Marina di Gioiosa Jonica”; Antonio Pisciuneri che si<br />
soffermerà su “L’erosione costiera lungo <strong>il</strong> litorale di Roccella Jonica (RC). Si<br />
proseguirà con un lavoro di ricerca di Renzo Valloni incentrato sull’ “Identificazione<br />
delle Celle Litorali: applicazioni in Calabria” e con la presentazione<br />
dell’escursione in programma <strong>il</strong> giorno successivo .<br />
In contemporanea ai lavori del convegno sarà possib<strong>il</strong>e visitare una mostra<br />
fotografica personale di H<strong>il</strong>lert Ibbeken sui luoghi della Calabria<br />
<strong>La</strong> giornata del 21 apr<strong>il</strong>e sarà dedicata ad un’escursione guidata sui litorali di<br />
Roccella Ionica e Bianco sul tema “Geologia e problemi di erosione costiera<br />
nella Calabria Ionica meridionale”.<br />
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DOMENICA 17<br />
APRILE 2011<br />
“<br />
“I rimasti e i partiti restano per Mi sembra di essere <strong>il</strong> loro autista. Sono in alto,<br />
sempre legati, anche se non sopra le nuvole, parto e ritorno. Quando sono in<br />
dovessero mai incontrarsi”, così paese mi nascondo dentro le nuvole. Il paese<br />
scrive Vito Teti in un racconto (Il non c'è più perché io non ci sono più, so come<br />
cammino di Vallelonga) facente divenire invisib<strong>il</strong>e, e apparire quando lo deside-<br />
parte del suo ultimo saggio: Pietre di Pane ro”. Ma ciò non è semplice. Vivere in un micro-<br />
(Un'antropologia del restare), Quod<strong>il</strong>ibet, cosmo che tra le sue prima regole ha quello del<br />
Macerata, 2011. Le due avventure (<strong>il</strong> restare e <strong>il</strong> controllo sociale del singolo sulla collettività e<br />
viaggiare) sono, infatti, complementari. Per que- viceversa non è un gioco da ragazzi. Ci vuole<br />
sto, secondo Teti, “vanno narrate insieme”. pazienza, arte appunto. “I luoghi sono anche<br />
Pietre di Pane,<br />
Il nuovo saggio-racconto di Vito Teti<br />
Eppure restare nel proprio paese è un'arte, un<br />
impegno denso d'incognite socio-culturali ma è<br />
anche fatica, poiché “ esiste lo sradicamento<br />
totale anche di colui che resta fermo”. Il saggioracconto<br />
del Prof. Teti (Ordinario di Etnologia<br />
Presso l'Università della Calabria), ci porta,<br />
attraverso una serie di racconti<br />
(impreziositi da poesie, antichi<br />
canti, testi orali e versi dei “farsari”)<br />
a comprendere, innanzitutto,<br />
che, oggi come ieri, noi calabresi<br />
siamo tentati dalla fuga, siamo<br />
sempre in fuga, forse. Ma l'antropologo<br />
di San Nicola da Crissa,<br />
che ha scelto la “stanzialità”,<br />
ha compreso che per uscire dal<br />
conflitto/tenaglia si rende vitale<br />
ancorarsi al luogo fisico natio per<br />
trasformarlo in strumento di<br />
conoscenza: una finestra sul<br />
mondo dal quale osservare/vivere la realtà di<br />
cultura e, conseguentemente, edificare la propria<br />
visione del mondo. Non è fac<strong>il</strong>e tutto ciò, le<br />
incognite sono nascoste in improvvisi conflitti,<br />
suggestivi retropensieri. Ecco come nel racconto<br />
Nuvole e rughe viene spiegato e visto <strong>il</strong> paese<br />
da Vittorio e Mara, due ex fidanzati che di tanto<br />
in tanto si vedono “perché nei paesi i legami non<br />
finiscono mai”. Il primo è rimasto, la seconda vi<br />
ritorna durante le vacanze estive e, come spesso<br />
avviene, si lamenta che <strong>il</strong> paese è cambiato, non<br />
è quello dei suoi ricordi. “ Non è che <strong>il</strong> paese<br />
non è più come prima. - le risponde Vittorio -<br />
Voglio dire qualcosa di diverso: non esiste più<br />
per me e io non esisto più per <strong>il</strong> paese. Non<br />
preoccuparti, capisco benissimo voi che volete <strong>il</strong><br />
paese dovunque vi rechiate, qualsiasi cosa facciate,<br />
comunque, sempre. E' l'inconveniente di<br />
chi se n'è andato, Chi è rimasto ha perso <strong>il</strong> paese.<br />
Chi è andato via non se ne libera”. Ed ancora: -<br />
Guarda lo spettacolo fuori, vedi <strong>il</strong> sole che si sta<br />
abbassando?....Vedi le nuvole bionde e dense<br />
che lo circondano, lo nascondono e lo scoprono.<br />
tempi raggrumati - scrive Teti in Madre di paese<br />
- E i miei luoghi sono fatti anche delle storie di<br />
persone che non ho mai conosciuto, di eventi<br />
che non ho vissuto, di interrogazioni di volti mai<br />
visti che chiedono una sorta di udienza. Mi<br />
appartiene quello che mi viene trasmesso e consegnato”.<br />
Bisogna amarlo <strong>il</strong> paese, quello che ci<br />
poteva dare ce l'ha dato, siamo noi, ora, a doverlo<br />
aiutare a non<br />
morire, evitando<br />
<strong>il</strong> vuoto abissale.<br />
Anche perchè “i<br />
luoghi lasciano<br />
tracce e memorie<br />
solo se qualcuno<br />
va a ricercarle,<br />
altrimenti restano<br />
muti o rumorosi,<br />
vuoti o pieni,<br />
senza che lo<br />
comunichino”.<br />
Non vi è dubbio<br />
che, come qualcuno<br />
ha sottolineato,<br />
Teti è anzitutto<br />
poeta, perché<br />
le sue annotazioni/racconto<br />
sono pregne di<br />
evocazioni liriche,<br />
suggeriscono<br />
sempre emozioni che solo i versi sanno disegnare<br />
e proteggere.<br />
Egli è un antropologo, ma di quelli che, all'occorrenza,<br />
sfuggono al linguaggio accademico<br />
tout court per impegnarsi a rivelare a se stessi e<br />
al mondo le fattezze culturali di una civ<strong>il</strong>ta<br />
(quella contadina) smarritasi nel fondo ventre<br />
del mutare dei tempi, ma che nel narrare di Teti<br />
non diviene rappresentazione nostalgica del<br />
passato, riaffermandosi dimensione antropologica<br />
pregna di vera poesia. Domenico Stranieri