09.06.2013 Views

Parte prima Il bambino bussò al cancelletto di legno, ch'era in tutto ...

Parte prima Il bambino bussò al cancelletto di legno, ch'era in tutto ...

Parte prima Il bambino bussò al cancelletto di legno, ch'era in tutto ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

corsa <strong>di</strong> Zurito, guardò la strada deserta, rivide il b<strong>al</strong>zo f<strong>in</strong><strong>al</strong>e del c<strong>al</strong>esse e Don Francesco proiettato<br />

<strong>in</strong> aria con le braccia e le gambe aperte. Si <strong>al</strong>zò, si riscosse, si mise a correre <strong>di</strong>rigendosi verso il<br />

punto <strong>in</strong> cui, <strong>al</strong>la curva, il c<strong>al</strong>esse doveva essersi rib<strong>al</strong>tato sul greto del torrente. Ma dopo una<br />

c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a <strong>di</strong> metri si fermò, si guardò attorno. Era proprio davanti <strong>al</strong> cancello del piccolo podere<br />

<strong>di</strong> Don Francesco Fulgheri. Vide la casa, il ciuffo <strong>di</strong> canne <strong>di</strong>etro le qu<strong>al</strong>i era la sorgente, e gli venne<br />

voglia <strong>di</strong> bere. Anche durante il sonno la sete lo aveva tormentato. Sp<strong>in</strong>se lo strim<strong>in</strong>zito e<br />

sgangherato cancello <strong>di</strong> ferro, si ch<strong>in</strong>ò per vedere quanto più lontano era possibile <strong>al</strong> <strong>di</strong> sotto delle<br />

fronde degli olivi, che arrivavano f<strong>in</strong> quasi a toccare il terreno coperto <strong>di</strong> erba secca e <strong>di</strong> sassi. Si<br />

avvic<strong>in</strong>ò <strong>al</strong>la casa e ci girò attorno. La porta e l'unica f<strong>in</strong>estra erano chiuse. I lavoranti che dovevano<br />

preparare le piazzole sotto gli olivi <strong>in</strong> vista del raccolto, erano già andati via. Allora non lo avevano<br />

trovato <strong>di</strong>steso <strong>in</strong> mezzo <strong>al</strong>la strada? Forse, per tornare a Norbio avevano fatto la scorciatoia dei<br />

boschi. Questa era l'ipotesi più probabile; era molto strano che nessuno fosse passato nella<br />

carreggiabile, <strong>in</strong> tante ore. Neppure Don Francesco si era preoccupato <strong>di</strong> tornare a prenderlo. Preso<br />

da pietà per se stesso, si levò la giacca, l'appese a un piuolo <strong>di</strong> <strong>legno</strong> <strong>ch'era</strong> piantato nel muro, e<br />

andò a bere <strong>al</strong>la sorgente. Si lavò la faccia e le mani con molta cura, si r<strong>in</strong>frescò, bevette a lunghe<br />

sorsate, poi si asciugò <strong>al</strong>la meglio col fazzoletto pulito che sua madre gli aveva messo <strong>in</strong> tasca e con<br />

un bastoncello flessibile spolverò la giacca appesa <strong>al</strong> piuolo e i c<strong>al</strong>zoni che aveva <strong>in</strong>dosso. Si sentì<br />

r<strong>in</strong>ato, e si avviò verso la curva <strong>in</strong> fondo <strong>al</strong>la strada polverosa. Dist<strong>in</strong>gueva benissimo le tracce<br />

lasciate dagli zoccoli <strong>di</strong> Zurito e d<strong>al</strong>le ruote. Nessuno era passato. Aveva visto Don Francesco<br />

<strong>al</strong>lontanarsi e poi s<strong>al</strong>tare <strong>in</strong> aria, come se il c<strong>al</strong>esse fosse scoppiato. Camm<strong>in</strong>ava senza fretta con i<br />

suoi scarponc<strong>in</strong>i pesanti, affondando nella polvere f<strong>in</strong>o <strong>al</strong> m<strong>al</strong>leolo. Era quell'<strong>al</strong>to strato <strong>di</strong> polvere<br />

che lo aveva s<strong>al</strong>vato quando si era lasciato cadere. Camm<strong>in</strong>ò f<strong>in</strong>o <strong>al</strong>la curva e udì un sommesso<br />

nitrito. Allora si mise a correre e vide il cav<strong>al</strong>lo lontano sul greto sassoso, <strong>in</strong> pie<strong>di</strong>, con la groppa e il<br />

collo <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ati e i resti dei f<strong>in</strong>imenti penzoloni tra le gambe. Si frugò <strong>in</strong> tasca, ci trovò <strong>al</strong>cune<br />

pietruzze <strong>di</strong> zucchero e si avvic<strong>in</strong>ò con la mano tesa, il p<strong>al</strong>mo rivolto verso l'<strong>al</strong>to. <strong>Il</strong> cav<strong>al</strong>lo fece un<br />

passo, <strong>al</strong>lungò il collo, prese delicatamente con le labbra raspose lo zucchero, e Angelo, voltandosi,<br />

ad un tratto, scorse Don Francesco. Giaceva pochi passi più <strong>in</strong> là sotto il c<strong>al</strong>esse fracassato, con gli<br />

occhi sbarrati e la bocca <strong>di</strong>grignata, i denti gi<strong>al</strong>li coperti da un velo <strong>di</strong> sangue. Una lunga ferita gli<br />

attraversava la fronte, da una tempia <strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tra. <strong>Il</strong> ragazzo arretrò <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>che passo e stette lì a lungo,<br />

immobile, come impietrito. Aveva già visto <strong>al</strong>tri morti, ma non gli era mai capitato <strong>di</strong> trovarsi solo<br />

d'improvviso con un morto così suo. Non lo aveva previsto e non avrebbe potuto: nella sua <strong>in</strong>fantile<br />

de<strong>di</strong>zione Don Francesco era sempre stato il protettore, l'uomo forte e coraggioso che esce illeso da<br />

tutti i pericoli e da tutte le m<strong>in</strong>acce.<br />

Si fece forza, si segnò, si avvic<strong>in</strong>ò <strong>al</strong> cadavere e, <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiandosi su <strong>di</strong> un sasso, recitò la preghiera<br />

dei defunti. Sapeva che avrebbe dovuto chiudere gli occhi del morto, ma non ne ebbe il coraggio.<br />

D<strong>al</strong>la ferita era uscito molto sangue arrossando una m<strong>in</strong>uscola pianticella <strong>di</strong> elce che cresceva<br />

proprio sotto il masso <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e il morto era addossato. Tornò vic<strong>in</strong>o <strong>al</strong> cav<strong>al</strong>lo, lo toccò, lo sentì<br />

c<strong>al</strong>do, umido <strong>di</strong> sudore, ancora percorso da brivi<strong>di</strong> <strong>di</strong> paura.<br />

« Tutti eravamo spaventati » mormorò. « È per questo che ti ha sparato. »<br />

Sfibbiò non senza fatica il sottopancia del sell<strong>in</strong>o a cui erano ancora agganciati i mozziconi delle<br />

stanghe e il cav<strong>al</strong>lo tirò un sospiro <strong>di</strong> sollievo. Gli rimise il morso assicurandolo <strong>al</strong>le fibbie, come<br />

avrebbe dovuto fare Gerolamo, arrotolò le lunghe re<strong>di</strong>ni e, tenendolo per la capezza, lo guidò su per<br />

il greto sassoso, così come si conduce per mano un <strong>bamb<strong>in</strong>o</strong>.<br />

<strong>Il</strong> cav<strong>al</strong>lo camm<strong>in</strong>ava attento, premuroso, obbedendogli docilmente. Si accostò <strong>al</strong> muretto e parve<br />

pers<strong>in</strong>o piegare la schiena per permettere ad Angelo <strong>di</strong> s<strong>al</strong>ire. <strong>Il</strong> <strong>bamb<strong>in</strong>o</strong> si aggrappò <strong>al</strong>la cr<strong>in</strong>iera e<br />

fu subito <strong>in</strong> groppa, leggero, agile. Ma le re<strong>di</strong>ni erano troppo lunghe e così arrotolate gli davano<br />

noia. Estrasse il suo coltello bene affilato, le tagliò <strong>al</strong>la giusta lunghezza, ci fece un nodo e gettò il

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!