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Passera Alessandro 5.E - Liceo Scientifico Antonelli

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di una risposta accentrata fu inevitabile per l'assenza di una tradizione unitaria nella massa degli<br />

abitanti. Questa nuova struttura amministrativa si mostrò subito fallace con l'attuazione della<br />

piemontesizzazione, ottenuta tramite l'estensione a tutto il regno di leggi unificatrici, riprese dal<br />

codice piemontese, nonostante questo si dimostrasse antiquato in ambito penale rispetto a quello del<br />

Granducato di Toscana, in ambito civile rispetto a quello del Ducato di Parma e in ambito comunale<br />

rispetto a quello del Lombardo – Veneto, riportando gravi danni a tutto l'apparato, poiché ogni<br />

27 Giuseppe Ferrari<br />

imitazione di leggi,che non sia un vero miglioramento, è un danno; poiché sospende il rapido corso<br />

della transazione, diffonde una dubbiezza universale, rende sufficienti tutte le congiunzioni<br />

pratiche, costringe gli uomini a rifar da capo tutti i loro giudizi e calcoli 28 . Quest'atteggiamento<br />

rese subito evidenti i problemi di una struttura accentrata, a cui si era giunti con annessioni, più che<br />

libere scelte, poiché i plebisciti, che le avevano sancite, avevano avuto solo valore populistico.<br />

Questa situazione rese evidente la necessità di un maggiore decentramento amministrativo, come<br />

sostenuto dai romagnoli Farini e Minghetti, dal toscano Ricasoli e dal lombardo Stefano Jacini.<br />

Da Minghetti in particolare giunse una valida proposta di decentramento, ottenibile con la<br />

concessione di autonomie locali ristrette, che avrebbero comunque diminuito il peso della macchina<br />

statale centrale. Questa soluzione fu però bocciata, perchè sulla scena nazionale si stava<br />

prefigurando il pericolo del brigantaggio meridionale, misto ad una dose di separatismo, per<br />

favorire il ritorno borbonico. Inoltre le attenzioni poste sul completamento dell'unità, giunta nel<br />

1870 con Roma, distolsero l'interesse dalle istanze federali, che contemporaneamente, sconfitte per<br />

l'evolversi degli eventi interni, stavano perdendo sempre maggior vigore per la crescente forza dei<br />

nazionalismi. Le esigenze pratiche, che avevano portato lo Stato italiano ad assumere una forma<br />

fortemente accentrata, crearono subito dei problemi di gestione del potere, che, non essendo stato<br />

autolimitato dai governanti, presentava una forza internazionale maggiore, ma inadeguata<br />

all'interno, troppo svincolata dalle diverse situazioni italiane. L'impossibilità di un governo<br />

particolare, che tentasse di risolvere in maniera precisa alcuni problemi locali, all'interno del quadro<br />

nazionale, rese ancora più evidente le enormi differenze interne al Paese. Dopo una prima fase di<br />

inevitabile accentramento, lo Stato italiano non seppe evolversi in senso federale, favorendo il<br />

decentramento in dipartimenti, come in Francia, senza giungere alla creazione di altre entità statali,<br />

che minassero l'unità. La concessione di autonomie alle varie entità locali trovò contrari sia la<br />

Destra storica che la Sinistra storica, impedendo un pieno sviluppo delle potenzialità, specie<br />

meridionali. Proprio come risposta alla nascita della questione meridionale, Gaetano Salvemini<br />

formulò la proposta di un federalismo equilibrato, che non minasse assolutamente l'unità.<br />

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