Passera Alessandro 5.E - Liceo Scientifico Antonelli

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Foto di Gaetano Salvemini 29 Salvatore Lucchese, da “Federalismo, socialismo e questione meridionale in Gaetano Salvemini” Salvemini riscontrava le cause del mancato progresso dell'Italia meridionale nel fatto che essa ha dovuto mettersi in moto da un punto di partenza molto più arretrato dell'Italia settentrionale 30 e che il progresso ha dovuto e deve lottare non solo con tutte le forze conservatrici locali, ma anche con le condizioni disastrose fatte all'Italia meridionale dell'accentramento finanziario e amministrativo dell'Italia monarchica 31 .Proprio per l'ultimo motivo, il direttore dell'”Unità” insieme a Napoleone Colajanni, Ettore Ciccotti e Giustino Fortunato, arrivò ad esprimere una proposta federalista lucida e convinta, dal basso. Secondo Salvemini, solamente il blocco operaio–contadino era in grado di farsi promotore di un federalismo, che non si riducesse a puro decentramento amministrativo, ma che inquadrasse l'autonomia degli enti locali in una prospettiva unitaria e 16
gradualistica, fondata sul principio di sussidiarietà. Lo storico pugliese pensava ad uno Stato unitario, composto da un Parlamento e da un potere centrale, espressione della volontà nazionale, con competenze politiche e amministrative ben delineate, lasciando ampia e reale autonomia agli enti locali: comuni e province, cardine fondante della tradizione italiana, da cui, con movimento ascensionale, si costituissero le regioni. Con questa struttura si poteva risolvere il problema della mancanza di un'equità distributiva delle amministrazioni e dell'eccessiva burocratizzazione, che specie al Sud, avevano portato gravi danni alla società, come lo sviluppo di una forte corruzione. Secondo Salvemini, lo Stato centrale doveva rappresentare l'unità nazionale in politica estera, mentre a regioni, province e comuni, riorganizzati secondo il modello londinese delle contee metropolitane, divise in quartieri–comuni, rimanevano le competenze, riguardanti gli interessi locali o specifici dei cittadini. L'acuta riflessione di Salvemini pose, non solo in ambito terminologico, ma soprattutto pratico, la differenza tra federalismo e regionalismo, da lui fortemente attaccato, segnando un ulteriore miglioramento, reso esplicito, della dottrina federalista. 1.3.2 Lo Stato Nazionale e l'idea di Europa Nella seconda metà dell'Ottocento e all'inizio del Novecento si ebbe in Europa un forte sviluppo dello Stato nazionale, in cui era assente una qualsiasi limitazione del potere statale. Con l'affermazione dello Stato nazionale e della convinzione, che fra le diverse nazioni esistessero differenze radicate e insuperabili, si venne a rompere le coscienze di una comune civiltà europea, presente specie negli intellettuali, per cui fino ad allora vi era stata un'unità religiosa, morale e civile, sentita anche da politici, come Cavour. L'affermazione dello Stato nazionale portò alla degenerazione dell'idea di nazione, utilizzata a livello ideologico, con conseguente nascita di forti 30 Gaetano Salvemini attenzione all’impaginazione: le note vanno a piè di pagina 31 Gaetano Salvemini nazionalismi e irredentismi. I caratteri degenerativi dello Stato nazionale e le possibili disastrose conseguenze furono colti dai maggiori esponenti federalisti, quali Cattaneo, Proudhon, Frantz e Lord Acton. I progetti di un'unità europea vennero così sempre più accantonati, in particolare l'idea del pacifismo cosmopolitico, espressa chiaramente per la prima volta da Kant, venne abbattuta dalla politica di potenza e dall'imperialismo espansionistico di tutti gli Stati nazionali, in particolare quello tedesco. I federalisti avevano compreso che tali atteggiamenti avrebbero portato presto o tardi ad una guerra, in cui si sarebbero scontrati gli eserciti, espressione più forte degli Stati nazionali. Il declino dell'idea dell'unità europea e dei valori sopranazionali, come la pace, fu 17
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