Foto di Luigi Einaudi prima volta sul piano teorico una netta distinzione tra federazione e confederazione, rilanciò il progetto degli Stati Uniti d'Europa, la cui vera ed efficace unificazione poteva passare solo attraverso la limitazione del potere sovrano degli Stati nazionali, poiché una collaborazione tra Stati separati era assolutamente insufficiente. Questa convinzione portò Einaudi a dire che la guerra presente è la condanna dell'unità europea imposta colla forza da un impero ambizioso, ma è anche lo sforzo cruento per elaborare una forma politica di ordine superiore 34 . La Prima Guerra Mondiale 34 Luigi Einaudi da “La Società delle Nazioni è un ideale possibile?”. 20
era stata causata dalla contraddizione fra l'interdipendenza economica fra tutte le parti del mondo e soprattutto fra i paesi più avanzati, che la rivoluzione industriale aveva prodotto a partire dagli ultimi decenni del 1800, e l'esistenza degli Stati nazionali sovrani che, con le politiche protezionistiche, tendevano a soffocare lo sviluppo economico in spazi troppo ristretti 35 , nesso colto anche da Trotsky. Einaudi formulò quindi una lungimirante soluzione del problema, vicina a quella degli inglesi Curtis, Lord Lothian, Robbins, Wootton e della Federal Union, proponendo un federalismo sovranazionale, che assicurasse un mercato comune, come sostenuto da Ortega y Gasset, e impedisse ad uno Stato di operare un tentativo egemonico, con l'ausilio della guerra, per assoggettare sotto di sé tutto il continente. Questa risposta al problema dell'inadeguatezza dello Stato nazionale rendeva necessaria una limitazione del potere sovrano degli Stati. Quest'ultimo pensiero divenne il punto di partenza della Resistenza, nel momento in cui lo Stato nazionale autoritario di stampo fascista mostrava la propria debolezza, giungendo al termine. 1.4.3 Carlo Sforza Carlo Sforza fu il primo politico del Novecento a ipotizzare un progetto di unità di integrazione europea, richiamandosi all'internazionalismo mazziniano, con cui garantire, dopo il primo conflitto mondiale, il non ripetersi di altre guerre. Ministro degli Esteri con Giolitti, seppe formulare una proposta realistica di pace tra popolazioni di Stati diversi, residenti sul medesimo territorio. Durante l'esilio, dovuto all'ascesa del fascismo in Italia, maturò la necessità di un patto federativo europeo, ispirato alla scuola inglese, specie a Lord Lothian, in grado di salvaguardare la pace e la solidarietà, ottenuto tramite unioni economiche e doganali con un processo lento. Appena divenuto, nel 1947, Ministro degli Esteri con De Gasperi, pronunciò alla Camera nel 1949 la celebre frase per cui l'Italia deve diventare per l'Europa, ciò che il Piemonte fu per l'Italia 36 . Applicò subito questa convinzione politica, proponendo alla Francia un'unione economica con l'Italia e dimostrandosi subito favorevole al piano Schuman. Vicino a Croce dal punto di vista teorico, braccio diplomatico dell'europeismo degasperiano, seppe farsi promotore di un'ipotesi realistica di federalismo sovranazionale, sostenendo la necessità di un'unione economica e politica, presupposto per la CED, nel settore assai complesso della difesa. Coniò il termine “Unione Europea”, divenendo il primo Ministro per gli affari europei. Il suo apporto, riconosciuto dai federalisti italiani, in prima fila 35 Sergio Pistone da “L'Italia e l'unità europea” 36 Carlo Sforza 21