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Terza serie (2001) VI, fascicolo 1-2 - Brixia Sacra

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prodotto il mundum direttamente nel cenobio, cosa che indubbiamente sarebbe<br />

risultata per lui piuttosto scomoda, ne consegue che esse devono avergli permesso<br />

di portare l’atto del 1242 nella propria bottega al fine di utilizzarlo come<br />

modello. Se si pensa all’importanza che viene data alla conservazione delle carte<br />

ed all’integrità dell’archivio 107 , si comprenderà come la consegna ad un terzo<br />

di un titolo comprovante un diritto, con tutti i rischi connessi allo spostamento<br />

ed alla permanenza fuori dalla sede abituale, non possa essere effettuata<br />

a cuor leggero, ma sia segno di un rapporto con un personaggio di cui le<br />

committenti si fidano profondamente.<br />

Pare poi che a Marchesio sia consentito l’ingresso nel tabularium, o almeno<br />

che egli abbia libero accesso alla documentazione in esso custodita, poiché<br />

risultano essere stati scritti dalla sua mano alcuni brevi regesti sul verso di due<br />

documenti rogati da altri notai 108 . Ciò ha lo scopo evidente di renderne più agevole<br />

il reperimento all’interno dell’archivio. Il fatto che sia stato proprio lui ad<br />

apporre tali annotazioni dimostra da un lato il suo desiderio di rendersi utile<br />

alle monache (e magari anche di velocizzare eventuali mansioni amministrative<br />

di cui venga incaricato), dall’altro la sua conoscenza dei sistemi di organizzazione<br />

del deposito delle carte monastiche.<br />

Nel corso della seconda metà degli anni Ottanta, gli atti da lui redatti si<br />

incontrano con frequenza decrescente, fino ad arrivare all’ultimo, datato<br />

1290 109 . Si giunge così al termine di una collaborazione professionale quasi<br />

ventennale, e forse, più in generale, anche di una carriera. Marchesio è citato<br />

nel 1292 fra i testimoni di un’investitura 110 ; da questa data in poi, non ci sono<br />

altre notizie di lui.<br />

Crescimbene «de Pataris»<br />

S T U D I<br />

Il primo componente della famiglia de Pataris ad entrare in contatto con il<br />

monastero dei Ss. Cosma e Damiano è Angelo. Residente a Brescia, chierico<br />

della cappella del cenobio, presenzia come testimone a quattro atti di investitura<br />

fra il 1242 e il 1255 111 . Non si conoscono però i suoi legami di parentela<br />

con il notaio Crescimbene.<br />

Poco più di trent’anni dopo si incontra quest’ultimo, quando, nel 1287,<br />

inizia la sua attività di rogatario per conto delle monache 112 : a questo primo atto<br />

ne fanno seguito altri trentadue, il più recente dei quali risale al 1296 113 . Una<br />

produzione numericamente imponente, ma tipologicamente poco variata:<br />

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