Lettera di Amerigo Vespucci delle isole nuovamente frovate in ...

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- e come un tempo tiene a l'uomo nella sommiti della mota, e altro tempo lo ributta da s6 e lo priva de' beni che si possono dire imprestati: di modo che, conosciuto el continuo travaglio che l'uomo pone in conquerirglil con sottomettersi a tanti disagi e pericoli, deliberai lasciarmi della mercantia e porre el mi0 fine in cosa pic laudabile e ferma: che fu che mi disposi d'an- dare a vedere parte del mondo e le sue maraviglie. E a questo mi si offerse tempo e luogo molto oportuno: che fu che 'I re don Ferrando di Castiglia, avendo a mandare quattro navi a discoprire move terre verso l'occidente, fui eletto per Sua Altezza che io fussi in essa flotta per adiutare a discoprire. E partimmo del porto di Calis a di IO di maggio 1497, e pigliammo nostro cam- mino per el gran golf0 del Mare Oceano; ne1 qual viaggio stemmo 17 mesi e discoprimmo molta terra ferma e inhite isole, e gran parte di esse abitate, che dalli antichi scrittori non se ne parla di esse, credo perch6 non n'ebbono notizia: chC, se ben mi ricordo, in alcuno ho letto che teneva che questo Mare Oceano era mare senza gente, e di questa opinione fu Dante nosfro poeta, ne1 XXVI capitol0 dello Inzrnoz, dove finge la morte di Ulyxe. Ne1 qual viaggio vidi cose di molta maraviglia, come intenderi Vostra Magnihcema. ad tempus in rotae summo tenerent, et deinde ipsum praecipitarent ad imum, qui se possidere multa dicere poterat; constitui mecum, variis talium rerum casibus exanclatis, istius modi negoda dimittere et meo- rum laborum finem in res laudabiliores ac plus stabiles ponere. Ita dispo- sui me ad varias mundi partes contemplandas et diversas res mirabiles videndas. Ad quam rem, se et tempus et locus oportune obtulit. Ipse enim Castiliae rex Fernandus tunc quatuor parabat naves ad terras novas occidentem versus discooperiendas, Cuius Celsitudo me ad talia inve- stiganda in ipsam societatem elegit. Et solvimus vigesima die maii I 597 de portu Caliciae, iter nostrum per magnum Oceani sinum ca- pientes; in qua profectione 18 consumavimus menses, mdtas inve- dentes terras firmas et insulas pene innurnerabiles ut plurimum habi- tatas, quarum maiores nostri mentionem nullam fecerunt, unde et ipsos antiquos talium non habuisse noticiam credimus. Et nisi memoria me fallat, memini me in aliquo legere, quod mare vacuum et sine hominibus esse tenuerint; cuius opinionis ipse Dantes poeta noster fuit, ubi duode- vigesimo capite de Inferiis loquens, Ulissis mortem confingit. Quae autem mirabilia viderim, in sequentium processu Tua Maiestas intelliget. conqurirgJii: conquistarli. I!$, XXVI, 1x4. Nella wad. latina, per errore, diodeuigesino.
Come di sopra dissi, padmmo del potto di Calis quattro navi di conserva, e cominciammo nostra navigazione diritti alle isole Fortunate, che oggi si dicono la Gran Canaria, che sono situate ne1 Mare Oceano ne1 fine dello occidente abitato, poste ne1 terzo clima, sopra le quali alza el polo del settentrione fuora del loro orizzonte 27 gradi e mezzo, e distanno da questa citti di Lisbona 280 Ieghe per el vento infra mezzodi e libeccio; dove ci ditenemmo otto di, provedendoci d'acqua e legne e di altre cose necessarie. E di qui, fatte nostre orazioni, ci levammo e demo le vele a1 vento, cominciando nostra navigazione pel ponente, pigliando una quarta di libeccio. E tanto navicammo che a1 capo di 37 giorni fummo a tenere' ad una terra che la giudicammo essere terra ferma; la quale dista dalle isole di Ca- naria piii all0 occidente a circa di mille leghe fuora dello abitato drento della torrida zona, perch6 trovammo el polo del settentrione alzare fuora del suo orizzonte 16 gradi, e piii occiden- Principium terrarum insularumque variarum desmiptio, quarum vetusti non meminerunt autores, nuper ab anno incarnati Domini 1497 bis gemi- nis navigationibus in mari discursis inventarum, d mh videlicet in Mari Occi- dentali per dominum Fernandum Castiliae, reZiquiis vero dua bus in Australi Ponto per dominum Manuelem Por fugalliae, serenissimos regeJ., Americo Vespu- cio, uno ex nauleris naviumque prae,fec fis praecipuo, subsequentem ad praefatum dominum Fernandum Castilliae regem * de buiusmodi terris et insulis edente narrationeni. Anno Domini 1497, vigesimo mensis maiij die *v* nos cum 4 conservantiae navibus Calicium exeuntes portum, ad insulas (oh For- tunatas, nunc vero Magnam Cmariam dictas) in he ocddentis habitati positas, in tertio climate, super quo extra horizontem earum se 27 gradibus cum duobus teaus septentrionalis elevat polus, distantesque ab hac civitate Lisbona, in qua conscriptum extitit hoc praesens opuscu- lum, 280 leucis, vento inter meridiem et lebeccium ventum spirante, cursu primo pertigimus. Ubi nobis de lignis, aqua ceterisque necessarik providendo, consumptis octo fere diebus, nos (facta in primis ad Deum oratione), elevatis de hinc vento traditis velis, navigationem nostram per ponentem incipientes, sumpta una lebecii quarta, tali navigio tran- scurrimus ut, 27 vix elapsis diebus, terrae cuidam applicaremus, quam firmam fore existimavimus; distatque Canariae Magnae ab insulis 1000 (vel circiter) leucis, extIa id quod in zona torrida habitatum est. Quod ex eo nobis constitit, quod septentrionalem polum extra huiuscemodi telluris horizontern IG gradibus se elevare magisque occidentalem ' fnmmo a tenere: ci ancorammo. v. la nota 2 a p. 322.
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