10.06.2013 Views

L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero

L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero

L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

δ: soddisfazione. Momento <strong>del</strong> ritorno <strong>del</strong> contributo di A al moto di S. S ci mette il lavoro, A ci mette un<br />

altro pezzo di lavoro, quindi due lavori. La soddisfazione è ottenuta per mezzo di due lavori: «Allattandomi<br />

mia madre (apporto esterno) mi ha eccitato al desiderio (eccitamento) di agire per ottenere (lavoro) la<br />

soddisfazione per mezzo di un altro (soddisfazione)».<br />

La costituzione <strong>del</strong>la psiche, come si dice la Costituzione italiana, avviene in un certo tempo; non è<br />

immediata, non è una fotografia, si può invece raccontare; la nostra costituzione ha una sua storia. Questa<br />

costituzione può anche essere detta con la frase «Allattandomi mia madre mi ha eccitato al pensiero, al<br />

desiderio di agire per ottenere la soddisfazione per mezzo di un altro». In questa radiografia ci sono <strong>del</strong>le<br />

frecce che indicano il senso, la direzione di un moto, quindi è una questione dinamica. Questa costituzione<br />

non è un mo<strong>del</strong>lo, si può raccontare. Questo movimento si realizza in due tempi e si articola in quattro<br />

momenti che è utile tenere presenti perché la psicopatologia si presenta come infrazione a uno o più dei<br />

momenti che costituiscono il moto a meta un movimento che ha per legge la soddisfazione.<br />

Il concetto di moto è molto più ampio come avete potuto vedere nei momenti <strong>del</strong>la sua articolazione di<br />

quello di comportamento, il quale specifica solo uno dei momenti <strong>del</strong> moto. [2]<br />

Questa rappresentazione grafica, che noi chiamiamo clessidra, [3] non è un mo<strong>del</strong>lo, ma un modo di<br />

raccontarsi <strong>del</strong> soggetto, noi ci possiamo raccontare attraverso i quattro momenti <strong>del</strong> moto essa è la<br />

nostra bussola, in altre parole rispetto a questa clessidra succedono fatti, avvenimenti, deviazioni, infrazioni<br />

che ci permettono di riconoscere il Nord, il Sud e di orientarci nel mondo non solo <strong>del</strong>le psicologie ma anche<br />

<strong>del</strong>le psicopatologie.<br />

La psicopatologia, come la psicologia, è «roba» da tutti i giorni, basta aprire il giornale o guardare la<br />

televisione per dire: lì si tratta di psicologia o di psicopatologia. Quello sulla psicopatologia è un giudizio che<br />

noi applichiamo, tendiamo ad applicare, possiamo usare tutti i giorni. Così pure affermiamo che la<br />

psicopatologia è una questione di letterati, filosofi, scienziati. Qui parliamo <strong>del</strong> quotidiano come parliamo dei<br />

massimi sistemi.<br />

Dante Alighieri – e qui noi facciamo un’altra Divina Commedia, la nostra, di tutti i giorni – esordisce nel<br />

primo canto <strong>del</strong>l’Inferno dicendo che lì lui non ci capiva più niente. «Nel mezzo <strong>del</strong> cammin di nostra vita,<br />

mi ritrovai per una selva oscura che la retta via era smarrita» Dante Alighieri parte dal giudizio che un certo<br />

giorno, non il primo, perché era nel mezzo <strong>del</strong> cammin <strong>del</strong>la sua vita e <strong>del</strong>l’altrui vita ma qualche giorno<br />

dopo, dopo aver percorso un pezzo di strada, lui si è accorto che non aveva più la bussola. Nel caso <strong>del</strong>la<br />

psicopatologia si tratta di aver perso la bussola.<br />

Per accorgersi che si tratta di aver perso la bussola è bene mantenere la posizione <strong>del</strong> Soggetto, la<br />

costituzione soggettiva, come criterio di discriminazione. Essere esperto in psicopatologia viene dall’avere la<br />

bussola, dall’averla riconquistata; dall’essere un po’ guariti. Il fare scienza <strong>del</strong>la psicopatologia connette il<br />

nostro lavoro alla possibilità <strong>del</strong>la guarigione.<br />

La clessidra è il nostro test di realtà. Non è banale né secondario dire qual è il nostro test di realtà, perché <br />

penso sia noto a tutti ce ne sono stati tanti, soprattutto filosofici; tra loro uno dei più comuni è la risposta<br />

alla domanda: «Sogno o son desto?». Il test di realtà suona come «datti un pizzicotto», se, infatti, dandomi<br />

un pizzicotto sentirò dolore saprò di essere desto. C’è gran differenza tra il dire che il test di realtà è la<br />

clessidra ovvero l’individuazione di due posti in una relazione S – A, e il dire che per essere reale bisogna<br />

soffrire. La sofferenza non è il nostro test di realtà.<br />

Tento di descrivere questo passaggio da psicologia a psicopatologia mantenendo la posizione di S, in altre<br />

parole guardando dove va a finire il soggetto nella psicologia; si potrebbe anche dire come va a finire o come<br />

non va più a finire vale a dire come non va più a soddisfazione, come si dice di un luogo di destinazione:<br />

andare a Milano. Quando S non va più a finire o si accorge di mettere in dubbio il suo andare a finire – come<br />

Dante Alighieri – si tratta di un’infrazione alla psicologia quindi di una smentita; qualcuno, qualcosa, un<br />

certo fatto, una certa serie di fatti hanno smentito la mia psicologia, hanno smentito la mia posizione di<br />

soggetto; allora da S smentito il mio moto diventa predicibile. Quando non ero in una selva oscura il mio<br />

moto non era predicibile, tutto poteva succedere. Quando mi trovo in una selva oscura faccio la Divina<br />

23

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!