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L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero

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3. L’INGANNO<br />

Entriamo un po’ di più nel dettaglio <strong>del</strong> «si nasce sani e si viene ammalati». Un altro soggetto, probabilmente<br />

partner, un altro significativo nella relazione e di cui ci eravamo serviti per imparare la legge <strong>del</strong>la<br />

soddisfazione, agisce in modo da ingannarci. Ci stiamo occupando così di eziopatogenesi, da dove comincia<br />

la psicopatologia.<br />

Il soggetto non si ammala da solo, viene ammalato per mezzo <strong>del</strong>l’intervento patogeno da parte di un altro,<br />

un altro non qualunque ma un altro individuato come <strong>del</strong>l’universo di tutti gli altri; un altro che è stato e che<br />

è co-istitutivo <strong>del</strong>la norma. Insisto sulla significatività <strong>del</strong>l’altro patogeno che non è mai uno qualunque<br />

incontrato per strada e ci dice qualcosa, ma un altro che era parte <strong>del</strong>la nostra legge.<br />

Questo atto patogeno che chiamiamo inganno, per indicare anche la malafede, è un atto storico, databile<br />

avviene cioè in un certo tempo – «nel mezzo <strong>del</strong> cammin di nostra vita». L’atto patogeno è databile non nel<br />

senso che avviene quella sola volta ma databile perché possiede una sua sistematicità. Non c’è il trauma –<br />

così come non c’è la psicologia – ma c’è un intervento traumatico sistematico, un intervento patogeno.<br />

La tanto sbandierata teoria <strong>del</strong> trauma copre proprio la sistematicità degli interventi patogeni. In questo<br />

Freud ha individuato con precisione la funzione <strong>del</strong> ricordo di copertura. Quando ci troviamo di fronte ad<br />

una persona che insiste su «quella volta», probabilmente con quella volta copre anche tante altre volte.<br />

L’inganno, come atto databile e sistemico, ha come contenuto la sconfessione <strong>del</strong>la psicologia; è inganno<br />

sulla legge che guida la relazione, ma, attraverso contenuti particolari, conduce alla messa in dubbio<br />

sistematica di quella legge sulla quale io mi ero costituito, sulla quale il soggetto si reggeva in piedi. Il<br />

contenuto <strong>del</strong>l’inganno è una teoria <strong>del</strong>la relazione che si mantiene non più per quella legge che io fin da<br />

bambino ho conosciuto poiché ne ero costituito e avevo partecipato alla sua costituzione.<br />

La teoria <strong>del</strong>la relazione offerta con l’inganno si mantiene secondo un’altra legge, che possiamo vedere<br />

rappresentata da alcune frasi come «Io sono tua madre!», «Lo dico per tuo bene». Il mio bene è stabilito da S<br />

rispetto ad una relazione, altrimenti diventa un bene imperativo. Queste frasi, proposte in una certa<br />

sistematicità, indicano una teoria <strong>del</strong>la relazione che non si regge secondo la norma <strong>del</strong>la soddisfazione.<br />

Sono frasi perverse, esse cioè pervertono, spostano, sostituiscono la direzione <strong>del</strong>la costituzione soggettiva.<br />

Così comuni da essere in bocca anche a chi perverso come struttura psicopatologica generale, e quindi<br />

come tale pervasiva non è; queste frasi possono essere pronunciate anche da un nevrotico o appartenere<br />

alla psicopatologia comune, si tratta di frasi note a tutte le orecchie.<br />

L’inganno riguarda la legge che guida la relazione, pervertita da una teoria che segue un’altra legge.<br />

4. L’ERRORE<br />

Parlando <strong>del</strong>l’inganno abbiamo individuato cosa ci mette l’Altro Soggetto <strong>del</strong>la nostra relazione costitutiva,<br />

mentre l’errore individua ciò che ci mette il soggetto. Il soggetto si ritrova di fronte all’inganno da ingenuo,<br />

non è pronto, non se lo aspetta che la madre riproponga imperativamente la sua maternità. Che la propria<br />

madre si metta dalla parte di chi non appoggia più la costituzione, ma la mette in dubbio.<br />

Il momento <strong>del</strong>l’inganno è per il soggetto un momento passivo, in cui non si sa più se dare retta alla propria<br />

costituzione oppure alla teoria proposta dalla madre che ha co-istituito la costituzione. Nella crisi il soggetto<br />

può sbagliare, può scegliere la madre, piuttosto che la costituzione; può scegliere di rinunciare alla propria<br />

costituzione per mantenere la relazione.<br />

In questo momento il soggetto evita, sospende il giudizio sull’altro. L’errore in questo momento passivo è<br />

una sospensione <strong>del</strong> giudizio, in altre parole un non giudizio, un difetto di giudizio là dove il giudizio<br />

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