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L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero

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sia il soggetto che si presenta perdente in partenza, che fa tutto da sé e fa tutto anche per l’altro, disposto a<br />

ogni rinuncia, disposto anche a pagare tutto per l’altro, trattenendo semmai per sé il rancore <strong>del</strong>l’insuccesso<br />

subito (in realtà cercato);<br />

sia il soggetto che si presenta come individuo brillante, che non dice mai: «no», disposto a invitare e a<br />

lasciarsi invitare per ritirarsi al momento <strong>del</strong>l’appuntamento.<br />

Il dubbio nevrotico non va confuso con il sospetto paranoico, ma ricondotto all’angoscia di una presunta<br />

perdita d’amore (<strong>del</strong>l’altro). «Se ciò che piace a me all’altro non piace, egli mi rifiuterà, dunque rinuncio io»,<br />

oppure: «Se io ottengo ciò che desidero, so che dovrò pagare caro».<br />

La nevrosi e la guarigione<br />

La nevrosi è la patologia cui principalmente ci riferiamo perché il soggetto <strong>del</strong>la nevrosi è il soggetto <strong>del</strong>la<br />

cura. Quando pensiamo ad un possibile trattamento e alla guarigione, noi pensiamo al soggetto <strong>del</strong>la nevrosi,<br />

e questo vale pure per lo psicotico e per il perverso che si rivolgano a un curante. La possibilità di cura nella<br />

psicosi e nella perversione non dipende tanto dall’entità <strong>del</strong>la patologia, ma dalla disponibilità <strong>del</strong> malato a<br />

riconoscersi tale. Il soggetto <strong>del</strong>la nevrosi è il soggetto di cui possiamo prenderci cura in quanto è colui che<br />

desidera la cura: che un individuo sia nella nevrosi lo si può dire nel momento in cui domanda una cura; con<br />

questo non è detto che egli voglia guarire. Chi davvero vuol guarire è il malato che ancora non è passato a<br />

contribuire attivamente con proprie teorie giustificatorie al proprio stato di malattia. L’unico malato<br />

realmente desideroso di guarire è il bambino, il bambino malato non ancora nevrotico.<br />

Avete già sentito nelle precedenti lezioni, che, diversamente dalle patologie di origine organica, rispetto alle<br />

quali il malato è passivo, la patologia psichica è in parte imputabile all’individuo: non si diventa nevrotici<br />

senza ragione. Si potrebbe quasi dire che ha avuto ragione quel soggetto nell’ammalarsi, ma le sue ragioni<br />

non sono state sufficienti per difendersi senza ammalarsi. «Pur di mantenere la norma mi ammalo, pur di non<br />

rinunciare alla soddisfazione di cui ho memoria e riuscire, malgrado ciò, a mantenere comunque il rapporto<br />

con te che mi hai trattato male, rinuncio a qualcosa, costruisco dei sintomi, inibisco il mio movimento ed uso<br />

<strong>del</strong>la fissazione a quanto rappresenti per me». Nella nevrosi, proprio le ragioni che hanno portato il soggetto<br />

a ammalarsi, cioè l’inganno <strong>del</strong>l’altro e il tentativo di mantenersi comunque nella norma, lavorano contro la<br />

guarigione. Nella nevrosi c’è il desiderio di mettere fine a uno stato di cose penoso, c’è la denuncia da parte<br />

<strong>del</strong>l’individuo <strong>del</strong>la propria condizione ma c’è un attaccamento alle condizioni nevrotiche tale per cui la<br />

guarigione risulta molto poco desiderabile quando non addirittura impensabile. Perché?<br />

La nevrosi nel suo rapporto con la norma<br />

Nella nevrosi:<br />

l’universo degli altri come fonte possibile di beneficio è mantenuto. L’individuo non ha obiezioni al fatto<br />

che da chiunque altro potrebbe venire beneficio e, pur dubitando, non ha preclusioni di principio;<br />

l’individuo ha mantenuto i posti e l’asimmetria dei posti tra Soggetto ed Altro;<br />

l’individuo si mantiene nel posto di Soggetto, pensa cioè da soggetto che vive di benefici e vuole la<br />

soddisfazione attraverso il rapporto;<br />

ma riguardo all’offesa, il pensiero <strong>del</strong> soggetto è insufficiente;<br />

riguardo al suo principio di piacere, grazie al quale si orienta all’altro per domandarne un apporto,<br />

l’individuo ha scisso il proprio beneficio (e soddisfazione) dalla soddisfazione <strong>del</strong>l’altro, quasi dicesse: «ciò<br />

che piace a me non piace a lui». Ricordiamoci che nella norma l’individuo riconosce l’altro che vive <strong>del</strong> suo<br />

stesso pensiero di natura. Nella norma l’individuo sa trovare un altro di cui dire quello che direbbe un figlio<br />

di un padre che sia tale: egli è colui che potrebbe dirmi: «Ciò che tu desideri a me piace». Nella nevrosi tutto<br />

questo è rimosso e tra l’orientamento <strong>del</strong> soggetto e quello <strong>del</strong>l’altro vige un regime di dubbio: «Forse l’altro<br />

non pensa come me, non ha il mio stesso criterio, anzi potrebbe persino sottrarmi il mio piacere».<br />

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