L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero
L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero
L'IMPOSSIBILE CURA - 1999 - Società Amici del Pensiero
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
La malattia è un momento di passaggio, non si può rimanere tanto tempo lì senza aver trovato una qualche<br />
sistemazione. Da lì occorre ripartire o per la costituzione di un secondo giudizio, quindi per una costituzione<br />
rinnovata in cui l’altro <strong>del</strong>la relazione possa essere giudicato anche <strong>del</strong>l’offesa, oppure si entra nella<br />
psicopatologia cioè si fa propria la teoria patogena.<br />
La malattia rappresenta il primo tempo transitorio <strong>del</strong>la psicopatologia, è un punto di accesso comune alle<br />
quattro forme di psicopatologia: nevrosi, psicosi, perversione e psicopatologia precoce. Essa è un passaggio<br />
obbligato quanto instabile e che prevede ancora una possibile uscita dalla crisi o come secondo giudizio o<br />
come annessione alla psicopatologia.<br />
Le componenti <strong>del</strong>la malattia, inibizione, sintomo, angoscia, sono quelle descritte da Freud.<br />
L’inibizione è l’effetto principale <strong>del</strong>l’esautorazione <strong>del</strong>la competenza soggettiva; l’inganno ha cioè come<br />
effetto un’inibizione <strong>del</strong> pensiero. Quando l’atto patogeno ha reso inutilizzabile la psiche, cioè la legge <strong>del</strong><br />
mio moto, il soggetto non sa più fare, non sa più fare le cose che prima faceva; oppure non sa più se fare o<br />
non fare, non sa prendere una decisione; e non sa più distinguere i vari fare l’uno dall’altro. Una inibizione,<br />
in quanto <strong>del</strong> pensiero, diventa inibizione <strong>del</strong> moto. Il moto è inibito da un terremoto <strong>del</strong> pensiero, da una<br />
sospesa autorizzazione <strong>del</strong> pensiero.<br />
Queste componenti cliniche <strong>del</strong>la malattia continuano ad essere legate a doppio filo alla norma; sono un<br />
richiamo permanente alla normalità. Equivale a dire che ciò che noi curiamo <strong>del</strong>la psicopatologia è la<br />
malattia, cioè curiamo la clinica, possiamo curare inibizione, sintomo, angoscia perché mantengono un<br />
rapporto diretto con la norma.<br />
Descriviamo l’angoscia come affetto normale <strong>del</strong>la malattia in quanto segnala che su quel punto non c’è<br />
legge, essa è la segnaletica <strong>del</strong>la mancanza di legge, segnala una carenza, un’insufficienza e quindi<br />
un’inibizione innanzi tutto <strong>del</strong> pensiero.<br />
Grazie al sintomo l’inibizione può mantenere una relazione con l’altro. Il sintomo vicaria la legge rimossa, la<br />
legge <strong>del</strong>la relazione cui si è voluto rinunciare per mantenerla. In questo senso il sintomo è una<br />
approssimazione <strong>del</strong>la legge. La relazione sintomatica è compromissoria, sia nel senso che il sintomo<br />
rappresenta un compromesso fra la norma e l’atto patogeno come pure nel senso che grazie al sintomo ci si<br />
compromette con l’altro, ci si lega con maggiore intensità all’altro patogeno. Inoltre il sintomo permette la<br />
coazione a ripetere, costringe a ripetere ciò che più segnala la relazione e nello stesso tempo il suo<br />
insuccesso.<br />
Perché si realizzi il passaggio individuale alla psicopatologia non sono sufficienti le componenti cliniche<br />
finora descritte, occorre individuare un collante non-clinico e precisamente il meccanismo noto come<br />
fissazione. La fissazione rappresenta il momento <strong>del</strong>la produzione <strong>del</strong>le teorie, il momento non-clinico <strong>del</strong><br />
passaggio alla psicopatologia.<br />
Uno dei punti di lavoro <strong>del</strong>la nostra Scuola è la distinzione tra clinica e non-clinica; ciò equivale a dire che<br />
nella psicopatologia possiamo distinguere qualcosa da curare, di cui prendersi cura ed è la clinica. Resta<br />
qualcosa di cui è meglio non prendersi cura: la non clinica.<br />
La non-clinica ha come obiettivo quello di fare fuori la clinica, il suo obiettivo aspira a liquidare il sintomo.<br />
Il perverso – per fortuna non esiste la perversione pura – è colui che vive di teoria, mette la teoria al posto<br />
<strong>del</strong>la relazione. Il perverso è colui che ha fatto fuori la legge <strong>del</strong> moto per metterci al suo posto una teoria, fa<br />
solo teoria.<br />
Dalla psicopatologia clinica il soggetto, investendo molto nella costruzione di teorie, può passare alla<br />
psicopatologia non-clinica; infatti i confini sono tutti aperti anche nel senso che non si dà passaggio che, una<br />
volta stabilito, non possa prevedere una correzione.<br />
La distinzione tra psicopatologia clinica e non clinica permette di individuare tante forme psicopatologiche<br />
in cui la clinica sembra non avere più tanto posto, e sono le forme più sostenute culturalmente. La nonclinica,<br />
in quanto composta <strong>del</strong>le teorie autogiustificatorie, si trova sui giornali o in televisione sotto forma di<br />
teorie <strong>del</strong>la cultura.<br />
27