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N° 1 Anno XVII (LVII) ~ Gennaio/Marzo 2009 - Unione Nazionale ...

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Sentiero Tricolore 4<br />

Il Presidente <strong>Nazionale</strong><br />

al Governo<br />

Al Presidente del Consiglio dei Ministri: On.le Silvio BERLUSCONI;<br />

Al Ministro della Difesa: On.le Ignazio LA RUSSA;<br />

Al Ministro dell’Economia e delle Finanze: On.le Giulio TREMONTI;<br />

Al Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione: On.le Renato BRUNETTA;<br />

Al Ministro per la Semplificazione normativa: On.le Roberto CALDEROLI.<br />

e per conoscenza<br />

Al Presidente del Consiglio Permanente delle Ass.ni Combatt. e d’Arma: Gen. C.A. Mario BUSCEMI;<br />

AI Membri del Consiglio Permanente delle Ass.ni Combatt. e d’Arma.<br />

Signor Presidente del Consiglio, Signori Ministri,<br />

è con imbarazzo, ma anche con<br />

determinazione che mi accingo ad<br />

esporre i motivi che mi spingono,<br />

ancora una volta a distanza di due<br />

anni, a scrivere alle signorìe loro<br />

per documentare ed esporre lo<br />

stato di disagio, di impotente<br />

rassegnazione in cui i Soci del<br />

benemerito sodalizio che mi<br />

onoro di presiedere da tre anni,<br />

stanno attraversando e di cui si<br />

sentono sopraffatti.<br />

L’UNSI, che, come già detto<br />

presiedo da tre anni, annovera tra<br />

i propri associati personale in<br />

servizio ed in quiescenza, ed è a<br />

quest’ultima componente che è<br />

mio desiderio venga posta<br />

particolare attenzione da parte<br />

vostra.<br />

I nostri Soci in quiescenza<br />

sono i Sottufficiali di tutte le<br />

Forze Armate e Corpi armati dello<br />

Stato che hanno mediamente<br />

iniziato il servizio dagli anni 60 e<br />

70, anni in cui indossare l’uniforme<br />

era visto in modo non<br />

benevolo da una certa parte della<br />

popolazione, era motivo di<br />

scherno, di derisione e in alcuni<br />

casi si arrivava anche alle offese<br />

ed agli insulti.<br />

Era molto difficile vivere<br />

questa situazione anche se le<br />

convinzioni morali, la formazione<br />

ricevuta, l’educazione democratica<br />

ed il necessario self control<br />

ci hanno fatto superare anche i<br />

terribili anni del terrorismo, anni<br />

in cui non si era certi di niente,<br />

ma la saldezza di tutte le forze<br />

preposte a tutela e a garanzia della<br />

Costituzione hanno avuto il<br />

sopravvento e si può tranquillamente<br />

affermare che quei<br />

terribili anni sono stati superati e<br />

sconfitti da tutte queste forze e<br />

nelle aule dei tribunali.<br />

Ora però, a questi benemeriti<br />

servitori dello Stato, le offese<br />

arrivano dalle istituzioni che<br />

hanno difeso e salvaguardato ed<br />

arrivano sotto forme più subdole,<br />

quali attese infinite per vedere<br />

riconosciuto quanto spetta di<br />

diritto, supponenza di certi uffici<br />

che dovrebbero fornire il supporto<br />

previsto dalla normativa, ma che<br />

sono diventati sultanati, piccoli<br />

centri di potere.<br />

Sembra di essere diventati<br />

orfani, quasi come se nel<br />

momento della quiescenza si<br />

recidesse il cordone ombelicale<br />

che ci teneva legati alla Forza<br />

Armata ed al Corpo Armato e non<br />

fosse nemmeno più riconosciuta<br />

la nostra passata appartenenza a<br />

queste istituzioni.<br />

E’ quasi una prassi aspettare 15<br />

anni (5 o 6 di ausiliaria e 8 o 9<br />

nella riserva, dopo il passaggio in<br />

quiescenza), il decreto definitivo<br />

di pensione, anni che si vivono<br />

con il timore che arrivi un<br />

conguaglio negativo e che si<br />

debbano recuperare somme,<br />

indebitamente percepite (non per<br />

propria colpa o per dolo ma, per<br />

errori di calcolo all’origine) in 14,<br />

15 o 16 anni, che in questo caso<br />

diventano cifre enormi e<br />

normalmente ed obbligatoriamente<br />

trattenute decurtando di 1/<br />

5° la pensione.<br />

Il motivo di questi tempi così<br />

dilatati, delle disfunzioni, non è<br />

facile capirlo in quanto anche<br />

quando si è cercato di<br />

approfondire il problema ci si è<br />

trovati davanti ad un muro di<br />

gomma, che ci rimbalzava parole<br />

come: mancanza di personale,<br />

maggior lavoro, pratiche più<br />

laboriose, disposizioni, ecc, che<br />

in realtà altro non erano che una<br />

misera giustificazione ad un quasi<br />

generalizzato calo del senso di<br />

responsabilità e questo nonostante<br />

i decreti emanati in<br />

ottemperanza alla legge 241/<br />

1990, che disciplina le norme in

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