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8<br />

Chi è partito<br />

Europa<br />

n. 1 anno 2009<br />

Impressioni<br />

dal Portogallo<br />

“Questa esperienza ha cambiato la mia vita!”<br />

Sentendo l’entusiasmo nella voce e vedendo<br />

la felicità negli occhi di Lara, ci credo subito.<br />

Lara Ghezzi, 27 anni, di Venegono – un<br />

paese alle porte di Varese – è partita a maggio<br />

del 2007 per il Portogallo. Se fosse stato<br />

per lei, non sarebbe più tornata in Italia. Si<br />

è innamorata del Paese, della mentalità portoghese,<br />

del suo lavoro con i ragazzi disabili<br />

e anche di un ragazzo portoghese. Come<br />

tanti volontari Sve, che hanno deciso di rimanere<br />

nei Paesi che li hanno ospitati, anche<br />

lei aveva e ha ancora il sogno di vivere in<br />

Portogallo.<br />

La sua è la storia di u na<br />

volontaria partita dall’Italia<br />

per trovare una nuova patria.<br />

Lara, dopo il tuo progetto<br />

ti sei fermata ancora 4<br />

mesi. Come è nata questa<br />

decisione di rimanere in<br />

Portogallo?<br />

Mi sono trovata benissimo<br />

con il mio progetto, sia per il<br />

Paese che per il lavoro che ho fatto. Ormai mi<br />

sento portoghese e tornare e lasciare il Portogallo<br />

è stata la cosa più difficile di tutta l’ esperienza.<br />

Lì ho trovato una mentalità umile,<br />

una grande semplicità e persone veramente<br />

buone: tutto ciò mi manca tanto.<br />

Il mio progetto, in una associazione per di sa -<br />

bili, era bellissimo, non ho altri termini per<br />

definirlo. Mi sono dedicata solo a quel lavoro<br />

ed è stata una esperienza che rimane nel<br />

cuore. Quando l’associazione mi ha proposto<br />

un lavoro ero felicissima e ho deciso di rimanere<br />

in Portogallo, per fare ciò che mi piace<br />

davvero, rimanendo con i ragazzi che<br />

conoscevo così bene e vivendo insieme al<br />

ragazzo portoghese che avevo conosciuto lì.<br />

Però alla fine, dal momento che si sentivano i<br />

primi segnali della crisi economica l’associa -<br />

zione non ha più potuto garantirmi un’occu-<br />

di Lara Falkenberg<br />

pazione. Così, per il momento, io e il mio<br />

ragazzo siamo venuti in Italia.<br />

Grazie a questa esperienza hai trovato un lavoro<br />

che vorresti fare tutta la vita. Come era<br />

il tuo progetto e come l’hai vissuto?<br />

Il mio progetto si è svolto in un paesino piccolissimo<br />

a due ore da Porto, dove il pullman<br />

passava due volte la settimana. Così, lontano<br />

della città, mi sono dedicata completamente<br />

al progetto. Era una bella sfida e mi sono impegnata<br />

al massimo. Ho lavorato con ragazzi<br />

fisicamente e mentalmente disabili dai 13 ai<br />

35 anni, li accompagnavo per<br />

tutta la giornata, dalla mattina<br />

al pomeriggio, facevo<br />

sostegno durante le lezioni,<br />

aiutavo nel laboratorio arti -<br />

sti co, ma anche durante le<br />

ore di educazione fisica e li<br />

accompagnavo per il pranzo.<br />

È stata una esperienza molto<br />

forte, sono diventata veramente<br />

amica di questi<br />

ragazzi con i quali sono ancora<br />

in contatto.<br />

Nell’associazione ho anche sviluppato progetti<br />

che poi ho seguito personalmente, soprattutto<br />

rivolti alla fotografia che è una mia passione.<br />

Ad esempio abbiamo realizzato un calendario<br />

con le foto dei ragazzi e ricordo ancora i loro<br />

visi in quegli attimi.<br />

Hai passato un anno in Portogallo a fare lo<br />

Sve, che cosa è stata la cosa più difficile e<br />

quella più bella della tua esperienza?<br />

Per me non c’è stata una cosa negativa. Anche<br />

se esistevano cose negative, come ad esempio<br />

la solitudine, per me si trattava di una cosa<br />

giusta per quel momento. La cosa più bella?<br />

Era bello tutto, soprattutto il tempo passato<br />

con i ragazzi, a fare un lavoro che mi piaceva<br />

veramente. Anche convivere con una persona<br />

è stata una esperienza molto bella e arricchente.<br />

Ho condiviso l’appartamento con una

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