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CULTURA<br />
DISCORREDO CON PAOLA BOTTERO DI ‘NDRANGHETOWN<br />
la <strong>Riviera</strong> DOMENICA 1 MAGGIO 2011<br />
INCHIOSTRO ROSSO<br />
PER UN ROMANZO NERO<br />
CHI È<br />
Paola Bottero (Torino 26<br />
novembre 1967), giornalista,<br />
esperta di marketing e<br />
comunicazione, sempre in<br />
viaggio, con le ali nel<br />
cuore tra Rom e<br />
Calabria, ha esordito<br />
letterariamente con<br />
Ius sanguinis. Poi s'è<br />
messa sul terreno<br />
più insidioso e assi<br />
generoso di<br />
fallimenti: quello del<br />
romanzo di<br />
'ndrangheta con<br />
'Ndranghetown. Ma<br />
ha saputo evitare<br />
insidie e fallimenti,<br />
evitando enfasi ed<br />
esasperazione. E<br />
toni propgandistici.<br />
Ne è venuto fuori un<br />
romanzo aspro e<br />
sagace.<br />
CRISTINA BRIGUGLIO<br />
<strong>La</strong> collana “Inchiostro rosso” (Noir di rivolta)<br />
della casa editrice m<strong>il</strong>anese Agenzia X<br />
viene inaugurata all’inizio di marzo 2011 con <strong>il</strong><br />
romanzo di Paola Bottero, ‘Ndranghetown (pp.<br />
176, 9,50). L’autrice, piemontese di nascita<br />
e calabrese di adozione, giornalista, è<br />
attiva nella nostra Regione da molti<br />
anni. Alla Calabria s‘ispirava <strong>il</strong> suo precedente<br />
volume, Ius Sanguinis, uscito in<br />
due edizioni presso Città del Sole.<br />
E allora. Due anni fa usciva “Ius Sanguinis”,<br />
che prendeva spunto da quattro storie<br />
di cronaca. Adesso con “‘Ndranghetown”<br />
, Lei approda al romanzo noir che<br />
intreccia realtà e finzione. Cosa è cambiato?<br />
Mi verrebbe da dire tutto e niente.<br />
Tutto perché <strong>il</strong> percorso che mi aveva<br />
portato a scrivere, vomitare fuori,<br />
come ho detto spesso, le storie delle<br />
mie protagoniste contaminate dallo<br />
ius sanguinis è stato molto solitario,<br />
molto interiore. Allora avevo bisogno<br />
di rimarginare le ferite. Scrivere è<br />
stato terapeutico e doloroso. Urgente<br />
e lungo. Un travaglio che ha portato<br />
alla prima stesura di un romanzo<br />
senza alcuna consapevolezza. In<br />
realtà, <strong>il</strong> mio obiettivo era tirare fuori<br />
da me quelle storie, quella rabbia, quell’impotenza.<br />
<strong>La</strong> pubblicazione non era un<br />
traguardo da raggiungere, anzi. E’ arrivata<br />
senza darmi <strong>il</strong> tempo di accorgermene.<br />
‘NDRANGHETOWN, al contrario, è un<br />
romanzo consapevole. Ho iniziato a pensarlo, a<br />
studiarne l’architettura (o quantomeno le architravi)<br />
sapendo già alcuni fondamentali:. Doveva<br />
essere un romanzo breve, bloccato nella lunghezza<br />
minima e massima. Doveva essere un<br />
noir. Doveva essere impegnato, “di rivolta”. Ho<br />
iniziato a scriverlo avendo certezze assolute.<br />
Sapevo entro quando dovevo consegnarlo, che<br />
tempi avrei avuto per l’editing, quando sarebbe<br />
uscito, quale sarebbe stata la veste grafica, quale<br />
<strong>il</strong> distributore e l’editore, ovviamente. Non sapevo<br />
che avrei inaugurato la collana. Lo hanno<br />
deciso alla prima lettura. Per <strong>il</strong> resto è stata una<br />
scrittura consapevole. Decisamente consapevole.<br />
In altre parole, tornando indietro a quel 2008<br />
in cui ho scritto ius sanguinis, mi accorgo che<br />
nulla è cambiato. Continuo a credere nella funzione<br />
terapeutica, personale e no, della scrittura e<br />
della lettura. Continuo a essere certa che la lotta<br />
contro ogni indifferenza è <strong>il</strong> fondamento di ogni<br />
società civ<strong>il</strong>e. Continuo ad amare questa terra e<br />
ad avere l’urgenza di raccontarne bellezza e contraddizioni<br />
a un pubblico sempre più vasto.<br />
Tutti noi sogniamo per <strong>il</strong> Sud un avvenire libero dal<br />
bisogno economico e senza ‘ndrangheta. Perché Lei<br />
ha scelto d’ ambientare <strong>il</strong> suo romanzo in un cupo<br />
futuro in cui la Calabria è dominata stab<strong>il</strong>mente<br />
dalla criminalità organizzata?<br />
Ho usato <strong>il</strong> paradosso dei paradossi per dare<br />
forma alle mie paure, ai miei fantasmi. Raccontare<br />
<strong>il</strong> presente da un futuro prossimo era un bell’esercizio,<br />
rendeva più interessante <strong>il</strong> processo a<br />
ritroso nel tempo. Ho proiettato me stessa, i miei<br />
due protagonisti e, di conseguenza, i lettori, nel<br />
peggiore dei futuri possib<strong>il</strong>i per dare una scossa<br />
forte, in grado di comprendere davvero perché si<br />
deve fare qualcosa oggi: per evitare quel domani.<br />
<strong>La</strong> ‘ndrangheta è un fenomeno pervasivo e violento,<br />
ma la Calabria è anche altro. Le piacerebbe raccontare<br />
gli aspetti che l’hanno fatta innamorare di questa<br />
terra, visto che in più occasioni si è definita “calabrese<br />
d’adozione”?<br />
Voglio farlo. Anzi, e questa è un’assoluta anticipazione,<br />
ci sto lavorando dall’estate scorsa. Ma avrò<br />
bisogno ancora di tempo, per completare questo<br />
percorso. <strong>La</strong> verità è che sono così profondi gli<br />
aspetti del mio amore, assoluto e incondizionato,<br />
per queste Calabrie, da intimorirmi. Ho paura di<br />
non riuscire a restituire con la scrittura la bellezza<br />
e la profondità di una terra che ti entra dentro e<br />
non ti lascia più.<br />
Qual è <strong>il</strong> rapporto con la sua regione e con la sua<br />
terra d’origine?<br />
Qual è la mia terra di origine? Il Piemonte, dove<br />
sono nata e cresciuta? O <strong>il</strong> Perù, da dove è arrivata<br />
una mia ava incas? O Roma, dove ho scelto di<br />
abitare appena ho iniziato la mia vita lavorativa?<br />
O la Calabria, dove vivo da pendolare con la capitale?<br />
Amo <strong>il</strong> mio Piemonte. Amo le mie Alpi, che mi<br />
mancano più dell’ossigeno, a volte. Ma ho imparato<br />
che le nostre origini, le nostre radici, sono dentro<br />
di noi. Le mie parlano italiano, con orgoglio. A<br />
volte l’accento è più piemontese, a volte più reggino.<br />
A volte tronca le parole a mo’ di Trastevere.<br />
Ma è sempre la splendida lingua del nostro Belpaese.<br />
Nonostante tutto.<br />
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