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Il discernimento nella cultura contemporanea alla luce del ... - ASAAP

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Introduzione<br />

2. L’UOMO NELLA LUCE<br />

Leggere il Vangelo di Giovanni è esercizio che richiede pazienza e silenzio, esso è infatti un<br />

Vangelo da “ascoltare” più che da leggere e che risulta utile ascoltare <strong>nella</strong> sua interezza. La liturgia<br />

dà ampio spazio <strong>alla</strong> lettura <strong>del</strong> IV Vangelo soprattutto nei tempi forti di Natale, di Quaresima e di<br />

Pasqua, ma la conoscenza che sovente se ne ha è frastagliata, sconnessa, di pericope certamente<br />

belle e attuali, ma complesse e spesso difficilmente comprensibili a prima vista, proprio perché<br />

lasciate ad una lettura sporadica <strong>del</strong> testo. <strong>Il</strong> racconto <strong>del</strong> IV Vangelo, invece, è intimamente<br />

connesso, studiato, rappresenta un testo in cui la categoria e la nozione <strong>del</strong> compimento ha<br />

un’importanza decisiva: quanto è annunciato nel Prologo è preparato nei primi 12 capitoli,<br />

compiuto nei seguenti 9 e continua ad essere “attuale” in quanto è realtà escatologica, quindi<br />

definitiva, ma al contempo realizzata. Discorsi, luoghi, tempi, azioni, nulla è casuale ma tutto<br />

conduce all’”ora di Gesù” e da questa riparte. <strong>Il</strong> tema <strong>del</strong>la <strong>luce</strong>, accennato nell’inno introduttivo,<br />

viene così sviluppato lungo tutto il corso <strong>del</strong> Vangelo che ne diviene come l’esplicitazione,<br />

l’esaltazione. «La <strong>luce</strong> degli uomini» (1,4) celebrata nel Prologo è Gesù, che <strong>nella</strong> circostanza <strong>del</strong>la<br />

Festa <strong>del</strong>le Capanne (7-8), festa che prelude <strong>alla</strong> “festa di Gesù” e festa <strong>del</strong> popolo si proclama «la<br />

<strong>luce</strong> <strong>del</strong> mondo» (8,12) e si rivela pubblicamente come l’Inviato di Dio (1). «La <strong>luce</strong> vera, quella<br />

che illumina ogni uomo» (1,9), fa poi passare dalle tenebre <strong>alla</strong> <strong>luce</strong> un uomo cieco d<strong>alla</strong> nascita<br />

(9,1-11), itinerario che libera da una duplice cecità, fisica e spirituale (2). «La <strong>luce</strong> che splende nelle<br />

tenebre» (1,5), infine, è la <strong>luce</strong> definitiva, quella che spegne tutte le fiaccole <strong>del</strong>la Festa dei<br />

Tabernacoli, che salva l’uomo e che fa <strong>luce</strong> sulla sua condizione di uomo perduto senza la <strong>luce</strong> di<br />

Cristo (3). Può essere utile richiamare <strong>alla</strong> memoria un’opera di musica classica a molti nota, il<br />

Canon di Pachelbel: ascoltare il IV Vangelo è, facendo un paragone, come ascoltare il Canon di<br />

Pachelbel. Un motivo semplice, concentrato in poche battute eseguite come incipit in modo chiaro e<br />

limpido. L’esecuzione non è altro che una ripetizione <strong>del</strong> motivo principale con l’introduzione<br />

progressiva dei vari strumenti, la musica si arricchisce così sempre di più in un crescendo armonico<br />

e sapientemente architettato fino <strong>alla</strong> conclusione, in cui il compimento <strong>del</strong> brano lascia nell’uditore<br />

il cuore pacificato.<br />

2.1 La Festa <strong>del</strong>le Capanne<br />

<strong>Il</strong> motivo <strong>del</strong>la <strong>luce</strong>, caposaldo ed elemento ricorrente di tutto il IV Vangelo, trova spazio<br />

principalmente nei primi 12 capitoli <strong>del</strong> Vangelo, dove si descrive con dovizia “il ministero di<br />

Gesù”. La vita pubblica di Gesù, iniziata solennemente con l’investitura <strong>del</strong>lo Spirito che scende e<br />

rimane sull’Agnello di Dio nell’episodio <strong>del</strong> battesimo (cf. 1,29-34), coincide con il tempo in cui la<br />

<strong>luce</strong> è apparsa, si è resa visibile e «noi abbiamo visto la sua gloria» (1,14), e con lo spazio in cui<br />

Gesù si è rivelato attraverso segni e discorsi, proprio come si addice ad un profeta. Nei restanti<br />

capitoli la <strong>luce</strong> va affievolendosi progressivamente fino a diventare “notte” (13,30), una notte dal<br />

sapore teologico più che realtà naturale, in quanto tempo <strong>del</strong>le tenebre e spazio d’azione di Satana.<br />

<strong>Il</strong> culmine <strong>del</strong>la rivelazione pubblica di Gesù viene raggiunto nei capitoli 7-8, che vanno considerati<br />

come un unicum, e realizzato simbolicamente nel capitolo 9, con la guarigione <strong>del</strong> cieco nato. 19<br />

19 Cf. X. LÈON-DUFOUR, Lettura <strong>del</strong>l’Evangelo secondo Giovanni – II, Milano 1992, 252: «I capitoli 7 e 8 devono<br />

essere letti insieme, a motivo <strong>del</strong>la loro unità di tempo (la festa <strong>del</strong>le Tende), di luogo (il Tempio) e di azione (Gesù<br />

insegna).».<br />

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