Il discernimento nella cultura contemporanea alla luce del ... - ASAAP
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L’”ora di Gesù” è il punto d’incontro <strong>del</strong> progetto di <strong>luce</strong> e di tenebre, ma l’azione di Satana<br />
non può nulla contro la <strong>luce</strong> <strong>del</strong> Cristo: «viene il principe <strong>del</strong> mondo; egli non ha nessun potere su<br />
di me» (14,30), poiché è Gesù stesso a conferire il significato salvifico <strong>alla</strong> sua morte, nel servizio<br />
estremo e nel dono anticipato <strong>del</strong>l’Eucarestia. 57 Nel mezzo <strong>del</strong>la Festa <strong>del</strong>le Capanne Gesù aveva<br />
annunciato con solennità agli ostinati increduli che provenivano “dal basso”: «morirete nei vostri<br />
peccati» (8,24). Non si tratta di una minaccia, quanto invece <strong>del</strong>la logica conseguenza che attende<br />
coloro che fanno opere di morte. Gli accecati Giudei non possono comprendere il linguaggio di<br />
Gesù, comprensibile soltanto a chi è aperto <strong>alla</strong> fede e, fraintendendo il suo discorso, pensano che si<br />
voglia suicidare. Tale equivoco altamente simbolico, conferma lo stato di tenebra in cui essi si<br />
trovano. Annota Schnackenburg:<br />
«I Giudei non ascoltano l’ammonimento di Gesù, anzi interpretano le sue parole in un modo malvagio<br />
e malizioso. Come in 7,35, non si rivolgono a lui ma parlano tra di loro: “Si vorrà forse uccidere?”. <strong>Il</strong><br />
suicidio era considerato nel giudaismo un grave peccato, che escludeva dall’eone futuro. […] Essi<br />
avanzano il sospetto che colui che promette la <strong>luce</strong> <strong>del</strong>la vita si voglia togliere la vita; e così<br />
confermano il loro peccato.». 58<br />
Ciò che non avviene <strong>nella</strong> vicenda di Gesù lo si registra, al contrario, nel triste epilogo <strong>del</strong>la<br />
vicenda di Giuda. Egli, che ha operato nelle tenebre, muore nel suo peccato e, al limite <strong>del</strong>la<br />
disperazione si dà la morte impiccandosi, come ricordano Matteo e gli Atti degli Apostoli: «Ed egli,<br />
gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi» (Mt 27,5; At 1,18).<br />
3.3 Satana, “il principe <strong>del</strong>le tenebre”<br />
Com’è già emerso implicitamente e a più riprese l’uomo nelle tenebre è l’uomo caduto nel<br />
peccato e nell’incredulità, e le tenebre in cui egli si avvolge non sono semplicemente il prodotto<br />
<strong>del</strong>la sua scelta, esse giungono piuttosto come la ratifica di una possibilità in partenza da lui non<br />
creata, e coincidono con il cadere «in balia di Satana» (2 Cor 2,11). <strong>Il</strong> salto <strong>del</strong>la fede non si riduce<br />
ad essere una relazione tra il Cristo-Luce e l’uomo chiamato a decidersi, ma è un vero e proprio<br />
“gioco a tre”, poiché Satana è al lavoro, “sullo sfondo”, in modo nascosto ma effettivo. Senza nulla<br />
togliere <strong>alla</strong> responsabilità dei Giudei, di Giuda e d’ogni singolo uomo, possiamo evincere dalle<br />
“opere malvagie”, l’obiettivo riuscito di Satana, proprio come Giovanni che è risalito dal rifiuto dei<br />
Giudei <strong>alla</strong> “paternità dal diavolo” (8,37-47). 59 L’opera <strong>del</strong> Maligno lungo lo scorrere <strong>del</strong> tempo è<br />
rimasta immutata, il «principe <strong>del</strong> mondo» (14,30), come lo designa Giovanni, ha sempre ripetuto lo<br />
stesso cliché: spinto dall’odio per l’uomo e ora per l’Uomo, fomenta paura, costruisce progetti di<br />
morte, fa circolare menzogne e falsità circa la bontà e la gratuità di Dio Padre.<br />
3.3.1 Lucifero<br />
La Tradizione ha sempre letto la vicenda di Satana attraverso il filtro <strong>del</strong> simbolismo <strong>del</strong>la<br />
<strong>luce</strong>, non a caso il suo nome è Lucifero, che significa portatore di <strong>luce</strong>, e il nome stesso <strong>del</strong>le<br />
57<br />
Cf. R. SCHNACKENBURG, <strong>Il</strong> vangelo…, II, 648-652.<br />
58<br />
Ivi, 337-338.<br />
59<br />
Cf. R. BROWN, Giovanni, 473-476. Ci dissociamo dall’interpretazione data <strong>nella</strong> sua “Apertura” da X. LÈON-<br />
DUFOUR, Lettura…, II, 384-388, <strong>nella</strong> quale il problema metafisico <strong>del</strong> diavolo viene escluso e risolto in una questione<br />
di linguaggio, divenuto insostenibile <strong>nella</strong> <strong>cultura</strong> <strong>contemporanea</strong>. Concordiamo nel considerare che la questione<br />
metafisica non era la principale in Giovanni, ma ci dissociamo da un’ermeneutica che conduca <strong>alla</strong> “liquidazione <strong>del</strong><br />
diavolo” in un simbolo.<br />
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