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Il discernimento nella cultura contemporanea alla luce del ... - ASAAP

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Nicodemo. Non è certamente un fatto dovuto al caso che Giovanni 9 sia da sempre stato utilizzato<br />

<strong>nella</strong> chiesa come una splendida illustrazione <strong>del</strong> cammino battesimale, il battesimo era infatti<br />

chiamato anche illuminazione (fwtismo,j). 31 La cecità fisica <strong>del</strong>l’uomo con la sua guarigione fa da<br />

supporto al vero argomento che sta a cuore a Giovanni: la cecità spirituale. Gesù dona la <strong>luce</strong> degli<br />

occhi e al contempo dona la <strong>luce</strong> <strong>del</strong>la vita, l’uomo diviene vedente in un duplice senso, lo<br />

testimonia il fatto che i farisei che credono di vedere sono in realtà ciechi. L’episodio <strong>del</strong> cieco è il<br />

compimento <strong>del</strong>la verità annunciata nel Prologo: la <strong>luce</strong> trionfa sulle tenebre. Annota<br />

Schnackenburg:<br />

«<strong>Il</strong> cieco nato è diventato veggente non soltanto con gli occhi, ma anche col suo cuore pieno di fede, e<br />

coloro che vedono esteriormente presumono di vedere, ma in realtà sono dei ciechi ai quali manca la<br />

capacità di percepire le realtà spirituali e divine. La profonda dimensione <strong>del</strong>la vista e <strong>del</strong>la cecità,<br />

trattata qui, compare anche in altre parole e particolarmente <strong>nella</strong> citazione di Is 12,40. <strong>Il</strong> vedere è la<br />

fede, che porta <strong>nella</strong> sfera <strong>del</strong>la <strong>luce</strong> di Dio; l’essere ciechi è l’incredulità, che diventa accecamento e<br />

abbandono al potere <strong>del</strong>le tenebre.». 32<br />

Proprio come i profeti <strong>del</strong>l’AT che accompagnavano le loro parole con azioni simboliche, così<br />

anche Gesù rappresenta il discorso che aveva pronunciato nel cortile <strong>del</strong> tempio «Io sono la <strong>luce</strong> <strong>del</strong><br />

mondo» (8,12), durante la festa <strong>del</strong>le capanne, con un segno. 33 <strong>Il</strong> trionfo <strong>del</strong>la <strong>luce</strong> sulle tenebre è<br />

visibile nell’itinerario catecumenale che il cieco percorre, fino <strong>alla</strong> professione di fede, nonostante il<br />

clima di opposizione cresca intorno a lui. Giovanni che descrive con scarna sobrietà il miracolo,<br />

appare invece maggiormente interessato alle interrogazioni dei farisei all’ex-cieco che contengono<br />

un progressivo cammino di fede. <strong>Il</strong> diventato vedente cresce gradualmente <strong>nella</strong> conoscenza di colui<br />

che lo ha illuminato, dapprima egli sa che il suo benefattore è «l’uomo che chiamano Gesù» (11),<br />

giunge poi a confessare che è «un profeta» (17), arriva a testimoniare che Gesù «viene da Dio»<br />

(33), infine vede in Gesù «il Figlio <strong>del</strong>l’Uomo» (37) e pronuncia finalmente la sua confessione di<br />

fede: «Io credo, Signore» (38). 34<br />

2.3 Cristo, “la <strong>luce</strong> <strong>del</strong> mondo”<br />

L’episodio <strong>del</strong> cieco nato ci introduce immediatamente nello stile tipico di Giovanni. La<br />

narrazione di un fatto, infatti, diviene spesso la struttura che veicola un messaggio più profondo, e<br />

dietro un personaggio se ne cela spesso un altro più importante, il vero protagonista. <strong>Il</strong> personaggio<br />

principale è Gesù, la <strong>luce</strong> splendente di Dio, il rivelatore <strong>del</strong> Padre. In più di un’occasione nel<br />

tempio egli aveva preso la parola per rivelare la sua identità di Figlio e, prendendo spunto dalle<br />

luminarie circostanti nel mezzo <strong>del</strong>la festa, aveva annunciato solennemente:<br />

«Io sono la <strong>luce</strong> <strong>del</strong> mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la <strong>luce</strong> <strong>del</strong>la vita.»<br />

(8,12).<br />

31 Cf. R. BROWN, Giovanni, 497: «La storia <strong>del</strong>l’uomo nato cieco appare sette volte nell’arte primitiva <strong>del</strong>le catacombe,<br />

per lo più come un’illustrazione <strong>del</strong> battesimo cristiano. <strong>Il</strong> capitolo 9 serviva come lettura <strong>nella</strong> preparazione dei<br />

convertiti al battesimo. […] In particolare quando si sviluppò la pratica di tre scrutini o esami prima <strong>del</strong> battesimo, nel<br />

giorno <strong>del</strong> grande esame si leggeva Giovanni 9. Da quel che possiamo ricostruire <strong>del</strong>la cerimonia come la conosciamo<br />

in uno stadio leggermente posteriore, quando i catecumeni passavano il loro esame ed erano giudicati degni <strong>del</strong><br />

battesimo, si leggevano loro lezioni tratte dall’AT e riguardanti l’acqua purificatrice. Veniva poi la solenne apertura <strong>del</strong><br />

libro <strong>del</strong> Vangelo e la lettura di Giovanni 9, con la confessione <strong>del</strong> cieco: “Io credo, Signore” (38), che costituiva il<br />

culmine. (Vedi Messale Romano per il mercoledì dopo la Quarta Domenica di Quaresima). Dopo di ciò i catecumeni<br />

recitavano il credo. È interessante anche notare che due dei gesti di Gesù in Giovanni 9, l’unzione e l’uso <strong>del</strong>la saliva,<br />

divennero più tardi parte <strong>del</strong>le cerimonie battesimali.».<br />

32 R. SCHNACKENBURG, <strong>Il</strong> vangelo…, II, 432.<br />

33 Cf. R. BROWN, Giovanni, 495.<br />

34 Cf. ivi, 492-493.<br />

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