INTRODUZIONE E LETTURA CORSIVA DEL ... - Pastuninovara.It
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•••• I LEVITI (CLERUS MINOR)<br />
[GG1, pag. 75**] I leviti rappresentavano il «basso clero»:<br />
«I leviti, discendenti dei sacerdoti degli alti luoghi, declassati dal Deuteronomio,<br />
costituivano il basso clero. In linea di massima, erano considerati descendenti di Levi, uno<br />
dei dodici padri delle tribù d'Israele. Il loro rapporto con i sacerdoti veniva raffigurato<br />
così: questi ultimi, in quanto discendenti dal levita Aronne, formavano la classe<br />
privilegiata in seno ai discendenti di Levi, mentre i sommi sacerdoti legittimi, in quanto<br />
discendenti dall'aronnide Zadok, formavano la classe privilegiata in seno al sacerdozio. I<br />
leviti, in quanto clerus minor, erano perciò inferiori ai sacerdoti e come tali non<br />
partecipavano al servizio sacrificale; erano soltanto incaricati della musica e dei servizi<br />
inferiori del Tempio. Un fatto soprattutto caratterizza la loro posizione: come ai laici,<br />
anche ad essi era vietato, pena la morte, di entrare nell'edificio del Tempio e accedere<br />
all'altare». 33<br />
Anch'essi erano divisi in 24 sezioni settimanali e ammontavano a circa 10.000. C'erano<br />
anche 4 leviti con cariche permanenti, ossia i due sorveglianti-capo dei leviti musicisti [un<br />
primo direttore di musica e un maestro di coro] e due servi del Tempio [un portiere-capo e un<br />
custode].<br />
•••• IL CARATTERE EREDITARIO <strong>DEL</strong> SACERDOZIO<br />
«La dignità sacerdotale e levitica si trasmetteva per eredità e non poteva acquistarsi per<br />
nessun altra via: era quindi della massima importanza conservare la purezza della<br />
discendenza. A ciò concorrevano in primo luogo l'accertamento e la stesura minuziosa<br />
delle genealogie e, successivamente, le rigide norme per i matrimoni. Se un sacerdote non<br />
poteva provare la sua origine legittima, perdeva per sé e per i propri discendenti il diritto<br />
alla funzione e ai redditi del sacerdozio; se contraeva un matrimonio illegittimo, i figli nati<br />
da tale matrimonio non potevano adire il sacerdozio». 34<br />
3.2.2.2. Gli scribi<br />
[Cfr. GG1, pagg. 75-78*]<br />
A. Diverse designazioni e loro origine<br />
B. Tipologia: potevano appartenere ai Sacerdoti di alto rango [aristocrazia sacerdotale], ai<br />
semplici Sacerdoti, al basso clero [leviti], al laicato tra i diversi strati della popolazione, oppure<br />
proseliti, quindi non originari del popolo ebraico.<br />
C. Caratteristiche:<br />
* l'interpretazione autorevole della scrittura:<br />
«Solo e unicamente il sapere rappresentò il potere degli scribi. Chi voleva essere<br />
aggregato alla loro corporazione, doveva percorrere un ciclo di studi regolari di diversi<br />
anni. Il giovane israelita che desiderava dedicare la sua vita alla dotta attività dello scriba,<br />
iniziava il suo curricolo di formazione come discepolo (talmîd). [...] Il discepolo entrava in<br />
rapporto personale con il maestro e ascoltava il suo insegnamento. Quando aveva imparato<br />
a dominare tutta la materia tradizionale e il metodo halakico al punto da essere in grado di<br />
prendere decisioni personali nelle questioni di legislazione religiosa e di diritto penale, era<br />
«dottore non ordinato» (talmîd úakam). Ma solo una volta raggiunta l'età canonica per<br />
l'ordinazione, fissata a 40 anni secondo un dato post-tannaita, poteva, con l'ordinazione<br />
(s e mikah), essere accolto nella corporazione degli scribi, come membro di pieno diritto,<br />
«dottore ordinato» (úakam). Da quel momento era autorizzato a sentenziare in piena<br />
autonomia sulle questioni di legislazione religiosa e rituale, ad essere giudice nei processi<br />
penali e a emettere sentenze nei processi civili, sia come membro di una corte di giustizia,<br />
sia individualmente. Aveva inoltre il diritto di farsi chiamare Rabbi. [...] All'infuori dei<br />
capi dei sacerdoti e dei membri delle famiglie patrizie, lo scriba era l'unica persona che<br />
33 J, pagg. 323-324.<br />
34 J, pag. 332.<br />
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