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Considerazioni - SiTI - Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l ...

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spazi di intervento, che sarà compito dell’ente locale valutare dopo aver analizzato<br />

tutto l’ambito che lo studio pone alla sua attenzione.<br />

Nonostante le differenze metodologiche, i due studi finiscono tuttavia <strong>per</strong> convergere,<br />

mostrandosi complementari: lo studio di SITI individua un campo più ampio da<br />

analizzare, fornendo dettagli utili all’analisi; lo studio di LeM Reply, all’interno di<br />

quel campo, individua un ambito più ristretto in cui le criticità risultano più evidenti.<br />

Entrambe le metodologie, in quanto complementari, paiono dunque valide ed utili <strong>per</strong><br />

i soggetti programmatori: nessuna delle due, tuttavia, può sostituire l’analisi e le<br />

valutazioni dell’ente locale. Gli studi forniscono numeri, indizi, parametri. Solo la<br />

conoscenza dei territori e delle esigenze della popolazione da parte dell’ente locale<br />

può davvero consentire di discernere gli interventi opportuni e possibili e quelli<br />

controproducenti. Qui riveste un ruolo chiave l’es<strong>per</strong>ienza e la conoscenza delle<br />

aziende, che hanno con la loro clientela un rapporto ancor più stretto e diretto<br />

dell’ente locale e che possono fornire all’ente programmatore un contributo che a mio<br />

avviso è insostituibile.<br />

Qualcuno obietterà, a questo punto, che l’azienda, nel fornire i suoi contributi, sia<br />

comunque condizionata dalle proprie esigenze o<strong>per</strong>ative, che rischiano di porre in<br />

secondo piano gli aspetti meramente pianificatori. Le esigenze o<strong>per</strong>ative delle<br />

aziende, tuttavia, non vanno viste come un <strong>per</strong>icolo, ma come un profilo di cui l’ente<br />

locale deve necessariamente tenere conto.<br />

L’ente locale non è solo il custode di una corretta programmazione dei servizi, ma è<br />

anche il custode dell’equilibrio contrattuale del contratto di servizio, e cioè di un<br />

rapporto giuridico, nato da una gara, in cui l’assetto equilibrato delle reciproche<br />

obbligazioni assicura la tenuta economica del gestore e dunque l’ordinato esercizio<br />

dei servizi nel tempo. Se una scelta programmatoria rompe l’equilibrio contrattuale<br />

e compromette la tenuta economica del gestore, l’ente locale non ha fatto né<br />

razionalizzazione né efficientamento.<br />

Per questo trovo estremamente corretto ed importante che lo studio di LeM Reply<br />

tenga conto degli aspetti gestionali, ritenendo che sia assolutamente fisiologico che<br />

una quota delle corse di una linea esprima livelli di saturazione non ottimali, e che il<br />

fenomeno sia degno di attenzione solo una volta che quella quota su<strong>per</strong>i il 50%: in tal<br />

modo, si riconoscono le imprescindibili esigenze di riposizionamento che, se non<br />

fossero riconosciute, renderebbero necessari <strong>per</strong> il gestore livelli di corrispettivo<br />

chilometrico ben su<strong>per</strong>iori a quelli pagati in Piemonte.<br />

Questo profilo, invero, non è toccato dallo studio di SITI, che non contiene parametri<br />

che tengano conto degli aspetti di natura gestionale. Per contro, avendo tale studio lo<br />

scopo di limitarsi ad individuare un’ampia area di possibile intervento, l’ente locale,<br />

all’interno di quell’area, dovrà tener conto dei profili gestionali, con l’ausilio delle<br />

aziende coinvolte.<br />

Altro punto su cui lo studio di SITI appare migliorabile è la relazione tra ferro e<br />

gomma. Ciò appare fin dall’impostazione dello studio, in cui i servizi ferroviari<br />

esistenti sono un dato acquisito e non oggetto di indagine, mentre tutta l’attenzione ed<br />

i possibili interventi si rivolgono alla gomma. In realtà, non v’è motivo <strong>per</strong> escludere<br />

le ferrovie dall’analisi, ricercando anche <strong>per</strong> esse idonei indicatori di efficienza e

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