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L’ANCORA<br />
DALL‘ACQUESE 16 SETTEMBRE 2012 31<br />
Roccaverano. Dopo la<br />
messa “grande” delle dieci, a<br />
Roccaverano, domenica 9 settembre,<br />
il momento di presentazione<br />
degli Atti del Convegno<br />
2009, viene aperto sull’onda<br />
dell’emozione.<br />
A parlare è il Sindaco Francesco<br />
Cirio.<br />
“Un momento particolare,<br />
questo. Pensate: qui il paese<br />
fa festa per tutto, per un matrimonio,<br />
per un battesimo: oggi<br />
un momento storico”.<br />
Storico per il valore intrinseco<br />
dell’opera. Ma anche per il<br />
tempo critico che vivono gli enti<br />
locali. Non manca un opportuno<br />
riferimento ai “compiti a<br />
casa” che non si son fatti nel<br />
passato, e che tocca ora svolgere<br />
tutti insieme. Tanti gli<br />
sprechi. Oggi poche le risorse.<br />
Ma il libro sull’Annunziata c’è<br />
(e che libro, 450 pagine, con<br />
un prezzo davvero contenuto,<br />
solo 25 euro). Certo che il ruolo<br />
- fondamentale: bisogna dirlo<br />
- dell’editore Impressioni<br />
Grafiche finisce sempre per<br />
emergere poco. (La solita storia:<br />
se arriva uno “straniero” si<br />
stende “la passatoia rossa”…).<br />
Chi manca è don Angelo,<br />
don Angelo Siri. Motore del<br />
convegno 2009. Ma che umilmente,<br />
ci fosse stato, se ne<br />
sarebbe stato nei banchi indietro.<br />
Walter Baglietto, direttore<br />
Roccaverano. Ci sono campanili,<br />
chiese, che scompaiono in pochi minuti.<br />
Attimi. Basta un terremoto. È successo<br />
in Emilia. Ma anche una frana è<br />
sufficiente. O un’alluvione.<br />
In genere quando succede così in<br />
fretta, a fronte di una sensazione di irreparabilità,<br />
c’è chiara la percezione di<br />
qualcosa che, traumaticamente, si annulla.<br />
“Fortunatamente l’Italia può vantare<br />
i migliori restauratori del mondo e<br />
ha una tradizione eccellente, grazie alla<br />
cosiddetta ‘anastilosi’, la ricomposizione<br />
di un edificio con i pezzi originali”.<br />
(Così dice uno stralcio di giornale,<br />
che a Roccaverano, quando te lo affidano,<br />
subito non capisci bene il perché).<br />
Eppure da noi si abbattono ancora<br />
gli edifici pericolanti, certi fatti saltare in<br />
aria, impedendo quella ricostruzione di<br />
cui sopra.<br />
***<br />
Ma perché queste parole per Roccaverano?<br />
Il terremoto in Langa - che non<br />
Presentato il bel volume “Una chiesa Bramantesca a Roccaverano” (1509 - 2009)<br />
Roccaverano, gli atti del convegno per la parrocchiale dell’Annunziata<br />
dell’Archivio Diocesano di Salita<br />
Duomo, propone un breve<br />
saluto (da un lato c’è il “portare<br />
a termine”, ma anche la<br />
spinta propositiva, “il mettere<br />
in cantiere”).<br />
Quindi è il dott. G. Battista<br />
Garbarino ad introdurre il prof.<br />
Marco Pavese, presidente della<br />
Sezione “Staziella” dell’Istituto<br />
Internazionale degli Studi<br />
Liguri (“ecco nel libro lavori seri,<br />
circostanziati, una valorizzazione<br />
in senso davvero scientifico”),<br />
e poi a presentare sinteticamente<br />
i saggi (“L’Ancora”<br />
ha riassunto l’indice del volume<br />
una settimana fa, e dunque<br />
non ci ripetiamo).<br />
Viene ricordata anche la figura<br />
di Renato Bordone,<br />
scomparso prematuramente a<br />
Villafranca d’Asti all’inizio del<br />
2011: studioso del medioevo<br />
astigiano, tante volte aveva<br />
fatto visita al territorio. Era stato<br />
lui ad aprire il convegno di<br />
Rocca del 2009. Cui doveva<br />
partecipare anche il prof. Arnaldo<br />
Bruschi, che tutta la sua<br />
vita l’ha dedicata al Bramante<br />
(la sua monografia del 1969 è<br />
ancora insuperata). Viene ricordata<br />
anche la sua memoria.<br />
***<br />
Un libro come questo non si<br />
può certo riassumere: certo è<br />
arricchente per il territorio tutto,<br />
non solo per Roccaverano;<br />
né stringe solo la cerchia degli<br />
è zona sismica - non c’è stato.<br />
Ma c’è ugualmente una facciata che<br />
si sfalda.<br />
E allora si comprende l’appello congiunto<br />
del Sindaco Cirio e del parroco<br />
Roggero. Che sollecitano. Che promettono<br />
che il paese farà la sua parte<br />
(come sempre).<br />
Ma non basta. Un monumento nazionale<br />
bisogna salvarlo tutti. I ministeri<br />
competenti di Roma, e gli apparati<br />
periferici dello Stato; è una questione<br />
che coinvolge Regione e Provincia<br />
(quella di oggi; e quella che sarà). Le<br />
banche e gli sponsor.<br />
Nascerà, allora, una Fondazione dell’Annunziata<br />
di Roccaverano?<br />
***<br />
Roccaverano: il terremoto no. Ma<br />
una lenta e progressiva, irrefrenabile,<br />
decadenza sì.<br />
La pietra che si sfalda. Linee architettoniche<br />
che si slabbrano.<br />
Succede al castello sulla spiaggia,<br />
la sabbia che si asciuga e che il vento<br />
argomenti intorno all’Annunziata;<br />
si indaga sui secoli precedenti<br />
il XVI. Semmai stupisce<br />
la distanza artistica tra<br />
l’iscrizione 1502 degli affreschi<br />
di San Giovanni e il 1509 in cui<br />
si inaugurano i lavori in quella<br />
che diverrà la parrocchiale<br />
nuova: stesso il tempo, diverso<br />
il linguaggio. Medioevo e<br />
Rinascimento (importato da<br />
Roma) che convivono. Rispetto<br />
ai luoghi, ecco che - per<br />
confronti - si spazia tra Saliceto<br />
e Mantova, Ponzone, Gorzegno,<br />
Montechiaro…<br />
***<br />
Se la cittadinanza di Rocca<br />
va ad altri, noi qui sul giornale<br />
diciamo che quella “in pectore”,<br />
vera e senza bisogno di diplomi,<br />
ce l’ha Manuela Morresi.<br />
Che a 26 anni alla chiesa<br />
del Bramante giunge da studentessa;<br />
e poi 26 anni dopo<br />
ritorna come docente dell’Università<br />
di Venezia curatrice di<br />
un volume che tutti si augurano<br />
possa entrare nelle Biblioteche<br />
delle Università Italiane.<br />
Anche qui i contributi son da<br />
leggere, con calma.<br />
Noi fissiamo gli aneddoti:<br />
quattro giorni di esami (di paleografia:<br />
“Sai leggere?” chiede<br />
don Pompeo, sospettoso;<br />
“Sì risponde la studentessa,<br />
ma poi le abbreviature, il ductus<br />
non è certo quello dell’area<br />
nord orientale, e allora ecco<br />
scendere i goccioloni di sudore…”.<br />
Così Manuela Morresi.<br />
E poi la più gentile delle<br />
ospitalità all’“Albergo Aurora”;<br />
la gente del posto che chiede<br />
a sera, di ritorno da Acqui (pochi<br />
i viaggi con il parroco; con<br />
il quale si son passate già tante<br />
ore impegnative tra le carte<br />
polverose), quali sono state le<br />
“scoperte di giornata”.<br />
L’apprezzamento grande,<br />
grandissimo, per Don Angelo<br />
Siri. Che, quando chiede di organizzare<br />
il Convegno di Roccaverano,<br />
telefona a Venezia<br />
(“al buio”, da Signor Nessuno),<br />
ed è il 2007.<br />
“Però: ad Acqui in archivio<br />
devono essere sempre persone<br />
serie: progettano per tempo:<br />
sì, si può fare…”.<br />
E il convegno si realizza. È<br />
un successo. E giungono alle<br />
stampe anche gli atti.<br />
Roccaverano e il territorio lo<br />
meritano. Anche questa è una<br />
maniera per dar fiducia.<br />
In fondo i tesori ci sono. Bisogna<br />
credere e lavorare in un<br />
progetto comune e coordinato<br />
di valorizzazione.<br />
Che parta, abbia i sui piedi<br />
però, “ben dentro” il territorio.<br />
Si inneschi dalle forze locali.<br />
Qui la competenze ormai ci sono.<br />
E, soprattutto, la passione di<br />
chi può dire “questa è la mia<br />
terra”. G.Sa<br />
Una facciata fragile è un castello di sabbia<br />
si porta via. Succede a Roccaverano.<br />
Ma qui anche la pioggia, la neve, il gelo…<br />
L’Annunziata (la facciata; per l’interno<br />
è un altro discorso) può ancora essere<br />
salvata. Ma il rischio è quello dell’indifferenza.<br />
Anche perché, anche se<br />
gli atti del convegno del 2009 accenderanno<br />
l’attenzione sulla chiesa bramantesca<br />
per qualche tempo, poi facilmente<br />
scenderà l’oblio.<br />
Sino al 2016. Altra data anniversaria.<br />
***<br />
“Proprio qui sta uno dei tanti esempi<br />
di quella oscura epoca in cui viviamo,<br />
e che la filosofia indiana definisce Kali<br />
Yuga: un periodo in cui l’ateismo è predominante<br />
e più potente di qualsiasi<br />
pensiero mistico e trascendente: una<br />
folle cultura del tangibile, contrapposta<br />
alla elevazione dello spirito”.<br />
Cosa sono cinque secoli di pietre<br />
che pian piano “cadono” (se non si fa<br />
nulla sino alla “tabula rasa”?).<br />
“Ci sarebbe piaciuto - così continua<br />
Quell’interno perduto<br />
Roccaverano. Restauri “filologici”?<br />
Per restituire l’immagine<br />
primigenia, l’archetipo di<br />
una architettura.<br />
O restauri in grado di attribuire<br />
valore alle diverse stratificazione<br />
dei secoli?<br />
Dalla scelta drastica, e purtroppo<br />
irreversibile, di Don<br />
Pompeo Ravera (che all’epoca<br />
molti, ma è un particolare<br />
che emerge a distanza di mezzo<br />
secolo, proprio non condivisero:<br />
abbiamo raccolto le testimonianze<br />
proprio sulla piazza<br />
della parrocchiale domenica 9<br />
settembre: “era lui il parroco, e<br />
anche piuttosto autoritario; noi<br />
la chiesa ce la trovammo cambiata<br />
in poco tempo…”) può<br />
nascere un filone di ricerca in<br />
vista del Convegno di Roccaverano<br />
2016, che Don Nino<br />
Roggero quasi quasi ufficialmente<br />
indice al termine della<br />
mattinata che festeggia il volume<br />
di studi dato alle stampe<br />
da EIG.<br />
Il “programma” del venturo<br />
appuntamento è ancora tutto<br />
da scrivere. Ma guardando l’interno<br />
immacolato e spoglio, e<br />
poi le immagini in bianco e nero<br />
degli anni Quaranta/Cinquanta<br />
(chissà?) non ci sono<br />
dubbi.<br />
Com’era la chiesa avanti la<br />
decisione di riportare indietro<br />
l’orologio della storia?<br />
Certo le fonti archivistiche (i<br />
libri della confraternita addetta<br />
alla fabbrica; i registri parrocchiali;<br />
le visite pastorali) potranno<br />
essere più eloquenti<br />
(ma per queste rimandiamo ai<br />
prossimi numeri), anche in merito<br />
di consistenze e paternità.<br />
Ma già le immagini, che sappiamo<br />
essere state raccolte da<br />
Cristina Lucca (e proprio da<br />
una nota del suo saggio possiamo<br />
ricordare gli affreschi<br />
realizzati nel 1893 dal pittore<br />
Calosso, su indicazione del<br />
parroco Don Robba) sono in<br />
grado di restituire alcuni scorci<br />
interni.<br />
E allora non c’è dubbio: si<br />
può stare a discutere sulla liceità<br />
(o anche no) della scelta<br />
di Don Pompeo (e van considerati<br />
anche i tempi, diversi<br />
dagli attuali: volontariamente si<br />
può cancellare una sinagoga,<br />
ad Acqui; in buona fede si può<br />
agire drasticamente a Roccaverano).<br />
lo stralcio; a proposito: ce lo affida il<br />
commedator Laiolo di Monastero Bormida<br />
- trattare i soliti argomenti legati<br />
più strettamente alla museologia e ai<br />
Beni Culturali. Ma se è vero che, come<br />
insegna Italo Calvino, un intellettuale è<br />
prima di tutto un uomo di coscienza, allora<br />
non possiamo far finta di non vedere.<br />
È forse retorico, o peggio, reazionario<br />
affermare che quando non ci<br />
saremo più, rimarranno sempre i nostri<br />
monumenti, poiché questa è l’Italia?<br />
Cosa c’è dunque di sbagliato nel pretendere<br />
rispetto assoluto per i nostri<br />
campanili, e torri, per le nostre chiese,<br />
che come abbiamo avuto modo di vedere,<br />
oltre ad essere edifici storici, sono<br />
anche dei simboli?<br />
Di sbagliato non vi è proprio nulla,<br />
giacché è per l’appunto il loro essere<br />
dei simboli che ne ha decretato la fine.<br />
La loro arroganza nel mostrarsi fieramente<br />
come la testimonianza di una<br />
Italia capace di sfidare la legge di gravità<br />
e di fare cose importanti”.<br />
Ma certo doveva esserci<br />
tanto sgomento, vero, profondo,<br />
nei parrocchiani che si ritrovarono,<br />
d’un tratto, un ambiente<br />
nuovo. E - brutto dirlo -<br />
straniero. Alieno.<br />
Il diario dei restauri di Don<br />
Pompeo parla di scrostamento<br />
dell’intonaco, di pulitura dei<br />
pilastri; succede anche per la<br />
cupola.<br />
La pietra riportata alla luce, i<br />
colori e i disegni sacrificati.<br />
Sono le frequenti infiltrazioni<br />
dell’acqua a compromettere<br />
il lavoro del Calosso, che fa lo<br />
stesso lavoro del Muto, l’Ivaldi<br />
di Toleto. Grazie ad una fotografia<br />
si riconoscono gli evangelisti<br />
con i loro simboli (in effetti<br />
richiamano gli affreschi<br />
tardogotici di San Giovanni<br />
Battista) e poi una Annunciazione.<br />
Un’altra visuale è tagliata,<br />
ma fregi e motti (uno recita<br />
“contempsit vitam mundi”) ci<br />
fanno comprendere come la<br />
volta e le pareti fossero assai<br />
simili a quelle di tante altre che<br />
si trovano in area ligure piemontese<br />
(da Ricaldone a Molare,<br />
da Cassine “Santa Caterina”<br />
a Acqui e a Bubbio…).<br />
E se tante nicchie ospitavano<br />
le statue dei santi (le devozioni<br />
sono quelle del territorio:<br />
Sant’Antonio Abate, San Rocco,<br />
la Madonna del Carmine)<br />
ecco stagliarsi, tra gli stucchi<br />
l’Altare della Madonna del Rosario,<br />
contornato da tutta una<br />
serie tavolette ad olio, illustranti<br />
i Misteri, racchiuse in<br />
medaglioni…<br />
E’ il luglio del 1957: con l’avvallo<br />
dell’Architetto Cav. Checchi<br />
l’Altare del Rosario “una<br />
barocco a stucchi cadenti e<br />
molto rudimentali” (giudizio severissimo)<br />
viene demolito; altrove<br />
si parla di altari in “struttura<br />
settecentesca ordinaria”;<br />
ecco interrato anche il battistero…<br />
***<br />
Forse oggi ci sarebbe stato<br />
un diverso agire.<br />
Sarebbe bello ritrovare il<br />
corredo delle statue, e quello<br />
delle pale. Utopie.<br />
Più facile l’azione della ricerca-ricostruzione<br />
storica.<br />
Un’esigenza imprescindibile<br />
Forse il “caso Roccaverano”<br />
potrà riportare l’attenzione<br />
sulla necessità di dare impulso<br />
al progetto di un Museo<br />
diocesano d’Arte Sacra. Che -<br />
se si correrà a “salvare il salvabile”<br />
(quanto non è ancora<br />
sottratto con i furti), con il Trittico<br />
del Bermejo e i Caccia<br />
Moncalvo, gli oli dei “genovesi”<br />
e i miracoli d’orificeria, i libri<br />
più preziosi e le pianete,<br />
può essere interessante (e<br />
non esageriamo per nulla)<br />
quanto l’attuale Galleria Sabauda<br />
di Torino.<br />
2016: un obiettivo non solo<br />
per Roccaverano.