marted 1 - Centro Sperimentale di Cinematografia
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ore 16.15<br />
Europa <strong>di</strong> notte (1959)<br />
Regia: Alessandro Blasetti; soggetto e sceneggiatura: Gualtiero Jacopetti, Ennio De<br />
Concini; interpreti: Coro D’Ucraina, Danzatori ucraini “Orly”, Croq Messieurs, Le<br />
Carousel Quintero, The Platters, Domenico Modugno; fotografia: Gabor Pogany;<br />
musica: Carlo Savina; montaggio: Mario Serandrei; voce: Corrado Mantoni (non<br />
accre<strong>di</strong>tato); origine: Italia; produzione: Aversa Film, Avers Film; durata: 98’<br />
«Nel mettere il cinema al servizio <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> spettacolo per conservarne la<br />
memoria, Blasetti da una parte <strong>di</strong>mostra una perfetta coscienza dell’incipiente<br />
tecnica televisiva (il film è costruito come una <strong>di</strong>retta tv, non più opera unitaria,<br />
bensì assemblaggio <strong>di</strong> frammenti) e dall’altra coglie con perfetto tempismo gli umori<br />
dell’Italia del boom: i primi sussulti del rock and roll, ma soprattutto i primi brivi<strong>di</strong><br />
del sesso come svago collettivo notturno. Nonostante la censura, saranno proprio le<br />
sequenze degli spogliarelli, soprattutto quelli del Crazy Horse, acme del binomio<br />
erotismo-esotismo, a dare origine al filone cinematografico sexy che cominciò a<br />
imperversare nelle sale negli anni Sessanta. Dal punto <strong>di</strong> vista del costume, Europa<br />
<strong>di</strong> notte contribuì all’“allineamento dell’Italia con gli altri paesi dell’Occidente<br />
sviluppato”, dal punto <strong>di</strong> vista tecnico, vanno sottolineate l’elaborazione<br />
dell’inquadratura, la ricerca sul colore (<strong>di</strong>rettore della fotografia è Gabor Pogany) e<br />
il lavoro sul ritmo frutto del montaggio <strong>di</strong> Mario Serandrei» (Mereghetti).<br />
Come già accaduto per Altri tempi, anche Europa <strong>di</strong> notte fu un progetto osteggiato<br />
dai produttori, che non colsero le potenzialità del film, salvo poi lanciarsi, dopo il<br />
successo clamoroso al botteghino, in una serie infinita <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> imitazione. A<br />
produrre il film fu Fabio Jegher, uno dei fondatore della Sisal, che voleva investire<br />
dei sol<strong>di</strong> nel cinema e realizzò così, dopo il lancio del Totocalcio, un secondo grande<br />
fenomeno popolare, tipicamente italico.<br />
ore 18.00<br />
Io amo, tu ami… (1961)<br />
Regia: Alessandro Blasetti; soggetto: A. Blasetti; sceneggiatura: Luigi Chiarini, Carlo<br />
Romano, Antonio Savignano, A. Blasetti; fotografia: Aldo Tonti; musica: Carlo<br />
Savina; montaggio: Tatiana Casini; origine: Italia/Francia; produzione: Dino De<br />
Laurentiis, Orsay Film; durata: 105’<br />
Panoramica degli spettacoli incentrati sul tema dell’amore da Parigi a Mosca.<br />
Ideale prosecuzione <strong>di</strong> Europa <strong>di</strong> notte, con una struttura più articolata e qualche<br />
episo<strong>di</strong>o della vita reale (compare anche Giuliano Gemma). «Blasetti è uno dei pochi<br />
cineasti italiani capaci <strong>di</strong> allestire uno spettacolo che sia nel contempo piacevole e<br />
stimolante. […] «Quanto ci viene presentato appartiene a una selezione sorretta da<br />
un gusto coltivato […] da un umorismo cor<strong>di</strong>ale e sanguigno, e da una sapienza<br />
cinematografica, la quale tocca punte <strong>di</strong> intima vibrazione in quella serie <strong>di</strong> ritratti<br />
<strong>di</strong> volti femminili» (Argentieri). Primo film italiano girato in Russia.<br />
ore 20.00<br />
Io, io, io… e gli altri (Conferenza con proiezione) (1966)