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Foto Enrico_Maiolo_Flickr<br />
L’istituto zooprofi lattico di Foggia<br />
Un laboratorio del dipartimento di chimica<br />
Brevetto dell’Università dauna<br />
Presto salsiccia<br />
all’extravergine<br />
a troveremo tra qualche mese sugli scaff ali dei supermercati. Ne è con-<br />
Lvinto Giangiuseppe Gramegna, responsabile commerciale delle Fattorie<br />
Chiarappa (gruppo Marte-Anselmi), che ha acquistato per . euro (Iva<br />
esclusa) dall’università di Foggia il brevetto per la salsiccia senza grassi. Un<br />
prodotto presentato un anno fa dai ricercatori del Bioagromed, il centro interdipartimentale<br />
dell’università dauna, come tra le iniziative più innovative<br />
sul piano commerciale. Al posto del grasso animale i ricercatori propongono<br />
palline di olio extravergine di oliva. “Non un prodotto salutistico – precisa<br />
Gramegna – ma certamente più leggero della salsiccia tradizionale”.<br />
L’università si è riservata una quota di partecipazione dell’% sul ricavato<br />
delle vendite. Per Gramegna la salsiccia senza grassi si rivolge al consumatore<br />
moderno: “Un target – dice il manager di Lucera – verso il quale la grande<br />
distribuzione è tradizionalmente molto attenta. Cercavo un prodotto a basso<br />
contenuto di grassi da lanciare sul mercato, l’ho trovato via internet. Ora la<br />
proporrò inizialmente nei supermercati, poi faremo il grande salto degli ipermercati:<br />
ho contatti con Metro e Auchan”. <strong>La</strong> salsiccia all’olio extravergine<br />
ha vinto la concorrenza del pecorino anticolesterolo dell’università di Pisa.<br />
Otto i brevetti presentati dall’università dauna, due sul farmaceutico (“Linea<br />
cellulare di carcinoma renale e suo uso” e “Procedimento per la produzione<br />
di matrici attive con funzioni antimicrobiche” e quello sul “<strong>Di</strong>spositivo<br />
porta campione per camere di ionizzazione di spettrometri di massa”), gli<br />
altri sull’agroalimentare. Eccoli: “Composti naturali per migliorare la stabilità<br />
microbiologica di pasta fresca a base amaranto”; “Metodo per la produzione<br />
di un fi lm in materia termoplastica contenente una sostanza antimicrobica e<br />
utilizzo di tale fi lm nella produzione di confezioni per alimenti”; “Metodo di<br />
produzione di conserve e semiconserve vegetali in pezzi” e “Metodo di produzione<br />
e stabilizzazione di fi letti di pesce V gamma” sono in corso le azioni<br />
di valorizzazione commerciale.<br />
m.l.<br />
Focus<br />
27 marzo<br />
02 aprile 2010<br />
11<br />
Intervista – Il prof. Chiaravalle:<br />
“Tutto naturale<br />
senza equivoci”<br />
rofessor Eugenio Chiaraval-<br />
Ple, chiariamolo subito: la sua<br />
non è una scoperta.<br />
“Tutt’altro, la sterilizzazione<br />
a freddo dei cibi esiste da sessant’anni.<br />
Siamo stati però i primi<br />
a svilupparla e a implementarla,<br />
non solo in Italia. L’Istituto<br />
superiore di sanità lo fa solo in<br />
parte, nel privato solo un’azienda<br />
fa irradiazione ma impiega<br />
una sola tecnica”.<br />
Oggi l’Unione europea autorizza<br />
livelli di irradiamento piuttosto<br />
prudenti anche se la lista<br />
degli alimenti sottoposti a questo<br />
trattamento è molto lunga.<br />
“L’Unione europea autorizza<br />
l’irradiamento fi no a chilogrey,<br />
una quantità che a nostro<br />
avviso si può senz’altro aumentare<br />
anche perché già importiamo<br />
in Europa da <strong>tutto</strong> il mondo<br />
prodotti irradiati con dosi più<br />
massicce. Ma molto spesso lo<br />
ignoriamo”.<br />
È il caso della carne argentina.<br />
“Senza un irradiamento a <br />
chilogrey non potrebbe arrivare<br />
da così lontano per essere venduta<br />
in tutta Europa. È chiaro<br />
che quel pregiato taglio unanimemente<br />
riconosciuto in <strong>tutto</strong><br />
il mondo dev’essere sottoposto<br />
a un ciclo di conservazione robusto<br />
per prolungarne la vita media<br />
commerciale”.<br />
Ci faccia qualche altro esempio.<br />
“Specie a Natale siamo soliti<br />
importare molluschi e quei giganteschi<br />
crostacei dall’Asia. Non potrebbero<br />
arrivare come vivi senza<br />
un trattamento di conservazione<br />
preventivo. Ma anche le fragole<br />
che con l’irradiamento possono<br />
restare in viaggio anche giorni<br />
e le insalate porzionate che<br />
vedrebbero aumentare la loro<br />
freschezza fi no a giorni fi niscono<br />
per essere trattate allo stesso<br />
modo all’estero”.<br />
Voi siete sicuri che si possa<br />
elevare il livello di irradiamento,<br />
ma non avete ancora stabilito<br />
una soglia-limite.<br />
“È quello che stiamo facendo<br />
in queste settimane. Mettiamo<br />
a punto una serie di metodiche<br />
per defi nire la dose somministrata,<br />
ma partiamo dal presupposto<br />
perché lo abbiamo rilevato dai<br />
nostri studi che il livello comunitaro<br />
può essere certamente<br />
superato. Come già avviene per<br />
altri cibi importati da altri continenti,<br />
d’altronde”.<br />
EUGENIO CHIARAVALLE<br />
Secondo lei è più importante<br />
che questa tecnica permetta di<br />
elevare il valore commerciale<br />
degli alimenti, oppure che sia<br />
un inoppugnabile test di salubrità?<br />
“Sia l’uno che l’altro ovviamente.<br />
Molte produzioni tipiche<br />
locali oggi non possono varcare<br />
i confi ni nazionali perché marciscono<br />
dopo qualche giorno.<br />
Non hanno difese. Pensate invece<br />
alle prospettive commerciali<br />
che si aprirebbero per tanti produttori<br />
oggi di nicchia. Ma non<br />
va assolutamente considerata<br />
marginalmente la questione della<br />
sicurezza alimentare”.<br />
Oggi il consumatore medio<br />
cerca di tenersi alla larga dal<br />
pericolo cinese. Anche la legge<br />
che il Parlamento europeo sta<br />
per licenziare sull’etichettatura<br />
obbligatoria tiene conto di questo<br />
spauracchio.<br />
“<strong>La</strong> tecnica che noi proponiamo<br />
garantisce criteri di salubrità<br />
per il consumatore direi di assoluta<br />
certezza. Tuttavia si presta<br />
ad altri impieghi. Prendiamo, ad<br />
esempio, <strong>tutto</strong> quel grano duro<br />
deteriorato dal punto di vista<br />
sanitario e che per questo viene<br />
trattato con composti chimici che<br />
restano come residuo nel grano:<br />
la tecnica della sterilizzazione a<br />
freddo è molto meno invasiva e<br />
non lascia tracce. Si pensi al reimpiego<br />
di quel grano per combattere<br />
la fame nel mondo, parliamo<br />
di milioni di quintali di prodotto”.<br />
Sul piano della sicurezza alimentare<br />
la sterilizzazione a<br />
freddo quali rischi combatte?<br />
“Consente di eliminare i parassiti<br />
e i microrganismi dannosi,<br />
tipo la salmonella trovata nel<br />
pollo o in alcuni tipi di insalate.”<br />
Lei preferisce parlare di sterilizzazione<br />
a freddo piuttosto<br />
che di cibi irradiati nel timore<br />
che sul piano lessicale la terminolgia<br />
possa causare brutti<br />
scherzi.<br />
“Quando parliamo di cibi irradiati<br />
l’opinione pubblica pensa<br />
che centri qualcosa con la radioattività.<br />
Stiamo invece parlando<br />
di qualcosa di completamente<br />
diverso, come si può ben comprendere.<br />
È questione di prudenza<br />
perché quando si parla<br />
di scienza e di alimenti si corre<br />
subito il rischio che la faccenda<br />
venga fraintesa. Qui vogliamo<br />
solo applicare la tecnologia a benefi<br />
cio del consumatore, senza<br />
alterare nulla”. m.l.