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Consiglio Europeo – Strategie per il <br />
UE: coordinamento<br />
onoscenza, occupazione ed economia verde: sono le tre priorità d’azione indicate dalla Com-<br />
Cmissione Europea per la Strategia UE . Il Consiglio europeo dei e marzo prossimi<br />
dovrà accordarsi sulle priorità defi nite dalla Commissione (prima dell’approvazione di questa strategia<br />
e degli obiettivi nazionali in occasione del Consiglio europeo di giugno). Gli Stati membri dovranno<br />
presentare allo stesso tempo (per la prima volta nel dicembre ) il loro programma di<br />
stabilità o di convergenza e i loro programmi di riforme al livello nazionale. L’invito dell’Ue agli Stati<br />
membri è di raff orzare il coordinamento economico per raggiungere gli obiettivi.<br />
p.m.<br />
Libri<br />
27 marzo<br />
02 aprile 2010<br />
<strong>Di</strong>rettive – Incoraggiare le nuove tecnologie<br />
Un’industria “pulita”<br />
29<br />
ministri dell’industria dei Paesi dell’UE hanno sottolineato la necessità di una nuova politica in-<br />
I dustriale. Il Consiglio vorrebbe in particolare una politica industriale ambiziosa (la Commissione<br />
Europea dovrà presentare una comunicazione su questo tema prima della fi ne dell’anno ) e<br />
“un piano d’azione per veicoli puliti ed effi caci in materia di consumo d’energia”, tenendo conto<br />
“del ruolo crescente delle automobili interamente elettriche e dei veicoli ibridi riutilizzabili”. Il Consiglio<br />
sottolinea in particolare la necessità di incoraggiare lo sviluppo dell’infrastruttura necessaria<br />
in Europa per le nuove tecnologie in materia di mobilità.<br />
p.m.<br />
L’impresa virtuosa – Sono tagliati fuori solo quelli che non modifi cano modello mentale<br />
Crescere nei periodi di recessione<br />
in un libro le 36 “mosse vincenti”<br />
“E<br />
ssere una impresa virtuosa è la risposta alla<br />
domanda come si può crescere e innovare<br />
anche in periodi di recessione, ma è anche<br />
la risposta a come si può trasformare la crisi attuale<br />
in una nuova grande opportunità”. Così l’imprenditore<br />
Roberto Lorusso racconta del suo libro “L’impresa virtuosa.<br />
Crescere ed innovare in periodi di recessione”<br />
(Editori Riuniti – University Press – Pagine – Euro<br />
) . “<strong>La</strong> rifl essione di partenza è che l’attuale sistema<br />
economico che impera nella globalizzazione, sta producendo<br />
gravi danni all’umanità. Le multinazionali<br />
che controllano il % del PIL mondiale, hanno messo<br />
ai loro piedi i governi di tutti i paesi del mondo (metaforicamente<br />
si fanno lucidare le scarpe tutti i giorni).<br />
E quindi – secondo Lorusso – nessuno più è capace di<br />
pensare al Bene Comune, e questo perché un capo di<br />
governo, misura il suo consenso, solo sulla crescita del<br />
PIL. Le imprese virtuose, invece, sono quelle che oltre<br />
a produrre merci (quelle che aumentano il PIL) sono<br />
capaci di produrre beni (quelli che aumentano il BIL<br />
che vuol dire Benessere Interno Lordo, ma di questo<br />
ne ho parlato in abbondanza nel mio precedente libro<br />
dePILiamoci)”.<br />
L’autore sviluppa il suo racconto proponendo <br />
punti di rifl essione: “Danno evidenza del contesto sociale,<br />
economico ed antropologico in cui operano attualmente<br />
le imprese. Se un’impresa vuole progredire<br />
e continuare ad esistere nel tempo futuro (sostenibilità)<br />
non può che ridefi nire la sua missione e quindi creare<br />
quei prodotti/servizi che soddisfano i nuovi bisogni<br />
dell’uomo. Per capire quali sono i nuovi bisogni l’impresa<br />
deve innanzi<strong>tutto</strong> comprendere come è fatto il<br />
mondo in cui opera e cosa è diventato il suo cliente, e<br />
quindi, quali sono e quali saranno le sue nuove esigenze.<br />
Ecco il perché di tanti punti per l’analisi”.<br />
Spazio anche a proposte: “Sono – spiega – indicazioni,<br />
esempi, di come l’impresa può trasformarsi<br />
e far fronte alla ridefi nizione della sua missione ed<br />
ovviamente su come può cambiare il suo processo di<br />
business (a prescindere dai nuovi prodotti/servizi che<br />
intende realizzare)”. Tra queste Lorusso indica quella<br />
che più gli è piaciuto formulare: “Il part time per tante<br />
donne. Conviene che su questa anche il governo si<br />
dia da fare a sostenerla, incentivando le imprese a farlo<br />
seriamente e serenamente”. Poi allarga il discorso:<br />
“Prendiamo la crisi fi nanziaria, sembrerebbe ormai terminata,<br />
e certamente sarà anche evidente che quella<br />
occupazionale è ancora agli inizi. L’approccio sistemico<br />
ci ha insegnato che la disoccupazione arriva con un ritardo<br />
temporale rispetto al tempo in cui si è originata la<br />
causa e quindi adesso arriva il peggio. Ma la cosa che è<br />
bene tenere presente, è che non sarà facile uscire dalla<br />
crisi occupazionale, e questo perché, anche se ci sarà<br />
una ripresa, le imprese la otterranno senza incrementare<br />
l’occupazione. In sostanza, la crisi è stata anche una<br />
buona scusa per fare “risparmi” sulle risorse umane e<br />
la tecnologia e l’innovazione saranno lo strumento per<br />
non reimpiegarle. Se si vuole far crescere l’occupazione,<br />
le imprese devono impegnarsi a cambiare l’oggetto del<br />
loro business verso la soddisfazione di quei bisogni nuovi<br />
di cui parlavo prima”.<br />
Quanto agli eff etti futuri delle crisi sul sistema impresa<br />
Lorusso, che da anni si occupa di progettazione e<br />
coordinamento di programmi di cambiamento organizzativo,<br />
non ha dubbi: “Per quanti non saranno disposti<br />
a cambiare modello mentale (quello della crescita a<br />
tutti i costi) sarà molto diffi cile. Gli scandali di questi<br />
ultimi giorni ci dicono che la ricchezza e la crescita non<br />
è stata realizzata con comportamenti etici.<br />
Quindi il rispetto delle regole e i comportamenti virtuosi<br />
sono quelli che consentono realmente una cresci-<br />
Apprendimento e nuove tecnologie<br />
“Senza l’innovazione…”<br />
l signifi cato più caro dell’essere un’impresa virtuosa è per me – spiega Roberto Lo-<br />
“Irusso – quello dei modelli mentali. Ancora oggi incontro tanti colleghi e politici che<br />
nonostante la crisi ci abbia detto tante cose e tante altre continua a dirci, questi non la<br />
smettono di ragionare con il vecchio modello economico. E continuano, per uscirne, a dire<br />
e a fare le stesse cose di prima come se la crisi non fosse mai arrivata. <strong>La</strong> verità è che per far<br />
cambiare certa gente, purtroppo per noi, occorrerebbe un trauma ancora peggiore di quello<br />
che stiamo vivendo. Io ho provato a dare un aiuto a queste persone attraverso una storia<br />
evangelica da me interpretata nella prima delle due conclusioni. Speriamo possa bastare”.<br />
<strong>La</strong> fi losofi a dell’autore è che “attraverso la partecipazione attiva delle persone, chiamate<br />
ad agire secondo un fare creativo e collegiale, le Comunità e le Organizzazioni si possono<br />
defi nire e raggiungere ambiziosi obiettivi di progresso sostenibile. L’innovazione radicale,<br />
l’apprendimento continuo e l’uso di tecnologie e buone prassi per risparmiare risorse, sono<br />
ingredienti di un agire quotidiano che, superando regole imposte dal consumismo, produce<br />
la riscoperta e la pratica di un antico valore condiviso: il Bene Comune”. p.m.<br />
ROBERTO LORUSSO<br />
ta, anche se lenta, più duratura nel tempo”. E la situazione<br />
in Puglia? “È alquanto preoccupante. Confi ndustria<br />
sta raccogliendo in questi giorni i dati per avere un quadro<br />
preciso, ed è giusto che lo faccia, per non restare legata<br />
a false percezioni. Se dovessero essere confermate<br />
quelle più negative penso sia necessario trovare modi<br />
di collaborare estesi e leali, senza nascondersi la verità<br />
sul perché siamo in questo stato di cose. <strong>La</strong>ddove anche<br />
noi abbiamo vissuto e interpretato la globalizzazione in<br />
modo errato”.<br />
Nell’opera Lorusso aff ronta anche il tema del livello di<br />
benessere collettivo e del benessere organizzativo: “Il<br />
benessere è un fatto soggettivo, è diffi cile dare numeri<br />
sul livello. Se però guardiamo in superfi cie ed esaminiamo<br />
gli sprechi, e i rifi uti che produciamo – quindi se consideriamo<br />
il benessere come il “tanto avere” – allora è<br />
molto alto”. Al benessere si può fare riferimento anche<br />
in termini di una comunità di persone nei luoghi di lavoro:<br />
“Su questo le imprese sono molto, ma molto, lontane<br />
dal percepirlo come necessario e quindi si immagini<br />
a realizzarlo. Nel libro faccio sempre riferimento alla<br />
centralità della persona nei processi di business e rendo<br />
evidente quanto una persona che sta bene (con se<br />
stessa, nel luogo di lavoro, con la famiglia, nel sociale)<br />
è quella che rende di più, è più fedele, è più disponibile<br />
all’innovazione, ecc. Generare benessere organizzativo<br />
signifi ca come avrà capito occuparsi non solo del luogo<br />
di lavoro, ma di tutte quelle condizioni di vita di una persona<br />
che rendono il suo lavoro, un vero atto creativo”.<br />
Nello scenario proposto dall’autore un ruolo decisivo<br />
lo ha il management delle aziende: “Se il vero capitale<br />
per un’impresa sono le persone, allora il loro ruolo<br />
primario è occuparsi delle persone. Se il vero capitale<br />
sono gli euro disponibili sul proprio conto corrente<br />
bancario, allora il ruolo primario è occuparsi della fi nanza.<br />
Attualmente il management è molto orientato sulla<br />
fi nanza (questa è la promessa che si può guadagnare<br />
senza lavorare e quindi senza problemi di personale).<br />
Il management (per le piccole imprese, parliamo dei<br />
titolari e di qualche responsabile di funzione) si deve<br />
preoccupare di imparare come si soddisfano i bisogni<br />
dei clienti (interni ed esterni) e di tutti gli stakeholders<br />
(a qualsiasi livello). Precisando però che la soddisfazione<br />
deve includere anche quella sociale. In sostanza il<br />
management di una impresa deve preoccuparsi di aumentare<br />
anche il patrimonio sociale per avere un signifi<br />
cativo corrispondente incremento dei profi tti (dato<br />
dalla fi ducia dei consumatori) che a sua volta potrà andare<br />
ad accrescere il patrimonio netto dell’impresa”.<br />
PAOLO MAGRONE