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Sussidio per i Ritiri dei Presbiteri - Arcidiocesi di Messina

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incolpa anche gli altri <strong>per</strong>ché li vede troppo “<strong>di</strong>pendenti” o “cattivi”<br />

o cafoni arroganti, ecc. Così il presbitero che si sente svuotato, risucchiato,<br />

sfruttato nota dentro <strong>di</strong> sé un cambiamento, un passaggio da un<br />

atteg giamento positivo e interessato al bene delle <strong>per</strong>sone a uno negativo,<br />

in <strong>di</strong>fferente e aggressivo. «È in cre<strong>di</strong>bile quanto sono strane certe<br />

<strong>per</strong>sone che vengono qui», «vengono dalle caverne», e così via. La<br />

focalizzazione delle situazioni problematiche e negative, un senso <strong>di</strong><br />

impotenza, la rabbia <strong>di</strong> fronte a situazioni croniche stressanti, l’assenza<br />

<strong>di</strong> un briciolo <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e il sentirsi oggetto <strong>di</strong> aggressività ingiustificata<br />

acuiscono la crisi.<br />

2. Sacramentalità del vissuto<br />

In questa situazione è necessario riscoprire la sacramentalità del nostro<br />

vissuto e della nostra azione, che avviene dentro il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> salvezza<br />

<strong>di</strong> Dio; <strong>per</strong> cui non conta la quantità delle cose da fare, ma la loro<br />

qualità, non il successo imme<strong>di</strong>ato ma l’adesione al progetto <strong>di</strong> Dio. È<br />

lui che fa crescere attraverso la molteplicità e ineffabilità delle sue vie!<br />

Riprenderemo coscienza che c’è una sapienza oltre ogni ragionevolezza<br />

e che c’è una possibilità <strong>di</strong> guadagno soprannaturale al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni<br />

insuccesso umano. Si tratta <strong>di</strong> rimettersi nuovamente alla ricerca del<br />

volto <strong>di</strong> Dio come Elia, <strong>per</strong> riscoprilo presente nella nostra storia come<br />

Giuseppe, venduto <strong>di</strong> suoi fratelli, <strong>di</strong> chiedere a Gesù <strong>di</strong> seguirlo sulle<br />

acque ma anche <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>lo invocare quando cominciamo ad affondare<br />

come Pietro, <strong>di</strong> crescere nella consapevolezza <strong>di</strong> essere anche noi “figli<br />

amati” anche nella sofferenza.<br />

Eviteremo il fi<strong>dei</strong>smo che è un alibi della fede, ed eviteremo il quietismo<br />

che è un alibi della sottomissione della fede. Potremmo rotolarci<br />

con gioia nell’insuccesso e nell’abiezione cullandoci nella consolazione<br />

<strong>di</strong> compensi <strong>di</strong>vini. Ma questa non è la via del vangelo. Il fallimento,<br />

la crisi non sono affatto un ideale, ma “in Cristo” sono una possibilità<br />

<strong>di</strong> ripartire e <strong>di</strong> vincere, <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>are la nostra umanità me<strong>di</strong>ante la<br />

forza <strong>di</strong> un Altro. È il momento della s<strong>per</strong>anza teologale che su<strong>per</strong>a la<br />

s<strong>per</strong>anza umana, e della certezza quando sentiamo <strong>di</strong> appoggiarci sulla<br />

grazia <strong>di</strong> Dio. E siccome essa non si sostituisce alla natura ma la integra<br />

e la porta a <strong>per</strong>fezione ci impegneremo in tutto ciò che la scienza e<br />

la sapienza umana, leggendo la natura come la grammatica dell’arte <strong>di</strong><br />

vivere, ci suggeriscono <strong>per</strong> una vita umana riuscita.<br />

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