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Si - Federazione Italiana Tennis

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perdonato al serbo il ritiro nella semifinale di Montecarlo dello scorso<br />

aprile: Roger era in vantaggio di un set e Novak si giustificò dicendo di<br />

avere il raffreddore. Anche il clan di Nadal, solitamente prodigo di complimenti<br />

nei confronti di Federer, ha un atteggiamento distaccato verso<br />

il serbo. Quello visto a New York non era comunque il Djokovic capace<br />

di vincere ad inizio stagione gli Australian Open. In semifinale ha ceduto<br />

nettamente a Federer, con cui aveva perso in finale l’anno prima.<br />

“Non potevo fare di più - ha detto - sono sfinito”. Elastico negli allunghi,<br />

ha ancora problemi di tenuta atletica.<br />

TENNIS USA MASCHILE IN CRISI - Gli anni del dominio a stelle e strisce<br />

con Sampras e Agassi sono lontani: l’ultimo a salutare Flushing<br />

Meadows è stato Roddick, battuto nei quarti da un Djokovic neppure<br />

tanto brillante. Proprio Andy è stato l’ultimo tennista di casa a vincere<br />

gli US Open nel 2003. I numeri sono impietosi: nel 1982, in pieno<br />

boom, gli Stati Uniti contavano 44 giocatori tra i primi 100 di cui 5 tra<br />

i primi 8: qualità e quantità. Oggi tra i top cento ce ne sono solo 7. Gli<br />

eredi di Sampras e Agassi non hanno mantenuto le attese. Il più acclamato,<br />

Roddick, si è fermato al 2003: ora vince qualche torneo minore,<br />

ma negli Slam non va molto avanti. James Blake, indicato come il nuovo<br />

Arthur Ashe, non è mai andato oltre i quarti nei Majors. Mardy Fish<br />

(28 anni) si limita a exploit isolati (vedi quest’anno la finale a Indian<br />

Figlio di Daniel, un ex rugbista che di professione<br />

oggi fa il veterinario, e di Patricia, una maestra,<br />

Juan Martin come ogni argentino che si rispetti ha<br />

tra le sue grandi passioni il calcio: “Sono tifosissimo<br />

del Boca Juniors”, sottolinea. E’ partito dal<br />

quartiere Falucho, dove è nato, ed ha cominciato a<br />

giocare a sei anni al “Club Independiente de<br />

Tandil”. Già da piccolo si era messo in evidenza per<br />

la grinta e determinazione che metteva in campo:<br />

tanti i match vinti annullando match point agli<br />

avversari. In Italia lo ricordiamo finalista a sedici<br />

anni al Bonfiglio: “Persi in due set facili da<br />

Rieschick che poi è praticamente sparito”, racconta.<br />

Nel 2002 ha vinto il l’Orange Bowl under 14,<br />

quindi l’anno dopo da under 16 ha centrato la finale<br />

al Banana Bowl e vinto l’Avvenire battendo tra gli<br />

altri nei quarti Fabio Fognini dopo un’incredibile<br />

rimonta.<br />

All’epoca non era neppure tanto alto: ora è un<br />

gigante di quasi due metri, 198 centimetri per la<br />

precisione, uno dei giocatori più alti del circuito. “E’<br />

vero, in pochi anni sono cresciuto molto in fretta -<br />

spiega - all’inizio mi sono dovuto un po’ abituare<br />

perché in campo cambiano le distanze e i movimenti.<br />

Però essere così alto ti dà grandi vantaggi.<br />

Copro meglio il campo e posso servire in modo<br />

molto più efficace, cosa che se sei basso diventa<br />

davvero difficile”.<br />

A introdurlo nel grande tennis è stato Eduardo<br />

Infantino, che lo ha poi lasciato all’inizio del 2008<br />

per rispondere alla chiamata della <strong>Federazione</strong><br />

italiana, che gli ha affidato i nostri migliori giovani.<br />

“Eduardo è un grande - racconta convinto Del<br />

Potro - Passare dagli juniores ai challenger e poi<br />

al circuito maggiore non è semplice e i suoi consigli<br />

sono stati fondamentali. Nessuno ti regala<br />

nulla. Da junior qualche match lo porti a casa pure<br />

giocando male, nel circuito maggiore ogni partita<br />

è una battaglia, non puoi permetterti cali di tensione.<br />

Infantino mi conosceva da quando ero un<br />

ragazzino e con lui ho sempre avuto un ottimo<br />

rapporto. E’ fondamentale perché il tuo coach<br />

Wells), Robby Ginepri (quasi 27) è praticamente scomparso dopo la<br />

semifinale a New York nel 2005. Jean-Michael Gambill è più un super<br />

palestrato che un tennista, Taylor Dent, figlio d’arte dell’australiano Phil,<br />

non gioca più e in tv lo si può vedere come sfidante del piccolo Jaden<br />

Gil, figlio di Agassi. Gli americani guardano alle nuove generazioni. Ci<br />

sono il ventenne Sam Querrey e il ventitreenne gigante John Isner (206<br />

centimetri di altezza): più comparse che protagonisti. C’è infine il teenager<br />

di colore Donald Young, etichettato come il Tiger Woods del tennis<br />

e mancino come John McEnroe: finora tanta pubblicità e pochi<br />

risultati. Ha compiuto 19 anni a luglio: alla stessa età Nadal aveva già<br />

conquistato il Roland Garros.<br />

SALTA IL SUPER SATURDAY - La tempesta Hanna ha rovinato il Super<br />

Saturday, la giornata più attesa del torneo in cui erano in programma le<br />

semifinali maschili e in serata la finale femminile tramesse in diretta tv<br />

dal colosso Cbs. Annunciata da giorni, la pioggia torrenziale è arrivata<br />

puntuale nel primo pomeriggio interrompendo la semifinale tra Nadal e<br />

Murray e facendo saltare del tutto la finale donne. Risultato: la finale<br />

maschile si è giocata di lunedì. L’ultima volta agli US Open risaliva al<br />

1987, quando Ivan Lendl superò Mats Wilander. L’ultima finale<br />

di un torneo dello Slam disputata di lunedì è stata invece<br />

quella vinta da Ivanisevic su Rafter nel 2001 a Wimbledon.<br />

diventa la persona con la quale passi più tempo<br />

tra allenamenti, viaggi e tornei. La grande fortuna<br />

per noi giocatori argentini è di avere degli ottimi<br />

allenatori”. Da quando Infantino è passato alla<br />

Federtennis italiana Juan Martin è seguito da un<br />

altro connazionale, l’ex giocatore Franco Davin.<br />

Per quanto è alto il giovane Del Potro potrebbe giocare<br />

a basket nell’Nba a stelle e strisce. Ma lui ha<br />

scelto il tennis:“Gioco soprattutto perché mi piace e<br />

mi diverto - sottolinea - è fondamentale per arrivare<br />

a grandi risultati. Non avessi fatto il tennista di professione<br />

probabilmente sarei diventato un architetto”.<br />

A New York, appena ha potuto, ha voluto visitare<br />

il MoMA, il famoso museo di arte moderna.<br />

Il golden boy del tennis sudamericano è un argentino<br />

atipico: gioca bene sulla terra rossa, ma la<br />

superficie che più ama è il veloce. “La maggior<br />

parte dei tennisti nati in Sudamerica predilige la<br />

terra per una questione di scuola e tradizione -<br />

spiega - ma io sono alto più di un metro e novanta<br />

e quindi sul cemento posso mettere meglio a<br />

frutto la mia potenza. Se a fine carriera riuscissi a<br />

vincere più titoli sul veloce che sul rosso non<br />

sarei tanto sorpreso”.<br />

Terra o cemento che sia, gli argentini sono convinti<br />

di aver trovato il vero erede del mito Guillermo Vilas.<br />

“So che intorno a me c’è molta pressione, tante<br />

aspettative. <strong>Si</strong> parla molto di me, non solo nel mio<br />

paese, e mi ci sto abituando. Quando mi chiedono<br />

un autografo la cosa ancora mi imbarazza. Il mio<br />

idolo è Safin, mentre tra gli argentini adoro<br />

Nalbandian, un grandissimo. Ma tra un paio di anni<br />

non sarò più solo una promessa, ma uno dei tanti.<br />

Quelli forti, intendo…”. Parola di Del Potro.<br />

Super<strong>Tennis</strong> Magazine n. 8/9 13<br />

Agosto/Settembre 2008 - Il grande tennis<br />

A.M.

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