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Fatevi - VicenzaPiù

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Vaghe e sconnesse sono le nozioni<br />

dell’elettore medio che si recherà alle<br />

urne il 6 e 7 giugno prossimi per inviare<br />

78 “euro fannulloni strapagati,<br />

assenteisti cronici, pensionati di un residence<br />

di lusso”, come li ha defi niti la<br />

governatrice del Piemonte, Mercedes<br />

Bresso.<br />

Beata ignoranza<br />

Poco o nulla sa, il nostro votante, di<br />

cosa sono, come funzionano e come<br />

infl uiscono sulla sua vita quotidiana<br />

la Commissione, il Consiglio, il Parlamento.<br />

Non immagina neppure che<br />

l’80% delle leggi del nostro Paese è<br />

sottoposto all’inquadramento del normatifi<br />

cio europeo. Nessuno gli dice che<br />

nelle commissioni dove si sfornano direttive<br />

a tutto spiano stazionano giorno<br />

e notte lobbisti prezzolati da corporations<br />

alimentari, case farmaceutiche,<br />

compagnie del ferro e del tondino e<br />

tutte le grandi industrie continentali,<br />

intente a infi lare il comma favorevole<br />

per strappare l’affare milionario. Non<br />

si trova un uomo della strada che sappia<br />

spiegare cosa diavolo contengano<br />

i trattati di Nizza e di Lisbona e perché<br />

mai nazioni come<br />

l’Irlanda hanno votato<br />

contro la loro adozione.<br />

Usa e Euroschiavi<br />

Soprattutto, si tace<br />

scientifi camente sul<br />

vero centro di potere<br />

che agisce col paravento<br />

dei parlamentari<br />

eletti e dei commissari<br />

nominati dai governi:<br />

la Banca Centrale Europea,<br />

controllata dagli<br />

istituti nazionali a loro<br />

volta posseduti dalle banche private. E’<br />

a Francoforte, dove non a caso i tedeschi,<br />

autori dell’architettura fi nanziaria<br />

dell’Ue, hanno imposto di installarvi la<br />

sede, è lì che si decide il destino degli<br />

europei. Ed è l’euro, la moneta introdotta<br />

in Italia come ancora di salvezza<br />

dalla voragine del debito pubblico,<br />

dalla parte del torto<br />

l’instrumentum regni di un manipolo<br />

di signori del credito che proprio attraverso<br />

di esso mantengono eterno<br />

il debito frutto del signoraggio. Infi ne,<br />

silenzio assoluto sul grande nemico di<br />

un’Europa che non sia solo moneta e<br />

regolamenti sui consumi: gli Stati Uniti.<br />

Tanto è vero che da anni caldeggiano<br />

l’ingresso della Turchia, alleato di ferro<br />

del Pentagono nel diffi cile quadrante<br />

che guarda al Medioriente e alla<br />

Russia, con la missione nelle di far da<br />

sentinella e fi ccanasare nelle faccende<br />

interne del Vecchio Continente.<br />

Test di consenso<br />

Ma tutto questo i sudditi, pardon cittadini,<br />

non possono saperlo. Perché è prima<br />

di tutto la politica a non volergliene<br />

dare notizia. Il motivo è semplice: fatto<br />

salvo il condizionamento delle lobby<br />

economiche e il ruolo di copertura di<br />

un consesso parlamentare ostaggio<br />

della Bce, il circo barnum dei partiti italiani<br />

sfrutta il rinnovo dei deputati europei<br />

come una staffetta della propria<br />

corsa alla conservazione del potere. Le<br />

elezioni europee non sono null’altro<br />

che un test di consenso che la partitocrazia<br />

italica usa per aggiornare i rapporti<br />

di forza interni. Fateci caso: a parte,<br />

e sempre che ci siano, vuoti slogan<br />

su temi facili e di grande impatto (come<br />

le energie rinnovabili, scelte dall’Italia<br />

dei Valori di Di Pietro), i cartelloni e gli<br />

spot delle campagna in atto puntano<br />

molto semplicemente<br />

sul nome del candidato.<br />

Né più né meno, come<br />

fosse soltanto una gara<br />

a rastrellare crocette fra<br />

singoli esponenti del<br />

regime partitocratico.<br />

Come se fosse? Lo è.<br />

Anche perché il sistema<br />

elettorale con cui si voterà<br />

a giugno è il vecchio<br />

caro proporzionale puro<br />

con la possibilità di tre<br />

preferenze personali:<br />

tot voti al partito tot seggi, e i candidati<br />

sparsi in cinque circoscrizioni che<br />

prendono più preferenze si assicurano<br />

la poltrona (per essere sicuri ce ne vogliono<br />

100 mila, ma anche con 50 mila<br />

si è a posto).<br />

Elefanti e soubrettes<br />

Il premier Berlusconi si candida ovun-<br />

que per misurare il polso del popolo<br />

che lui ha ribattezzato della Libertà, e<br />

chi se ne frega se poi dovrà lasciare lo<br />

scranno europeo per incompatibilità.<br />

Idem con patate per Di Pietro e Nichi<br />

Vendola, presidente rosso della Regione<br />

Puglia: incompatibili ma non sia<br />

mai che arretrino alla pugna. Franceschini<br />

ha rinunciato, ma mica per la<br />

favoletta che racconta in giro, e cioè<br />

che lui sarebbe corretto nei confronti<br />

dell’elettorato non facendosi eleggere<br />

per poi dover mollare la sedia. E’ solo<br />

che il Pd orfano del suo ex principale<br />

Veltroni è con le pezze al culo, e così<br />

è meglio evitare di fare una fi guraccia<br />

buscando l’ennesima batosta. Ora, non<br />

avendo nessun altro scopo che questo,<br />

tutto autoreferenziale e provincialotto,<br />

è chiaro che sul bilancino ci fi niscono o<br />

i politicanti di scarto che si abbarbicano<br />

all’Europa pur di accaparrarsi lauto<br />

stipendio e generose prebende, o i volti<br />

improbabili, i personaggi telegenici,<br />

vallette, troniste, nani e ballerine. C’è di<br />

tutto: l’ubiquo Mastella col PdL, l’uomo<br />

con la coppola Cuffaro, il cino-genovese<br />

Cofferati, l’amico fi orentino dei costruttori<br />

Domenici, l’uomo-ombra dalemiano<br />

De Castro, la badessa azzurra<br />

della sanità veneta Sartori, il trapassato<br />

Berlinguer, il fi losofo Vattimo («Il par-<br />

lamento europeo? una noia mortale»)<br />

folgorato sulla via di Tonino, il democristiano<br />

Carollo acerrimo nemico del<br />

veneto Galan e recordman di menefreghismo<br />

(zero relazioni presentate);<br />

Staino, vignettista dell’Unità, iscritto<br />

al Pd ma candidato con la formazione<br />

vendoliana di Sinistra e Libertà «per il<br />

bene del Pd»; David Sassoli, mezzobusto<br />

del Tg1 dai magnetici occhi azzurri e<br />

dalla indefessa fede cattocomunista;<br />

il reduce<br />

dalla “Fattoria” Fabrizio<br />

Corona, gossiparo che<br />

ricattava i vip a suon di<br />

fotografi e, accolto dai<br />

camerati della Fiamma<br />

(ma non erano quelli<br />

che assaltavano gli studi<br />

televisivi?).<br />

Una farsa<br />

Senza alcuna personalità<br />

di rilievo, con<br />

pochissimi esperti della<br />

macchina europolitica, i gruppi parlamentari<br />

zeppi di raccomandati e mezze<br />

tacche, logico che perfi no nell’arena<br />

eterodiretta di Strasburgo l’Italia passa<br />

da paesucolo di incompetenti rubastipendio.<br />

Parcheggiati lì a bella posta<br />

e assenteisti senza vergogna: 56% di<br />

presenze nel 2004, e nella legislatura<br />

numero 150 del 23 maggio 2009 pag 18<br />

Ecco perché non votare alle europee<br />

Un poltronificio per seconde file della politica, un parcheggio per raccomandati, un cimitero degli elefanti<br />

Il voto per Strasburgo per la partitocrazia italiana è solo un sondaggio. E il vero potere ce l’ha la Bce<br />

di Alessio Mannino<br />

Il grande<br />

nemico<br />

di un’Europa<br />

forte<br />

sono gli Usa<br />

Autoproduzione individuale<br />

Autonomia energetica<br />

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Il parlamento<br />

è ostaggio<br />

dei poteri<br />

economici<br />

e bancari<br />

| La sede del Parlamento Europeo di Strasburgo<br />

che sta per scadere le cose non sono<br />

cambiate granchè. Quelle bestie rare<br />

che lavorano, dalle parti di Bruxelles,<br />

si disperano così: «Dovevo quasi supplicare<br />

20 righe ai direttori dei giornali<br />

per far uscire la notizia che avevamo<br />

ottenuto importanti fi nanziamenti»,<br />

è il ricordo di Franz Turchi, deputato<br />

europeo di An vicepresidente della<br />

commissione Bilancio nella penultima<br />

legislatura. «E quando<br />

a Roma passavo alla<br />

Camera o al Senato, un<br />

sacco di amici mi chiedevano<br />

cosa mai si di-<br />

scutesse da noi in commissione,<br />

concludendo<br />

con un inevitabile. Ma<br />

che ce vai a fa’?» (Eurodeputati:<br />

i trucchi e vizi<br />

della casta, Panorama,<br />

23 aprile 2009). Noi<br />

invece ci chiediamo:<br />

ma che votiamo a fa’?<br />

Di tutte le elezioni-farsa di una democrazia-truffa<br />

come questa, che si pretende<br />

e si proclama “rappresentativa”<br />

mentre non è che un teatro di burattini<br />

manovrato dall’alto, l’elezione europea<br />

è senza dubbio la più inutile e demenziale.<br />

E a noi, gli spettacoli truccati non<br />

interessano più.<br />

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