Proteggersi dai rovesci? - Musica e Dischi
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totale) e dall’Emilia Romagna (11 %).<br />
Le altre Regioni, eccetto il Veneto e la<br />
Toscana, sono al di sotto del 7 %. La<br />
concentrazione rilevata in Lombardia in<br />
realtà riguarda la provincia di Milano,<br />
in cui hanno la loro sede due aziende su<br />
tre. Se guardiamo ai dati di fatturato, in<br />
Lombardia è generata quasi la metà dei<br />
ricavi totali (di cui quasi l’80 % a Milano).<br />
Seguono a grandissima distanza il Lazio<br />
con il 13 % e l’Emilia Romagna e il Veneto<br />
con l’8 % e il 7 % rispettivamente. Tutte le<br />
altre Regioni complessivamente realizzano<br />
solo un quarto dei ricavi totali.<br />
Scendendo nel dettaglio delle attività<br />
economiche più concentrate in Lombardia,<br />
dal punto di vista della numerosità<br />
delle imprese, troviamo il commercio<br />
all’ingrosso dei supporti registrati (38<br />
% del totale italiano), la riproduzione di<br />
supporti registrati (34 %), le edizioni di<br />
registrazioni sonore (33 %) e gli studi di<br />
registrazione sonora (26 %); dal punto di<br />
vista del fatturato, le attività più rilevanti<br />
sono le edizioni di registrazioni sonore<br />
(74 % del totale italiano), le trasmissioni<br />
radiofoniche (69 %), gli studi di registrazione<br />
(67 %) e la riproduzione di supporti<br />
registrati (63 %). In generale, la maggior<br />
parte delle attività economiche considerate<br />
non fattura in Lombardia meno del 43<br />
% del totale nazionale della categoria.<br />
I dati dell’annuario “Chi & Dove” di<br />
M&D (“campione 2”) mostrano risultati<br />
simili, seppure gli operatori considerati<br />
siano molto più numerosi, 4.619 (di cui<br />
quasi la metà case discografiche ed editori<br />
musicali). Un terzo di queste imprese (e<br />
non più un quarto come nel campione 1)<br />
si trova in Lombardia, di cui quasi tutte in<br />
provincia di Milano. Segue il Lazio con il<br />
18 % del totale nazionale, l’Emilia Romagna<br />
con l’11 %, la Toscana e il Piemonte<br />
con il 6 %. Escluso il Veneto con il 5 %, la<br />
Campania con il 4 % e la Sicilia con il 3<br />
%, nelle altre Regioni italiane le imprese<br />
musicali sono quasi assenti. Le categorie<br />
di operatori più concentrate in Lombardia<br />
sono: i fornitori di musica digitale<br />
e servizi (65 % del totale, ma in valore<br />
assoluto poco numerosi in tutta la penisola),<br />
gli stabilimenti di fabbricazione di<br />
supporti fisici (quasi la metà del totale e<br />
anche questi poco numerosi in assoluto),<br />
i centri di produzione video (44 %), le<br />
agenzie di promozione (41 % del totale) e<br />
i fornitori di apparecchiature audio professionali<br />
(39 %). Più in generale anche<br />
questo campione conferma che ha sede in<br />
Lombardia la maggior parte delle imprese<br />
della filiera musicale, sia appartenenti<br />
alle categorie più numerose del campione<br />
che a quelle meno numerose. Anche<br />
se guardiamo alla tipologia di operatori,<br />
questi dati, seppur non confrontabili con<br />
quelli del campione 1, confermano il primato<br />
della Lombardia e di Milano nelle<br />
edizioni musicali, nella discografia e negli<br />
studi di registrazione.<br />
Altri dati (sia a volume che a valore) dimostrano<br />
anche che Milano è la “capitale<br />
del live” italiano, oltre che sede del 30 %<br />
delle associazioni di categoria del settore<br />
FEBBRAIO 2012<br />
e delle più importanti associazioni dei<br />
produttori musicali, degli editori, degli<br />
organizzatori di concerti e dei produttori<br />
di strumenti.<br />
Delle 4.619 imprese prese in considerazione<br />
solo 568 risultano essere società<br />
di capitali e di persone. I dati ottenuti<br />
<strong>dai</strong> loro bilanci (riferiti all’anno 2010)<br />
mostrano un fatturato complessivo di 1,8<br />
milioni di Euro e una più netta concentrazione<br />
dei ricavi in Lombardia (più del 53<br />
%, perché riguardanti le imprese di maggiori<br />
dimensioni, soprattutto appartenenti<br />
alla discografia e all’editoria musicale).<br />
Dunque, l’analisi dei dati, per quanto<br />
riferiti a campioni diversi e ad una filiera<br />
non omogenea, mostra una netta concentrazione<br />
delle imprese e del fatturato in<br />
Lombardia e a Milano. Trattandosi di medie,<br />
piccole e, soprattutto, microimprese,<br />
appartenenti a settori economici diversi,<br />
non solo (e nemmeno prevalentemente)<br />
“industriali”, ovvero nel settore manifatturiero,<br />
ma anche dei servizi, del commercio<br />
e delle attività artistiche (secondo<br />
la classificazione ATECO dell’Istat), tra<br />
gli agglomerati di imprese formalizzati<br />
dalla normativa italiana, questo potrebbe<br />
essere riconosciuto come un “distretto<br />
produttivo”. Le Leggi nazionali attribuiscono<br />
alle Regioni il compito di individuare<br />
gli agglomerati di imprese, ma la<br />
procedura di tipo “bottom-up”, prevista<br />
nel caso dei distretti produttivi, richiederebbe<br />
l’iniziativa delle imprese che ne<br />
fanno parte, di concerto con le associazioni<br />
di categoria. Il riconoscimento formale<br />
porterebbe dei vantaggi fiscali, amministrativi<br />
e finanziari, al pari di quanto previsto<br />
per i distretti industriali e i sistemi<br />
produttivi locali. In più il riconoscimento<br />
di un distretto porterebbe alla creazione<br />
di un canale diretto di comunicazione con<br />
le istituzioni pubbliche, a cui le imprese<br />
di questo settore hanno sempre rimproverato<br />
un disinteresse nei confronti dei<br />
temi e problemi dell’industria musicale.<br />
La precondizione sarebbe però il superamento<br />
delle storiche divisioni interne tra<br />
gli operatori del settore che, nonostante<br />
l’aumento delle complementarità nelle<br />
attività, restano tra loro in forte opposizione<br />
o divisi. Il riconoscimento di un<br />
distretto richiede una collaborazione tra<br />
gli operatori e con gli enti territoriali, le<br />
associazioni e le istituzioni pubbliche, in<br />
cui le associazioni di categoria svolgono<br />
un ruolo fondamentale perché l’idea di<br />
fondo del legislatore è quella di cercare di<br />
superare le difficoltà dei mercati attraverso<br />
l’integrazione verticale e orizzontale<br />
tra le imprese facenti parte del distretto,<br />
secondo un’ottica di rete in cui i veri<br />
competitors e gli ostacoli si trovano al di<br />
fuori del distretto, non al suo interno. Ciò<br />
implicherebbe la capacità di sviluppare<br />
una cultura dell’aggregazione e una capacità<br />
di fare network da sempre scarsamente<br />
presenti in questo settore. D’altra<br />
parte anche la Regione Lombardia, che<br />
ha già valorizzato altre industrie creative<br />
concentrate nel suo territorio, come la<br />
moda, il design e l’architettura attraverso<br />
il riconoscimento dei metadistretti industriali,<br />
dovrebbe valorizzare anche settori<br />
come la comunicazione, l’audiovisivo,<br />
l’editoria, la pubblicità e il software in cui<br />
primeggia, secondo un’ottica di competitività<br />
internazionale del territorio basata,<br />
in un’economia post-industriale, più sulle<br />
attività immateriali e la cultura che sulle<br />
industrie manifatturiere, in cui non siamo<br />
più competitivi.<br />
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