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Daniela Locatelli, Il mito dellÕuomo macchina e ... - Arbor scientiarum

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aperto anche a intelligenti confronti con altri modelli epistemologici, quali quelli rappresentati dai<br />

sistemi medici di Glisson e Stahl, Leibniz e Whytt, più attenti a fornire una spiegazione adeguata<br />

circa l’indubbio dinamismo operante nella realtà dei corpi viventi, senza con ciò rinviare<br />

necessariamente al postulato dei motori metafisici tradizionali.<br />

Non manca nel primo La Mettrie il recupero di un certo animismo, che il razionalismo del<br />

Seicento aveva posto in secondo piano nella nuova mappa del sapere, ridisegnata da Bacone e<br />

Locke in senso fortemente antiscolastico. A ciò si va ad aggiungere una parziale rivalutazione della<br />

storia naturale aristotelica, ricordata spesso con un rispetto e una stima realmente insospettabili.<br />

La stessa anima ha un’esistenza fisica indissolubilmente legata alla materia, anzi è essa stessa di<br />

natura materiale, pura estensione meccanica. La Mettrie desidera lumeggiare le forze operanti<br />

nell’organismo vivente, evitando l’uso delle ipotesi, screditate sia dal cartesianismo che dalla scuola<br />

empiristica. <strong>Il</strong> fenomenismo dell’uomo <strong>macchina</strong> è portato avanti con rara coscienza epistemica.<br />

Secondo Sergio Moravia, «a La Mettrie appare ora indispensabile che le forze agenti nel corpo<br />

vivente abbiano un’origine e una giustificazione reale e non più metafisica. Non per nulla è al<br />

medico, e non già al filosofo, che La Mettrie assegna l’onore e l’onere di studiare i segreti ressorts<br />

materiali che permettono, nell’uomo, l’esercizio delle funzioni vitali anche più complesse». 20<br />

Prese di posizione nelle quali si riflettono anche i forti echi sotterranei di quella letteratura<br />

clandestina, di stampo libertino e materialista, che lo storico sa particolarmente diffusa in gran parte<br />

dell’Europe savante nel primo Settecento. Non senza innegabili note di originalità, le stesse che lo<br />

portano a ipotizzare una nuova anima e un nuovo corpo, sino ad attribuire l’irritabilità halleriana<br />

non soltanto alle fibre muscolari, per concepirla quale sorgente del movimento. E’ lungo questa via<br />

che La Mettrie arriva a definire l’uomo alla stregua di un apparato meccanico, non solo in senso<br />

metaforico, come poteva ancora essere per la iatrofisica secentesca. Come ogni <strong>macchina</strong>, anche la<br />

<strong>macchina</strong> uomo è capace in linea teorica di un moto perpetuo, purché sia alimentata in modo<br />

regolare. Simile in questo a un pendolo, le sue parti componenti vengono sottoposte a una specie di<br />

oscillazione naturale, da rinnovarsi continuamente.<br />

La stessa vita dell’organismo corporeo si risolve nel movimento puramente meccanico di questo,<br />

non esclusa l’anima e le sue attività. L’uomo di La Mettrie è composto di solidi e di liquidi.<br />

L’illuminista francese parla di elasticità dei vasi, nei quali non esita a far scorrere, sia pure sotto una<br />

nuova veste, quei medesimi esprits animaux cui tanto aveva sacrificato la stessa tradizione di<br />

pensiero che egli va contribuendo a demolire. Paradossi dei quali la storia, non solo delle idee, è<br />

piena. La metodica lamettriana è strettamente fondata su presupposti euristici di tipo analogico e<br />

comparativo, particolarmente fortunati nell’età dei Lumi, con i quali viene tratteggiato «uno schema<br />

della natura profondamente unitario, non diverso da quello elaborato da altri savants e philosophes<br />

di indirizzo dinamicistico-vitalistico», come Cabanis e Laennec nel secondo Settecento. 21<br />

E’ attraverso il ricorso consapevole a segni e simboli che egli crea quell’universo culturale cui<br />

finisce per appartenere e che gli consente a sua volta di uscire dal proprio status di minorità naturale<br />

nei confronti delle altre specie animali, fino ad elaborare la propria civiltà, intesa qui quale spazio<br />

ideale di valori in cui riconoscersi. Talvolta, al fine di dévoiler analiticamente i concetti che va<br />

illustrando, lo stile intenso e appassionato di La Mettrie si fa addirittura violento, se non<br />

dissacratorio, la pars destruens dell’argomentare pare prendere decisamente il sopravvento sulla<br />

construens. Esiti preconizzati da mille messaggi lanciati più o meno tra le righe delle opere<br />

maggiori, secondo linee di sviluppo comuni anche al Telliamed, il noto roman philosophique circa<br />

le origini della vita pubblicato dal Maillet nel 1748, le cui conclusioni vengono consensualmente<br />

sottoscritte nelle pagine del Système d’Epicure. E quando i suggerimenti non paiono essere nuovi,<br />

lo è il modo attraverso il quale essi vengono rivissuti e interpretati. 22<br />

20 Introduzione a LA METTRIE, Opere filosofiche, trad. it. a cura di S. MORAVIA, Roma – Bari 1994, p. XIX.<br />

21 Ivi, p. XXVII.<br />

22 D. ARECCO, L’uomo <strong>macchina</strong> di La Mettrie tra iatrofisica cartesiana ed enciclopedismo illuminista, in «Nuova<br />

Civiltà delle Macchine», III-IV, 2002, pp. 131-141.<br />

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