16.06.2013 Views

Daniela Locatelli, Il mito dellÕuomo macchina e ... - Arbor scientiarum

Daniela Locatelli, Il mito dellÕuomo macchina e ... - Arbor scientiarum

Daniela Locatelli, Il mito dellÕuomo macchina e ... - Arbor scientiarum

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

elle piece du mouvement des muscles. <strong>Il</strong> en eut pu tirer beaucoup d’autres choses, pour grossir son<br />

livre..." 8<br />

Sia come sia, il De Homine esce troppo tardi per influenzare, più di quel tanto, la fisiologia<br />

meccanicista. Al contrario, il suo peso sarà molto rilevante nell’ambiente delle interpretazioni<br />

filosofiche del meccanicismo biologico e per la costruzione del dualismo antropologico.<br />

Quel che invece ebbe un determinante rilievo proprio per la genesi del pensiero biologico<br />

meccanicista fu l’impostazione che Cartesio diede, fin dai Principia Philosophiae (1644), al<br />

problema della naturalità artificiale. L’ampliamento del concetto di Natura, fino a fargli contenere<br />

l’ambito concettuale della <strong>macchina</strong>, rappresenta la condizione sufficiente per poter predicare la<br />

naturalità circa i prodotti della tecnica e la possibilità di utilizzare questi ultimi come modelli teorici<br />

in grado di dar ragione della struttura e dell’uso dei diversi organi che compongono il corpo umano.<br />

<strong>Il</strong> merito di quest’idea, o della sua dimostrazione, è senza dubbio di Cartesio, sebbene ciò faccia<br />

parte di quella “caduta di tabù del naturale”, segno dei profondi mutamenti culturali del secolo, che<br />

trovò le sue stesse radici nella nascita della scienza moderna, come abbandono del sapere di tipo<br />

filosofico. In definitiva, Cartesio rappresenta il momento della formalizzazione di un’idea che<br />

peraltro era implicita nelle condizioni stesse della nascita del concetto moderno di Natura.<br />

La nascita dell’antropologia meccanicistica del XVII secolo è legata alla caduta di quello che è<br />

chiamato “tabù del naturale”. <strong>Il</strong> tema dell’uomo-<strong>macchina</strong>, ovviamente, non può essere svolto se<br />

non dopo la comparsa dell’idea che l’opera dell’ingegno umano ha gli stessi diritti di “naturalità”<br />

dei prodotti della natura. <strong>Il</strong> pensiero classico aveva considerato la natura come la sollurs ars che la<br />

lezione ciceroniana nulla ars imitari solertiam naturae potest aveva codificato, con l’aggettivazione<br />

perfettiva di arte completa. Da questo derivò una plurisecolare rotta speculativa, la quale, avendo<br />

qualificato il prodotto della natura secondo la sua caratteristica di “forma primaria”, non aveva<br />

potuto considerare imperfetta ed incompleta un’attività imitativa in grado di agire solo sulla sfera<br />

dell’accidentale, dato che il prodotto della tecnica era qualificato secondo la sua caratteristica di<br />

essere “forma secondaria”.<br />

L’imperfetta imitazione del prodotto naturale da parte di quello artificiale non è legata quindi<br />

all’incompetenza dell’artigiano, ma è fondata su una necessità ontologica. Sta poi di fatto che,<br />

storicamente, è l’artificiale che viene spiegato in termini di naturalia e non l’opposto, cioè è<br />

l’universo del naturale che viene allargato fino ad includervi anche l’artificiale; Harvey, nel De<br />

generatione animalium, condanna la sviante prospettiva di chi considera il mondo con l’occhio fisso<br />

all’ambito della produzione tecnica, dato che è necessario invece capovolgere la prospettiva e<br />

giudicare gli artificialia assumendo come modello il mondo naturale 9 .<br />

Tant’è vero che il risultato dell’operazione di abbattimento della barriera tra arte e natura è<br />

espresso nella proposizione cartesiana “tutto ciò che è artificiale è di per ciò stesso naturale” e non<br />

dalla proposizione “tutto ciò che è naturale è di per se stesso artificiale”, che è il principio della<br />

sorçellerie. Ciò avrebbe implicato, infatti, una drastica riduzione dell’universo naturale, fino a farlo<br />

coincidere con quello artificiale; la prima strada tentata al riguardo è quella della filosofia<br />

naturalistica del XV-XVI secolo, dove la natura viene considerata come il prodotto della divina<br />

magia. La seconda strada è quella di fare dell’universo intero una <strong>macchina</strong> e di Dio il suo<br />

demiurgo. La visione di Dio come artigiano superiore, anche se fa la sua prima comparsa alla fine<br />

del XVII secolo, non è un’idea guida del pensiero teologico-naturalistico del Seicento.<br />

Erroneamente, si ritiene che a partire dal Seicento si inizino a considerare “naturali” i congegni<br />

meccanici. Per quel che riguarda l’esegesi dei testi a nostra disposizione, non vi è autore del XVII<br />

secolo tanto poco accorto da non vedere che di macchine in grado di realizzare o perlomeno di<br />

avvicinarsi alla perfezione dei prodotto naturali, non vi è alcuna traccia. Mersenne, a proposito<br />

scrive che<br />

8 R. CARTESIO, Correspondence, a cura di C. Adam C. – G. Milhaud, Paris, 1936 (A Mersenne, 23 novembre 1646,<br />

VII, pp. 1-2).<br />

9 W. HARVEY, De genaratione animalium, in Opera Omnia, Londra 1766, p. 385.<br />

6

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!