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Daniela Locatelli, Il mito dellÕuomo macchina e ... - Arbor scientiarum

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approfondimento per i temi cabalistici che andavano sviluppando i suoi amici più intimi, primo fra<br />

tutti van Helmont, che ebbe una parte non di poco conto nella composizione dell’opera cabalistica<br />

più importante del momento, la Kabbala denudata. Proprio a questo testo Lady Conway farà<br />

riferimento costante nella costruzione della sua visione filosofica. Helmont, si sa, sarebbe stato<br />

anche tra le letture di Newton. 31<br />

Nel 1650 dunque Anne Conway e Henry More, che a quel tempo era uno dei divulgatori più<br />

entusiasti della filosofia cartesiana in Inghilterra, iniziano a corrispondere proprio intorno a questa.<br />

Come cristiano impegnato, More era conscio dei pericoli che si celavano nel dualismo cartesiano e<br />

nella prospettiva meccanicistica, per la quale tutte le interazioni fisiche potevano spiegarsi in<br />

termini puramente meccanici come un risultato della materia in movimento. La reazione di More si<br />

indirizza soprattutto verso ciò che gli sembra più temibile, ossia che la teoria cartesiana aprisse alla<br />

duplice minaccia di ateismo e materialismo, cosa che egli denuncia con preoccupazione nei vari<br />

studi dedicati proprio all’analisi della prospettiva cartesiana.<br />

Curioso è il fatto che la corrispondenza tra Cartesio e More ebbe termine poco prima di iniziare<br />

quella con Anne Finch, alla quale More dedicò il suo Antidote against Atheism, iniziando così a<br />

informarla sui caratteri della nuova filosofia. More, che era certamente un maestro attento e<br />

rigoroso, non le propose la lettura delle Meditazioni o del Discours, ma quella dei Principia, anche<br />

perché colpito dalla sua singolare velocità e dalla semplicità di comprensione.<br />

Nelle prime lettere si caratterizza il ruolo esclusivamente didattico di More, ma nel tempo il<br />

carattere della loro relazione cambia e il soggetto della loro corrispondenza si allarga ad altre aree,<br />

portando la Viscontessa a scelte intellettuali più autonome.<br />

Lo sviluppo e i caratteri del pensiero di Lady Conway non ci vengono forniti solo dalle lettere:<br />

l’opuscolo postumo, quello comparso per la prima volta ad Amsterdam nel 1690, può infatti valere<br />

come una testimonianza della sua metafisica e della sua posizione critica nei confronti della<br />

filosofia meccanica.<br />

Tra i temi presenti nell’opera di Anne Conway sono, in questo frangente, di particolare interesse<br />

quei capitoli riferiti alla sua metafisica monista, che si pone come radicalmente antitetica sia a<br />

quella cartesiana sia alla hobbesiana, intervenendo con un suo specifico punto di vista nel dibattito<br />

tra meccanicisti e spiritualisti.<br />

La sua personale critica al cartesianesimo parte proprio dalla concezione di quest’ultimo del corpo<br />

come “mera massa morta, che non solo è carente di vita e di percezione di qualsiasi tipo ma che ne<br />

è anche incapace in tutta l’eternità”. 32 Ed è proprio la negazione di qualsiasi principio vitale nella<br />

materia che non consente alla spiegazione cartesiana della natura – che, alla pari di More, considera<br />

eccellente e ingegnosa – di riconoscere la presenza nella natura di “molte operazioni che sono più<br />

che meramente meccaniche”. La natura stessa “non è un semplice corpo organico simile ad un<br />

orologio in cui non vi è un principio vitale di movimento”, al contrario, essa è un corpo vitale,<br />

dotato di percezione, “molto più sublime di un mero meccanismo o movimento meccanico”. 33<br />

Ancor più da rigettare è Hobbes, per la sua riduzione di Dio a materia, poiché ciò implica una<br />

confusione tra l’essenza di Dio e quella delle creature, le medesima che opera Spinoza. Newton sarà<br />

d’accordo, pienamente.<br />

La seconda fondamentale differenza tra la filosofia della Conway e quella di Cartesio e Hobbes è<br />

che, per entrambi, la materia, o corpo, ha solo estensione e impenetrabilità: essi dunque fanno<br />

riferimento solo agli attributi della materia; ma in tal modo “essi, non hanno proceduto al di là della<br />

scorza o guscio, non sono mai giunti al nocciolo, essi hanno solo toccato la superficie senza<br />

discenderne il centro”. 34 Dunque, essi non sono giunti a riconoscere gli attributi più nobili di quella<br />

sostanza che essi chiamano materia, cioè “spirito o vita e luce”, nei quali sono da comprendere “la<br />

capacità di ogni tipo di sentire, percezione e cognizione,oltre che amore, e ogni virtù e potere, gioia<br />

31 P. HARRISON, Isaac Newton’s Library, Cambridge 1978, ad indicem.<br />

32 CONWAY, cit., IX, 2, 135.<br />

33 Ivi, 136.<br />

34 Ivi, 139.<br />

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