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celebri, e per lo stesso convento domenicano,<br />

fino a richieste di famiglie<br />

facoltose, desiderose di decorare con<br />

splendore le cappelle dei loro palazzi.<br />

Tra le opere più importanti di<br />

quest’epoca si annoverano La discesa<br />

dalla Croce, fatta in collaborazione<br />

con il maestro Lorenzo Monaco,<br />

che oggi si trova nel Museo di San<br />

Marco, a Firenze; L’Annunciazione,<br />

conservata nel Museo del Prado di<br />

Madrid; L’Incoronazione <strong>della</strong> Vergine,<br />

attualmente al Louvre di Parigi.<br />

Il Beato Angelico fu per tre volte<br />

priore del convento domenicano di<br />

Fiesole, fondato dal Beato Giovanni<br />

Dominici con l’obiettivo esplicito<br />

di promuovere la riforma dell’Ordine<br />

incoraggiata da Santa Caterina<br />

da Siena. Il suo operato, pertanto,<br />

sia come superiore religioso, sia come<br />

pittore, tende a valorizzare l’essenza<br />

<strong>della</strong> spiritualità domenicana,<br />

l’osservanza <strong>della</strong> Regola, e contiene<br />

una nota di austerità che non sarà<br />

mai assente dalle sue composizioni.<br />

Anche nelle tele di grande magnificenza,<br />

dove abbondano l’oro e<br />

gli ambienti di palazzo, i personaggi<br />

si mantengono sobri, modesti ed<br />

estranei alle attrattive materiali.<br />

Fiesole, tuttavia, rappresenta solamente<br />

la prima tappa <strong>della</strong> traiettoria<br />

di Fra Giovanni, e certamente<br />

quella di cui avrebbe conservato<br />

i più teneri ricordi. Altri e maggiori<br />

erano i piani che il Signore gli aveva<br />

riservato, da esser realizzati non più<br />

nel ritiro di una piccola cittadina toscana,<br />

ma nel cuore turbolento <strong>della</strong><br />

Città del Giglio Rosso.<br />

20 Salvami Regina · Aprile 2011<br />

Gli affreschi del convento<br />

di San Marco<br />

Parlare di Firenze nell’epoca in<br />

cui qui visse l’Angelico porta, presto<br />

o tardi, a parlare <strong>della</strong> famiglia Medici.<br />

Questa si incrociò anche nella<br />

vita del nostro beato e <strong>della</strong> comunità<br />

domenicana quando uno dei<br />

suoi proceri, il potente conte Cosimo,<br />

chiese con insistenza al Papa<br />

Eugenio IV di affidare ai frati, tanto<br />

virtuosi, un certo convento abbandonato,<br />

nell’intento di rivitalizzare<br />

uno spazio che gli sembrava degno<br />

di essere utilizzato. Il pontefice<br />

concordò e, nell’anno 1438, giunsero<br />

dalla vicina Fiesole vari religiosi<br />

di quest’ordine per dare impulso ai<br />

lavori di ricostruzione e introdurre a<br />

Firenze una riforma spirituale <strong>della</strong><br />

quale la città molto necessitava. Fra<br />

Angelico si trovava fra loro.<br />

Dell’antico convento – ricostruito<br />

sotto il patrocinio di Cosimo de Medici<br />

– poco restò oltre al nome di San<br />

Marco. Man mano che le nuove pareti<br />

erano concluse, diventavano campo<br />

d’azione per il frate pittore. Stupito<br />

per le doti del giovane artista, il potentato<br />

fu disposto a finanziare le non<br />

piccole spese materiali degli affreschi;<br />

poiché dare elemosine non gli costava<br />

nessun sacrificio finanziario, Fra Giovanni<br />

poté realizzare senza difficoltà<br />

un magnifico lavoro.<br />

Il periodo fiorentino del Beato<br />

Angelico (1439-1445) fu tutto dedicato<br />

alla pittura del Convento di<br />

San Marco, il quale costituisce la sua<br />

opera magna e il maggior tesoro che<br />

ci ha lasciato. Per la dedicazione del-<br />

Scene <strong>della</strong> vita di San Domenico - Piedestallo del Trittico di Cortona (1436-1437)<br />

la chiesa conventuale, accorse anche<br />

il Sommo Pontefice, il quale restò<br />

ammirato percorrendo le celle dei<br />

frati: tutte erano decorate con magnifiche<br />

pitture murali raffiguranti<br />

scene del Vangelo. Stupefatto di<br />

fronte ad un simile talento, Eugenio<br />

IV convocò Fra Giovanni per abbellire<br />

il Vaticano. Il santo pittore non<br />

poteva non accettare, anche perché,<br />

come sottolinea un autore, la Chiesa<br />

non lo aveva convocato per un mero<br />

lavoro artistico, ma “il suo contributo<br />

era sollecitato per contrastare la<br />

forza dell’Umanesimo pagano”. 2<br />

A Roma, convocato dal Papa<br />

Inizia così il periodo romano<br />

(1445-1455), frammezzato da una<br />

permanenza di tre anni (1450-1452)<br />

nella sua cara Fiesole e da alcuni<br />

brevi soggiorni a Orvieto.<br />

Si devono al suo incomparabile<br />

genio varie opere nel Palazzo Apostolico,<br />

come gli affreschi <strong>della</strong> Cappella<br />

Nicolina – così chiamata in<br />

onore del successore di Eugenio IV<br />

– che ritraggono la vita di Santo Stefano<br />

e di San Lorenzo e costituiscono<br />

una delle maggiori preziosità dei<br />

Musei Vaticani. Purtroppo, le pitture<br />

eseguite nella Cappella del Santissimo<br />

Sacramento e nel gabinetto<br />

di lavoro del Sommo Pontefice furono<br />

distrutte nel secolo XVI.<br />

Durante la sua permanenza a Roma,<br />

Papa Eugenio IV, gli offrì l’Arcivescovado<br />

di Firenze. Per umiltà,<br />

egli rifiutò e suggerì per quest’alta<br />

dignità il suo confratello Sant’Antonino.<br />

Questo suggerimento, accolto

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