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Valutazione della stabilità del manto nevoso: linee guida ... - RiskNat

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dal livello di resistenza indicato dai rilievi in situ. In particolare, i ricercatori hanno<br />

identificato le seguenti soglie relative ai potenziali piani di fratturazione (tab. 1.1)<br />

[33]. I ricercatori stanno tuttora cercando di affinare ed estendere l’indagine ad<br />

altre caratteristiche [47]: il metodo è in continua evoluzione.<br />

CARATTERISTICA STRATIGRAFICA SOGLIA %<br />

Profondità<br />

debole<br />

<strong>del</strong> potenziale strato ≤1 m 96<br />

Spessore <strong>del</strong>lo strato debole ≤10 m 78<br />

Gradiente di durezza tra gli strati ≥1◦livello <strong>del</strong> test di durezza<br />

con la mano<br />

90<br />

Tipologia di grani <strong>del</strong>lo strato = cristalli sfaccettati, brina di 86<br />

debole<br />

superficie o di fondo<br />

Variazione <strong><strong>del</strong>la</strong> dimensione dei ≥1.0 mm 65<br />

grani tra gli strati<br />

Tabella 1.1: I cinque parametri relativi alla struttura stratigrafica <strong>del</strong> <strong>manto</strong> <strong>nevoso</strong><br />

ritenuti contributi negativi per la <strong>stabilità</strong> secondo il metodo dei<br />

lemons. L’ultima colonna riporta la percentuale di incidenti, riportati<br />

in [33], verificatisi con il valore di soglia <strong>del</strong> parametro indicato.<br />

Tutto ciò non esula necessariamente dalla non esecuzione di un profilo: la stratigrafia<br />

è spesso considerata un modo per ridurre eventuali incertezze ed affinare<br />

l’analisi <strong>del</strong> <strong>manto</strong>, ovviamente a scapito di un onere maggiore in termini di tempo.<br />

Resistenza Storicamente lo studio <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>stabilità</strong> <strong>del</strong> <strong>manto</strong> <strong>nevoso</strong> si è sempre basato<br />

su mo<strong>del</strong>li tensionali ovvero sul confronto tra la tensione di taglio agente sullo<br />

strato debole e la sua resistenza. Ovviamente se la tensione agente, dovuta alla<br />

componente parallela al pendio <strong>del</strong> peso <strong>del</strong> lastrone sovrastante lo strato debole, è<br />

maggiore <strong><strong>del</strong>la</strong> resistenza al taglio <strong>del</strong>lo strato debole, il <strong>manto</strong> <strong>nevoso</strong> cede spontaneamente<br />

(definizione di indice di <strong>stabilità</strong> [13]). Il caso più interessante è quando<br />

la tensione agente e la resistenza relativa sono vicini all’equilibrio, ovvero quando il<br />

<strong>manto</strong> <strong>nevoso</strong> si trova in condizioni di incipiente in<strong>stabilità</strong>: un leggero incremento<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> tensione agente - debole sovraccarico indotto dal peso di uno sciatore o di<br />

una nuova nevicata - può dare facilmente luogo ad una valanga. Il ruolo dei test<br />

di <strong>stabilità</strong> è di valutare se tensioni e resistenze sono in condizioni critiche ovvero<br />

di equilibrio instabile. Essi forniscono infatti dei gradi o punteggi bassi nel caso in<br />

cui il <strong>manto</strong> <strong>nevoso</strong> sia in condizioni di in<strong>stabilità</strong>. Il caso contrario, di risultato<br />

considerevolmente alto, indica che lo strato debole è meno propenso ad innescare<br />

valanghe, ma senza implicare una condizione di <strong>stabilità</strong> in modo univoco. Ne deriva<br />

che non è vera la regola: “punteggi bassi sono cattivi, i punteggi alti sono buoni”,<br />

in quanto il mo<strong>del</strong>lo tensionale non fornisce il quadro generale <strong><strong>del</strong>la</strong> situazione, ma<br />

indica esclusivamente la presenza e la localizzazione <strong>del</strong>lo strato debole all’interno<br />

<strong>del</strong> <strong>manto</strong> <strong>nevoso</strong> e la sua eventuale propensione ad innescare una fessurazione al<br />

3

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