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Archeologia e storia dei castelli - Precedente versione del sito

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<strong>Archeologia</strong> e Storia <strong>dei</strong> <strong>castelli</strong> di Basilicata e Puglia<br />

chiude il nucleo svevo, ubicato nell’angolo<br />

nord-ovest, realizzato in mura di laterizi<br />

con cantonali in blocchi di pietra calcarea.<br />

L’imponente struttura fu costruita a partire<br />

dal settembre 1270 e con alterne vicende<br />

che portano a suddividere i lavori di<br />

costruzione in tre periodi sino al 1282<br />

sotto la direzione di Pierre d’Angicourt e<br />

di Riccardo da Foggia (dal 1274) 26 , poiché<br />

Lucera restò luogo strategicamente importante<br />

da quando Federico II vi trapiantò la<br />

colonia islamica che si disperse nel 1300<br />

sotto Carlo II 27 , e che segnò l’abbandono<br />

progressivo <strong>del</strong> castello.<br />

Attualmente nel castello di Lucera sono<br />

ben visibili una prima fase più antica,<br />

un’altra rappresentata dall’impianto federiciano,<br />

la successiva evidenziata dal muro a<br />

scarpa con feritoie e numerosi edifici rettangolari,<br />

sede <strong>del</strong>le abitazioni <strong>dei</strong> soldati,<br />

una cappella e il palazzo angioino.<br />

Ora, se la parte principale <strong>del</strong>la fortezza è<br />

il palazzo federiciano, mi sembra opportuno<br />

riferire alcune note sugli altri elementi<br />

strutturali fra i quali la cappella angioina.<br />

Da quest’ultima sono rilevabili importanti<br />

informazioni sulle tecniche costruttive; nel<br />

1276 l’opera procedeva cotidie et sollicite e<br />

nel 1279 era totaliter facta et completa<br />

– ma forse era ancora priva di copertura –<br />

con una cisterna longitudinis cannarum 6<br />

illius amplitudinis, cuius est cappella ipsa.<br />

La fabbrica con la sua cisterna conserva<br />

solo le fondazioni che restano di particolare<br />

interesse poiché mostrano una sola<br />

navata lunga 25,30 metri e larga 11,30,<br />

con un’attigua sacrestia.<br />

È interessante notare quanto sia necessaria<br />

— 10 —<br />

una ripresa sistematica degli scavi nel<br />

castello di Lucera che viene anche confermata<br />

da indagini e sondaggi finalizzati alla<br />

conservazione <strong>del</strong> monumento 28 .<br />

Per considerare il recupero obiettivo <strong>del</strong><br />

monumento è necessario anche programmare<br />

un’indagine verso elementi antichi e<br />

moderni cui associare eventi compiuti. A<br />

differenza però <strong>del</strong>le semplici stratificazioni<br />

interposte fra due o più limiti di uno<br />

stesso edificio, il castello diventa un bacino<br />

di depo<strong>sito</strong> soggetto a continue trasformazioni.<br />

In sostanza, pur ricavando dati<br />

stratigrafici affidabili, non è da trascurare<br />

che questi provengono dai limiti non<br />

naturali <strong>del</strong>le unità stratigrafiche. Esse<br />

sono in continuo rapporto con gli elementi<br />

verticali e permettono un inquadramento<br />

multiperiodale che è possibile solo con<br />

lo scavo stratigrafico.<br />

La chiusura di una porta, per esempio, o la<br />

messa in opera di pietre produce come<br />

effetto elementi orizzontali 29 come piani<br />

di malta e pietre angolari (schegge) simili a<br />

quelli ritrovati nel Saggio I <strong>del</strong> castello di<br />

Trani (US 200).<br />

Ora, questo metodo, sebbene unanimemente<br />

riconosciuto, procede con un criterio<br />

di tipo random, vale a dire non ancora<br />

sistematico; il problema può essere considerato<br />

da alcuni non apprezzabile e mostrerebbe<br />

forse interessi diversi nella pianificazione<br />

archeologica che, a questo punto,<br />

si rivela debole nei confronti <strong>del</strong>la pubblica<br />

opinione e di chi vuole ricavare una<br />

sostanza concreta, un dato sicuro da utilizzare<br />

per gli studi successivi. Il fatto che<br />

continuino a sfuggire le possibilità con cui

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