Archeologia e storia dei castelli - Precedente versione del sito
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<strong>Archeologia</strong> e Storia <strong>dei</strong> <strong>castelli</strong> di Basilicata e Puglia<br />
sulle più importanti fortezze, che hanno<br />
visto una sintesi suggestiva <strong>del</strong>la Calò<br />
Mariani nell’edizione italiana <strong>del</strong>l’opera di<br />
Arthur Haseloff 20 , analizziamo ciò che<br />
questo bilancio può indicare ai fini di un<br />
programma che si concretizzi nella <strong>storia</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>sito</strong>.<br />
La ricerca pone la sua attenzione sulle città<br />
abbandonate 21 disposte soprattutto nel Tavoliere,<br />
proseguita ad opera di una collaborazione<br />
fra l’Università di Bari e l’Ecole<br />
Française de Rome. Si tratta di esplorazioni<br />
e scavi sistematici che hanno avuto<br />
come punto di riferimento il <strong>sito</strong> di Fio-<br />
7. Bari, Castello. La Torre <strong>del</strong> Semaforo.<br />
— 8 —<br />
rentino, <strong>del</strong> quale è stato messo in luce il<br />
palatium, parte <strong>del</strong>l’abitato e le fondazioni<br />
<strong>del</strong>la torre orientale. L’edificio imperiale,<br />
suddiviso in due ambienti, mostra nel muro<br />
ad est una preesistenza – non ancora<br />
datata – ed appare nell’impianto principale,<br />
secondo la Calò Mariani, come un probabile<br />
donjon normanno 22 . Che Federico<br />
II abbia modificato evidenze architettoniche<br />
più antiche è anche registrato nel<br />
castellum di Ordona, dove su un’altura a<br />
nord <strong>del</strong>l’abitato tardoromano fu trasformata<br />
una chiesa databile al IX-XI secolo in<br />
sede palaziale, mediante chiusura <strong>del</strong>le<br />
campate e probabile costruzione di quattro<br />
torri agli angoli 23 .<br />
Maggiori relazioni con gli scavi archeologici<br />
sono messe a fuoco nel restauro <strong>dei</strong><br />
grandi monumenti. Le prime indagini si<br />
svolsero attorno al castello di Lucera, a<br />
partire dagli anni Trenta, dove affiorò il<br />
materiale ceramico, come le protomaioliche<br />
con figura umana o i famosi vasi-filtro<br />
in argilla chiara, di tradizione islamica 24 .<br />
La fortezza, studiata anche a partire dal<br />
1964-65 per mezzo di scavi a trincea e nei<br />
pozzi neri <strong>del</strong>la struttura, rappresenta una<br />
<strong>del</strong>le più grandi mai costruite nel medioevo<br />
e conserva stratificazioni che coprono<br />
un lunghissimo arco di tempo dal neolitico<br />
ai nostri giorni 25 .<br />
La cinta, lunga oltre novecento metri, è<br />
realizzata con una cortina di torri cilindriche<br />
(la torre “<strong>del</strong>la Regina” nell’angolo<br />
sudest, alta 25 metri con diametro di 14<br />
metri e spessore <strong>dei</strong> muri 2 metri; l’altra,<br />
di diametro più piccolo, detta <strong>del</strong><br />
“Leone”), quadrate e pentagonali e rac-