Archeologia e storia dei castelli - Precedente versione del sito
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<strong>Archeologia</strong> e Storia <strong>dei</strong> <strong>castelli</strong> di Basilicata e Puglia<br />
Molti lavori, ad esempio, erano concessi<br />
ad extalium, cioè a cottimo, cui ad un<br />
livello superiore era la figura <strong>del</strong> carpentarius<br />
come il magister carpentarius gallicus<br />
Jean de Laum e l’ingenierius carpenterius<br />
Jean de Toul, il cui compito specifico era<br />
la costruzione degli ingenia o macchine di<br />
sollevamento <strong>dei</strong> materiali; per la parte<br />
tecnica sulle opere murarie vi sono magistri<br />
lutifiguli (artigiani di mattoni ed<br />
embrici), muratores, fabricatores, incisores<br />
(tagliapietre, scalpellini), scappatores (cavapietre),<br />
calcarii (addetti alle fornaci di<br />
calce), intunacatores (intonacatori), fabbri<br />
e magistri qui bene sciant laborare finestras<br />
vitrea...<br />
Di tutti questi e <strong>del</strong> loro lavoro, in parte a<br />
cottimo, ne troviamo conferma con i contrassegni<br />
lapicidi incisi dai tagliapietre sui<br />
blocchi lavorati ed utilizzati come cantonali<br />
<strong>del</strong>le torri e degli stipiti <strong>del</strong>le porte. I<br />
contrassegni permettevano al capocantiere<br />
di verificare il numero <strong>del</strong>le pietre lavorate<br />
in una giornata in modo da attribuire all’operaio<br />
il corrispondente pagamento 33 .<br />
Tra i vari segni sono evidenti le lettere, le<br />
croci ed altri simboli, la cui unica classificazione<br />
è quella operata da A. Haseloff 34 .<br />
Altre sono poi le esperienze che vanno<br />
maturando in seno all’archeologia 35 . Per<br />
esempio nel momento in cui si dovrà operare<br />
una scelta nei sistemi di campionatura<br />
<strong>del</strong>le malte, degli intonaci o di tutto quello<br />
che possa interessare la costruzione<br />
(capriate, volte, murature, eccetera) 36 , è<br />
necessario considerare un metodo già<br />
applicabile sotto qualsiasi forma di indagine:<br />
i1 rilievo in scala 1:20 in base ad un<br />
— 14 —<br />
reticolo di 1,00 x 2,00 metri, può essere<br />
circoscritto a tutti gli interventi post-classici,<br />
dalla survey al saggio stratigrafico che<br />
presenta difficoltà nelle sequenze cronologiche<br />
assolute. Tale analisi si impone<br />
quando ci troviamo di fronte a migliaia di<br />
unità stratigrafiche murarie (USM) documentate<br />
a loro volta in una struttura muraria<br />
(UER, Unità Edilizia Riassuntiva) 37<br />
che si presenta in diversi “moduli”, cioè<br />
con diversi spessori di malta e letti di posa<br />
<strong>dei</strong> blocchi 38 .<br />
Anche in questo caso è importante tenere<br />
conto che le ricerche effettuate nel territorio,<br />
iniziate nel 1991 in occasione <strong>del</strong>lo<br />
scavo nel castello di Trani e quindi portate<br />
a termine soprattutto nella Terra di Bari,<br />
furono <strong>del</strong> tutto fortuite non appena ci si<br />
accorse che sui materiali <strong>del</strong>la stessa natura<br />
si presentavano tracce diverse di lavorazione.<br />
In primo luogo su quelli più antichi<br />
sono riconoscibili la gradina (su pilastri e<br />
ghiere di archivolti), l’ascia dentata e la<br />
martellina a doppia punta (quest’ultima<br />
ritrovata sulle strutture murarie <strong>del</strong>la cattedrale<br />
di Ruvo datate all’XI-XII secolo);<br />
manca l’ascia piana, utilizzata in monumenti<br />
propriamente normanni. Sulle<br />
strutture più recenti <strong>del</strong> castello (XIX<br />
secolo) evidente è la bocciarda (in maggior<br />
percentuale a superficie convessa).<br />
Per quel che riguarda le cave di estrazione,<br />
si ricorda quella sicuramente antica in<br />
contrada Lamadoro, presso Trani, dove la<br />
roccia è bituminosa ed assume un colore<br />
grigio, che diventa, dopo l’estrazione, più<br />
scuro. Cave <strong>del</strong>lo stesso tipo si trovano a<br />
Bari (contrada S. Francesco, Fesca e Quat-