<strong>Archeologia</strong> e Storia <strong>dei</strong> <strong>castelli</strong> di Basilicata e Puglia come è stato documentato in recentissimi scavi 7 . È però dal VI secolo che a Taranto inizia la <strong>storia</strong> <strong>del</strong> popolamento medievale. Nel ricordato conflitto greco-gotico fa da scenario un porto militare che dovette apparire troppo grande al duca bizantino Giovanni, giunto in aiuto contro i Goti, se questi, allora decise di separare con un istmo lungo venti stadi l’antica acropoli, la sola zona sicuramente difendibile. Resta da considerare però l’occupazione musulmana <strong>del</strong>l’840 che pare abbia conservato nel tessuto urbano un ordito ben evidente di vicoli ciechi e di cortili, specialmente nell’area compresa tra via Duomo e via Garibaldi: tutti moduli urbanistici arabi, ma effettivamente anche adattati a schemi castrali bizantini che fecero probabilmente perdere ogni traccia <strong>del</strong> vero castrum altomedievale che doveva occupare l’area <strong>del</strong>la batteria napoleonica detta di “Castel Saraceno”, dove oggi insiste Piazza Ebalia. In esso il primo emiro, Saba, inizia la dinastia araba che dura sino all’880, quando le armate di Basilio I riconquistarono Taranto consentendole di rafforzarsi come emporio commerciale e militare; lo testimonia una iscrizione trovata nell’arx <strong>del</strong> 967 che attesta la ricostruzione voluta da Niceforo Foca che riguardò la costa settentrionale <strong>del</strong> Mar Piccolo, colmata per la creazione di nuovi spazi ordinati in unità a schiera, secondo uno schema consueto di organizzazione urbana <strong>dei</strong> nuovi centri di fondazione bizantina. Nell’ambito <strong>del</strong>lo sviluppo di ogni singolo insediamento, particolare riguardo hanno — 2 — quelli di fondazione religiosa. Il materiale storico disponibile è abbastanza chiaro per quanto riguarda i monasteri e ripercorre un topos comune: una serie di leggende e documenti seriori che attesterebbero il popolamento – o ripopolamento – di un’area deserta; esempi se ne trovano in Campania, nel Molise, in Basilicata ed in Puglia. Nel monastero di Santa Maria sull’Isola di San Nicola di Tremiti è presente, all’interno di una grotta chiamata “Cegliere”, una tomba a sarcofago sagomato scavata nella viva roccia. Gli scavi condotti all’interno, pur non mostrando alcun metriale significativo, consentono di ipotizzare che si tratti di una tomba privilegiata, forse anteriore al XIII secolo. Al periodo federiciano, o meglio primoangioino, si riferiscono alcune murature <strong>del</strong>la fortezza <strong>del</strong>l’Isola di Tremiti. Si tratta <strong>del</strong> periodo cosiddetto Cistercense, da ritenere importante sotto il punto di vista architettonico e storico; a questo si riferiscono strutture murarie come la torre quadrangolare d’ingresso alla Fortezza, ovvero il donjon, e le torri a pianta circolare facenti parte <strong>del</strong> circuito insulare. Ovviamente tutto coincide con una serie di provvedimenti difensivi che interessarono molti <strong>castelli</strong> e città costiere <strong>del</strong> Gargano. Tra XI e XII secolo i cambiamenti e le trasformazioni insediative erano già vistosi: la formazione di identità cittadine consentì la costruzione di vere e proprie residenze fortificate. Nella stessa città di Bari non appena i due fratellastri Boemondo e Ruggero Borsa nel 1089 si scambiarono le città di Cosenza e Bari, dove avevano giu-
— 3 — <strong>Archeologia</strong> e <strong>storia</strong> <strong>dei</strong> <strong>castelli</strong> 1. Ripacandida, Chiesa di S. Donato. Affresco <strong>del</strong> XV sec. raffigurante la costruzione <strong>del</strong>la Torre di Babele
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