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si presenta nella sua crudezza. Ci<br />
sembra di affogare fra rumori assordanti<br />
e vampe incandescenti.<br />
Tuttavia resistiamo, ci battiamo<br />
ancora.<br />
Il parà fa una pausa come per<br />
riprender fiato.<br />
- Ci scrolliamo di dosso l'intontimento<br />
momentaneo che ci aveva<br />
invaso e con muta angoscia apprensiva<br />
ci si rende conto <strong>del</strong>la realtà. Ci<br />
guardiamo in volto come, forse, non<br />
c'eravamo mai osservati.<br />
Inconfondibili segni di abbrutimento<br />
marcano selvaggiamente i lineamenti<br />
smagriti dei nostri visi. Le barbe<br />
incolte si inseriscono perfettamente<br />
nell'immensa diabolica scena.<br />
Coscienti afferriamo la verità ch'è lì<br />
davanti a noi. sfacciatamente chiara<br />
che poco prima avevamo appena percepito. Ed in considerazione<br />
<strong>del</strong> fatto agiamo in conseguenza.<br />
Il dado è tratto. La pelle d'ognuno vale quella d'ogni altro<br />
ed improvvise le nostre anticarro in postazione sul caposaldo<br />
iniziano a vomitare uno sbarramento di fuoco addosso<br />
agli assalitori. Tuttavia i mostri d'acciaio pur subendo qualche<br />
perdita avanzano inesorabili senza appariscenti ondeggiamenti.<br />
Le inadatte armi in dotazione di cui disponiamo<br />
poco ci possono aiutare tanto che non riusciamo a contenere<br />
efficacemente la pressione nemica. Ed invano tentiamo di<br />
prendere contatto con ogni mezzo col nostro Comando<br />
Tattico che è il solo dal quale si poteva sperare di essere<br />
sostenuti. Armi pesanti dovevamo avere ma non c'erano e ci<br />
dovemmo stare. Anche <strong>del</strong>le staffette vengono inviate nel<br />
tentativo ch'esse potessero raggiungere la meta. Il campo di<br />
battaglia è un assordante brulichio di esplosioni e la morte è<br />
li, sempre lì davanti a noi pronta a ghermire.<br />
Le mitragliere cantano ma è un canto rabbioso, impotente<br />
che in questa notte di plenilunio ha assunto toni veramente<br />
tragici. Il tuonare dei nostri piccoli pezzi da 47/32 somiglia<br />
al lamentoso latrare di cani bastonati costretti a catena.<br />
I campi di mine, - chiarisce il "ragazzo", - pur avendo<br />
assolto bene il compito per cui furono impostati sono purtroppo<br />
superati dal nemico che ci piomba addosso irruente,<br />
rabbioso, urlante. Mettiamo mano alle bottiglie anticarro e<br />
vivide fiamme fuoriuscenti dai tanks cacciano il pallore lunare<br />
che ci avvolgeva. Dei "ragazzi" riescono ad issarsi sulle<br />
torrette dei mezzi corazzati avversari e l'esplosivo ficcato<br />
attraverso le feritoie dei carri morde, dilania, rompe, incendia<br />
e squassa i primi cingolati. Ma non c'illudiamo. Ben altro<br />
ci vuole che i tommy superata la sorpresa si faranno più furbi<br />
e ci falceranno a distanza per non darci il tempo di entrare<br />
nell'angolo morto <strong>del</strong> mezzo. Ed intanto i meravigliosi folgorini<br />
tutt'attorno mordono l'arida sabbia <strong>del</strong> deserto. Nell'area<br />
più contesa carri contorti, sventrati giacciono in fiamme.<br />
La lotta non ha re<strong>qui</strong>e. Grida imperiose, lamenti agghiaccianti<br />
di spasimo, tonfi sordi di corpi senza vita che si abbattono<br />
al suolo, il rapido sgranar <strong>del</strong>le automatiche, il fragore<br />
<strong>del</strong>le bombe, il frastuono dei motori e <strong>del</strong>le ferraglie in movimento,<br />
le vampe rossastre <strong>del</strong> fuoco, il fumo spesso e graveolente,<br />
tutto l'insieme insomma, da alla tremenda scenografia<br />
l'apocalittico colore d'un'infernale battaglia di titani.<br />
Si era in piena notte ormai, - continua il folgorino, - e si<br />
combatteva ancora con rabbia più crescente. Un cerchio di<br />
ferro e fuoco ci limitava ogni movimento. E malgrado la foga,<br />
la veemenza <strong>del</strong> nostro contrattacco, la superiorità numerica<br />
e d'armamento dei nostri avversari doveva farsi valere.<br />
In tale precaria situazione ritentammo una sortita disperata<br />
ma fummo nuovamente ricacciati e stretti più dappres-<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Postazione anticarro <strong>del</strong>la “Folgore”<br />
so. Nell'ardimentoso sforzo di rottura altri generosi fratelli<br />
pagarono con la vita l'estrema irripetibile prova.<br />
Ed intanto il tempo scorre. Le ore si susseguono alle ore<br />
ed ecco che si annuncia la nuova alba sull'inospitabile terra.<br />
Le ombre sono raschiate via via dall'imminente giorno e lentamente<br />
scompaiono lontano. La fredda, pallida luce lunare<br />
che timida s'insinua nello squallido mattino d'ottobre rischiara<br />
anacronisticamente i nostri volti anneriti. Con rapido calcolo,<br />
nell'ormai breve spazio rimasto, ci contiamo. Siamo<br />
rimasti in pochi e abbrutiti ma il cuore è saldo ancora. Solo<br />
le armi sembra protestino: reclamano munizioni che cominciano<br />
a scarseggiare e un po' d'olio per le automatiche che<br />
pare vogliano incepparsi.<br />
Intanto il nemico aumenta la sua pressione contro il<br />
caposaldo. Ci aggrappiamo disperatamente agli sfrangiati<br />
bordi <strong>del</strong>le dissestate buche, stringiamo i denti e continuiamo<br />
a far fuoco furiosamente con quel che resta <strong>del</strong>le nostre<br />
armi. Ma il destino è segnato. Infatti non ancora il sole si<br />
accenna all'orizzonte che dei tonfi sordi, soffocati, lontani sul<br />
tergo <strong>del</strong> caposaldo ci danno la certezza <strong>del</strong> rapido precipitar<br />
degli eventi. Ed ogni illusione, se ci fosse stata, cade.<br />
Anche le difese arretrate sono agganciate. Un senso<br />
momentaneo di scoramento si impadronisce degli uomini.<br />
Travolti e aggirati! E proprio la fine.<br />
All'estremo <strong>del</strong>le nostre possibilità umane, completamente<br />
isolati nell'oceano tempestoso <strong>del</strong> campo di battaglia,<br />
siamo facile preda d'un avversario più forte, reso bestiale<br />
dalla strenua resistenza che non pensavano di trovare e dalle<br />
perdite subite nella mischia <strong>del</strong>la imposta lotta ravvicinata.<br />
Duramente provati dal furioso travaglio <strong>del</strong> combattimento<br />
abbiamo piena coscienza <strong>del</strong>l'imminente tragico epilogo.<br />
Una carica rabbiosa c'investe in un infernale vortice di<br />
polvere e fumo. Sull'arida sabbia, sazia di sangue, restano i<br />
migliori.<br />
L'avversario ha vinto, - continua il "ragazzo", - ma è stanco<br />
anch'esso e ha bisogno di riposo. Passa ma poco oltre<br />
sosta per leccarsi le ferite. Deve riprender fiato, è spossato.<br />
Così termina il suo racconto il giovane parà. Meravigliato<br />
di aver parlato tanto mi guarda con i suoi occhi febbricitanti<br />
come se volesse chiedermi scusa.<br />
Svanita la furia dei combattimenti, alcuni "ragazzi" miracolosamente<br />
scampati alla forza distruttrice che s'era abbattuta<br />
su di loro riescono a ripiegare isolatamente fin nelle<br />
nostre linee arretrate, strisciando attraverso gli uadi in secca.<br />
La 6^ Compagnia non esiste più ma, al pari di altri reparti,<br />
è passata alla storia.<br />
Mario Tosone<br />
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